giovedì 30 maggio 2024

LA CHIMICA NELLA MEDICINA

 

In parallelo con i vaccini che rappresentano quella terapia  che viene prima, di cui si e' parlato nel precedente articolo di questo stesso Blog,  la medicina  Rocfelleriana cioe' chimica e di mercimonio,   si e' applicata nei farmaci che comprendendo anche  quella terapia che viene dopo  e quindi con qualche risultato effettivo a suo carico,  simboleggiano il presunto progresso della medicina moderna o quello che viene ritenuto tale.  Da dopo Flexner in poi si e' stabilito che un medico, che non prescrive farmaci, non è un vero medico e maggiore e' la quantita' di farmaci prescritti, maggiore la validita' anche professionale. .Si tratta della piu' bieca delle menzogne ed ha una eziologia precisa, appunto  questo Protocollo Flexner del 1910  che sanci' inequivocabilmente la correlazione tra l'industria petrolifera rappresentata da Rockfeller e le cialtronerie di Pasteur su di una presunta teoria dei germi  che era davvero l'ideale per giustificare l'impiego della chimica nella fabbricazione dei medicinali.

 Alla menzogna si aggiunse l'ignoranza e l'imbecillita' : si pensava difatti anche a livello dei cervelloni del protocollo Flexner e della Classe Medica  indottrinata   dal profitto, che i farmaci avessero un effetto locale, sull'organo colpito e non sul cervello. Ma praticamente nessun farmaco agisce direttamente sull’organo, se non si tengono in considerazione reazioni locali dell’intestino nel caso di assunzione orale di tossine, t
utti i farmaci hanno effetto sul cervello, ed il loro “effetto” è praticamente dato dall’intossicazione operata proprio sul cervello che si riflette poi a livello organico. Lasciando da parte gli stupefacenti, i narcotici ed i tranquillanti, restano due grandi gruppi di farmaci:

1.    I simpaticotonici – che aumentano lo stress,

2.    i vagotonici - che sostengono la fase di ripresa o di riposo.

Al 1° gruppo appartengono adrenalina e noradrenalina, cortisone,  idrocortisone e farmaci apparentemente molto differenti come caffeina, teina, penicillina, digitale e molti altri ancora. Fondamentalmente possono essere usati tutti per attenuare l’effetto vagotonico, per esempio quando si vuole ridurre un’edema cerebrale, che fondamentalmente è una cosa buona, ma il cui eccesso può comportare una complicazione.
Al 2° gruppo appartengono tutti i calmanti e gli spasmolitici che rinforzano la vagotonia o attutiscono la simpaticotonia. La loro differenza consiste nell’effetto differente che causano nel cervello.
La penicillina per esempio è un citostatico simpaticotonico. Il suo effetto sui batteri è insignificante ed è quasi un effetto collaterale a confronto del suo effetto primario sull’edema della sostanza bianca. Perciò può essere usato nella fase pcl per diminuire l’edema della sostanza bianca. Mentre questo suo effetto è inferiore a quello del cortisone per quanto riguarda le altre zone cerebrali.
Con questo non si vuole sminuire l’importanza della scoperta della penicillina e degli altri cosiddetti antibiotici, solo che questa scoperta è stata fatta con premesse ed previsioni sbagliate. Si era partiti dall’idea che i prodotti di decomposizione dei batteri agissero come tossine e causassero la febbre. Allora si doveva soltanto uccidere questi piccoli batteri cattivi per evitare le tossine cattive. Ma questo era un errore! Naturalmente con tali effetti anche i batteri, i nostri amici diligenti, sono compromessi, sono momentaneamente licenziati, in quanto il loro lavoro è stato rimandato a più tardi, quando il percorso sarà meno drammatico. Bisogna però porsi la domanda di quanto possa essere sensato di voler curare un processo di guarigione sensato della natura.

Il medico formatosi con le 5 Leggi Biologiche di Hamer perciò non è nemico dei farmaci, ma parte dall’idea che la maggioranza dei processi sono ottimizzati da madre natura e non necessitano quasi mai di una terapia di sostengo a base di farmaci. In caso di durata breve del conflitto, e con ciò di un massa conflittuale minima, di regola non bisogna aspettarsi particolari complicazioni nella fase di guarigione. .E noto che il tempo gioca un fattore importantissimo nell'andamento di una malattia ad esempio quando il conflitto ( sia di paura o sia di territorio )è durato solo tre mesi, la lisi  delle arterie  o dei polmoni  non avrà esito letale, anche quando non si interviene con i farmaci. Se il conflitto invece è durato nove mesi o di più, allora  la sopravvivenza sia in caso di attacco al cuore o ai polmoni, sara' fortemente provata .. In questo caso, per esempio, si dovrebbero somministrare simpaticotonici anche in fase precoce, ma in aggiunta si dovrebbero dare cortisone in dose massiccia, cosa che prima non veniva fatto. Questo immediatamente nella crisi epilettoide per superare il punto critico, che si presenta sempre dopo la crisi epilettoide stessa. Di conseguenza e per logica in caso di DHS nuova o di un recidiva, con il paziente di nuovo in simpaticotonia, il cortisone è immediatamente controindicato. Ma non si può togliere il cortisone di colpo, bisogna ridurlo nell’arco di alcuni giorni o di alcune settimane. Se il paziente continua a prendere il cortisone, aumenta l’intensità del conflitto. Ma sarebbe anche sbagliato di somministrare adesso dei calmanti, in quanto essi darebbero un quadro offuscato con il pericolo di trasformare un conflitto attivo, acuto in un conflitto pendente, subacuto e il paziente potrebbe slittare in una costellazione schizofrenica col presentarsi di un altro conflitto.
Quando per esempio un paziente ha sintomi di angina pectoris, si dice: “Bisogna dargli beta bloccanti, calmanti, in modo che non presenti più il sintomi dell’angina pectoris.” In realtà la natura ha instaurato questi sintomi per risolvere il conflitