giovedì 29 settembre 2022

NULLA E' MAI SUCCESSO DAVVERO (in particolare UNA PANDEMIA)

 

Si si ! e' proprio così: Napoleone, il Titanic, l'uomo sulla luna , "nulla e' mai successo così come ce lo hanno raccontato , e questo vale al massimo grado per la attuale pandemia, anzi per tutte le pandemie. Tra le altre cose questa falsa pandemia (ma ci sono mai state pandemie vere?) ha reso quanto mai assoluto un principio al quale credevo anche prima, sia pure in una accezione piu’ personalistica, ma che ora ha assunto un significato, una validita’ direi universale :  un principio espresso, or non mi ricordo con precisione, se da Paul Watzlavitch del Gruppo di Palo Alto o piuttosto da Bandler e Grinder in qualcuno dei loro primi libri di Programmazione neurolinguistica (PNL)….. “NULLA E’ MAI SUCCESSO DAVVERO” Ecco si …“nulla e’ mai successo davvero….” con la precisazione necessaria “nulla e’ mai successo davvero, così come crediamo che sia successo” Tutto, ma proprio tutto e’ ed e’ stato sempre artefatto, costruito, sfalsato, gonfiato. Bhe! magari il "sempre" e’ un tantino esagerato, ma di certo gli ultimi seicento, settecento anni sono improntati a questo principio, che guarda caso si rivela coincidente  con una pandemia (quella del 1348) molto  simile a quella di  oggi, una spudorata  menzogna opportunamente perseguita e gonfiata dalle cosidette classi  al potere che e’ indicata con quell’eta’ del bronzo riportata per la prima volta nella “Opere e i giorni” di Esiodo  e nei testi indu’ dei vari yuga, e riproposta da studiosi seri come Guenon, Evola 
 e non ronzini della cosidetta filosofia come Hegel o Marx, in quanto coincidente con l’ascesa al potere dei mercanti  (ovvero la borghesia che io magari con un po’ di enfasi in negativo definisco “eta’ dei bottegai”). Non e’ certo il primo articolo che scrivo su tale tema, ne’ sono il primo a farlo : illustri pensatori , tutti pero’ rigorosamente pensatori della cosidetta  destra e nessuno della razzaffonata e velleitaria cultura sinistrorsa che ha un solo vero  referente, giustappunto quel Giorgio Hegel della dialettica e della idiozia somma “cio’ che e’ reale e’ razionale e cio’ che  è razionale è reale”, ne hanno fatto il caposaldo del loro costrutto ; Schopenauer, Nietzsche, Freud, Guenon, Evola, Eliade, Heisenberg, Schrodinger, Jaynes, tutti hanno perfettamente capito e denunciato l’ascesa dei mercanti e la messa in crisi della cosidetta eta’ dell’argento che fu quella dei guerrieri, come il predominiodella mentalita’ mercantile, del commercio,  dei mercati, del denaro, 
 del valore di scambio, ma non degli scambi di valore, come meccanismi di potere e di oppressione verso la stragrande massa dell’umanita’. Quale fu la causa, ma anche lo strumento specifico di questa messa in crisi di una determinata classe a favore dell’ascesa di un’altra? Ebbene si! Fu una pandemia o meglio, il racconto, la  gonfiatura di una pandemia. Si comincio’ a dire che era stata portata in occidente da mercanti genovesi provenienti dall’oriente, poi furono tirati in ballo topi, mosche , scarafaggi, pidocchi, tutti animali che in effetti proliferano quando sussistono condizioni igieniche molto ridotte, gia’ ma il tipo di affezione la cosidetta peste bubbonica, che in prima battuta si era diffusa nelle citta’ (molto meno nei paesi quasi sconosciuta  nelle campagne ) non e’ che uccidesse questo gran numero di persone, insomma niente su cui si potesse far leva se si voleva incidere sul corpo sociale delle comunita’, era piu’ che altro una affezione  superficiale del derma, che provocava sgradevoli bubboni sottocutanei, ma di certo non mortali (per intenderci un misto tra una psoriasi  ed una lebbra) la tragedia, ovvero i morti a grappoli,  arrivo’ colla seconda ondata della pestilenza che non interesso’ piu’ la pelle e le parti ben in vista del corpo, bensì il sistema respiratorio:  ecco questa si e’ passata alla storia come peste nera e il suo bel numero di morti la fece, parecchi si, ma niente a che vedere con il numero stratosferico che fu contrabbandato a bella posta e che e’ arrivato fino a noi.
Tutte le cosidette pandemie sono state delle marchiane gonfiature e guarda caso hanno sempre contrassegnato un forte cambiamento sociale, così in quella meta’ del trecento, come nei  secoli successivi anche se con un andamento piu’ localizzato e circoscritto, tipo a Roma nel 1528 subito dopo il famoso sacco e le scorribande dei Lanzichenecchi, nel ‘600 la peste di Milano e Lombardia tramandata da Manzoni nel suo “I Promessi Sposi” con quella lapidaria osservazione “cabala ordita per far bottega del pubblico spavento” Una frase che specie oggi si rivela quanto mai attuale e
 dovrebbe farci riflettere sulle vere ragioni di una diffusione di una malattia; ed ancora, trovata la scusa la si ripete all’infinito,   sempre con epicentro in zone colpite da qualche contrarieta’ tipo una carestia, una guerra, un assedio, tutti eventi che con il disagio derivante e soprattutto con la paura diffusasi,  mettono in crisi il sistema di difesa del corpo umano e che qualcuno in alto, molto in alto e con potere emergente decide di sfruttare per i propri interesse e il proprio  tornaconto. Ecco prendiamo la prima e piu’ famosa pandemia, quella iniziata nel 1347 cui si diede colpa prima ai mercanti genovesi proveniente dall’oriente (un po’ il tristemente noto mercato di Wuhan in Cina ) e poi ad animaletti vari (piu’ avanti con il progredire  degli strumenti di indagine, i microscopi si scendera’ a funghi e batteri e oggi con i microscopi a scansione particellare, si e’ arrivati ai fantomatici virus si da addurre la responsabilita’ sia dell’affezione che del contagio)
In realta’ qual’era il contesto sociale di quella meta’ del XIV secolo? Quello che per tutti gli anni quaranta del trecento c’era stata una persistente siccita’ con conseguente carestia,  e quindi un massiccio abbandono delle campagne che aveva inurbato in maniera parossistica le citta’ specie quelle piu’ grandi, dove la manovalanza dei contadini oramai senza piu’ terra da lavorare poteva trovare un parziale sbocco in attivita’ di servaggio che aveva però la controparte di esigue ricompense e quindi condizioni di vita estremamente compromesse cui si aggiungeva un sensibile aumento della popolazione cittadina con conseguente esplosione della situazione igienico/sanitaria. In parole povere la situazione di tutte le maggiori citta’ di quel periodo era veramente al collasso e non c’è da stupirsi che in capo a poco tempo cominciassero a sorgere problemi non solo di disagio, ma anche di salute (le affezioni dermatologiche hanno sempre una motivazione di forzata convivenza). Come fatto cenno pero’ le affezioni della pelle solo moltissimo tempo dopo e in presenza di gravissime malattie tipo lebbra o vaiolo, possono uccidere, al contrario delle affezioni del sistema respiratorio come polmoniti, bronchiti, broncopolmoniti, tumori e enfisemi. E qual’e’ la origine, l’essenza sessa delle malattie dell’apparato respiratorio?
Una sola : la paura! Ed e’ sempre la paura, irrazionale, immotivata, assurda, il sentimento che le classi di potere emergenti, o meglio che vogliono emergere, che perseguono l’interesse di sovvertire l’ordine costituito non piu’ rispondente ai loro magheggi, cercano di diffondere : nel 1348 come nel 2020 : e’ rimasta la Cina, come suggestione topica, mentre  i ratti e pidocchi si sono fatti piu’ piccoli, invisibili all’occhio nudo, ma non a quello di una tecnologia di raccatto, che al microscopio a scansione adduce il compito di vedere anche quello che non esiste, come appunto e’ il famigerato virus

martedì 20 settembre 2022

SCONVOLGIMENTI DA DISTOPIA

L’attuale distopia mondiale che da oramai 30 mesi ci opprime ha prodotto nella gente tutta una serie di sconvolgimenti, che nel mio caso si sono appuntate su differenti modalità di conoscenza e comportamento. La prima più vistosa e permeante è quella di una sorta di “eterno ritorno”, con tanto di implicazioni più mitiche ed emozionali che storiche, alle idee, convinzioni e anche passioni della primissima giovinezza, quasi infanzia (14-17 anni) ovvero una visione filosofica di destra, estrema destra, reazionaria e aristocratica, a volte anche esoterica, che specie ora fattomi più grandicello(inverti quel 17 e aggiungici anni qualche altro anno : 71 + 2 ) e arricchita di più di uno specifico all’impostazione originaria (filosofia, psicoanalisi, calcolo infinitesimale, fisica quantistica, pragmatica comunicazionale) si compiace di una aggiunta del prefisso “super” ad ogni sua manifestazione : SUPER DESTRA quindi e non estrema o altra definizione (meno che mai fascista), ma proprio quel “super” tanto diffuso proprio negli specifici di mio maggior interesse e dedizione - il famoso Super-io della psicoanalisi da me arricchito da un contrastante Super-es, per chiudere lo schema della seconda topica freudiana quella di Al di là del principio del piacere fondata sulla scoperta della pulsione di morte, il Super attribuito alle stringhe in fisica quantistica, ipotizzate da Gabriele Veneziano nel 1968 e quindi la Super Simmetria che, qualche annetto più tardi, va a comporre la sconvolgente M-Theory (Susskind-Greene-Witten), per intenderci quella che pone l’affascinante ipotesi dei multiuniversi, quindi il Super uomo di Zarathustra , ovvero Nietzsche con Schopenauer da sempre uno dei filosofi da me prediletto, ancora il Super man del fumetto che però ai miei tempi era stato italianizzato in Nembo Kid (anni cinquanta) , le Super Nove della fisica astronomica, financo la benzina SuperCorteMaggiore, col suo cane a sei zampe che incanalava la mia scelta di rifornimento anche per via dell’associazione con un personaggio come Enrico Mattei da sempre uno degli uomini d’azione da me più stimati. Super destra di recupero quindi, recupero dopo tanti anni anche di quella istanza politica, che dopo la uccisione di Kennedy nel novembre 1963 e la sconfitta di Barry Goldwater nelle elezioni del novembre 1964 era stata negletta e aveva portato ad una pronunciatissima e diffusa indifferenza di tale istanza ( a mò della demondizzazione professata da Carl Gustav Jung) anche per non incorrere in quella sindrome di Mephisto esposta da Klaus Mann nel suo famoso romanzo che ha contaminato la quasi totalità della intellettualità e anche artisticità di tanti illustri esponenti in relazione ieri al Fascismo, Nazismo e regimi dittatoriali in genere, oggi, e c’è da dire con ancora maggiore diffusione e partecipazione, rispetto alla distopia in atto del potere economico e finanziario con l’avallo incondizionato di tutta la mentalità cosidetta di sinistra. Un’altra componente di scoperta indotta dall’attuale cattività è stata quella di una profondissima revisione di tutto il fenomeno della storia, intesa nel senso proprio di una storiografia, laddove galeotto e’ stato il ritrovamento di un vecchio libro che parlava della campagna d’Italia del 1796/97 del Generale Napoleone Buonaparte : un saggetto di uno storico molto poco conosciuto Guglielmo Ferrero che con dati alla mano e profonda conoscenza elencava dati e battaglie di quella campagna dove veniva fuori senza ombra di dubbio che tutte le strombazzate vittorie sul territorio italiano altro non erano state che dei veri e propri falsi, marchiani errori dell’inesperto generale che aveva avuto il comando dell’Armata solo per “meriti di letto” avendo sposato Josephine Beauharnais l’ingombrante amante del più influente membro del Direttorio Barras, errori tattici e strategici rimediati sul campo di battaglia solo dalla perizia dei suoi Generali sottoposti, ma molto più esperti, ovvero soprattutto Massena, ma anche Augereau e Serurier e sostenuti da un Piano studiato dal Direttorio gia’ dal 1795 e commissionato a uno stuolo di Generali, di cui Buonaparte faceva parte parte, ma che di certo se non avesse ottemperato ai desideri di Barras di togliergli dai piedi l’amante , mai più ne sarebbe stato incaricato di eseguire; piano si badi bene dal quale Napoleone non si discosterà in nessuna delle sue indicazioni (in questo Ferrero fornisce delle prove inconfutabili) cambiate solo da eventi inaspettati e spesso fortuiti, tipo la defezione e resa del Piemonte che in verità non aspettava altro che togliersi dall’alleanza con l’Austria o tipo la piena adesione di Napoleone alle teorie piuttosto rivoluzionarie di un ufficiale di qualche decennio prima Guibert che propugnava una guerra senza orpelli tipo magazzini, salmerie, artiglierie pesanti, improntata alla massima rapidità d’azione e soprattutto al principio di una guerra che si alimentava da se’ , ovvero rifornirsi tramite razzie, saccheggi, un po’ a somiglianza delle compagnie di ventura di trecento quattrocento anni addietro. Una teoria controcorrente alla concezione stanziale dei grandi eserciti del recente passato, quella per interderci del Principe Eugenio di Savoia ed anche di Federico il Grande, teoria di cui uno dei sottoposti dell’Armata d’Italia il Generale Serurier era uno dei maggiori esperti e in tal senso aveva catechizzato Napoleone, di cui, in questo bisogna convenirne, il giovane Generale fu un esecutore esemplare, come d’altronde la condotta delle operazioni soprattutto della seconda fase della campagna, dopo gli scontri sul Mincio e le proditorie violazioni di neutralità della Repubblica di Venezia e altri Statarelli, dimostrarono in maniera lampante .

Eh si ! lo devo ammettere:  il libro di Guglielmo Ferrero che si chiama “Avventura”  e che cominciai a rileggere con maggiore attenzione  nel giugno 2020, riportandone impressioni e una sorta di riassunto in parecchi articoli del blog capotesta lenardullierblogspot,com. è stato la primigenia occasione per una capillare ri-lettura di tutta una serie di testi volti aduna profonda 
ri-assunzione di originarie e archetipiche istanze culturali e direi 
 anche di vera e propria impostazione  ideologica e caratteriale.  Tale istanza unita a determinate peculiarità fisiche - il ritrovamento di una forma eccellente, il peso di 35 anni prima – a miglioramenti caratteriali, a acquisizione di recenti impostazioni teoriche di carattere scientifico e culturale tipo la teoria di Hamer, gli studi di calcolo infinitesimale e una vera e propria passione per la fisica quantistica, e quant’altro che faceva come da contrappasso alle distopia sociale dilagante , cominciato a prendere in seria  considerazione la tesi di un “vantaggio secondario” si da bilanciare in soggettiva quanto perduto in collettività

IL CAPOVOLGIMENTO DEL FUTURO ANTERIORE

il Wall Street Journal ha riportato un rapporto del governo Usa dove si afferma che "GLI STATI UNITI STANNO CAPOVOLGENDO LA STORIA, ...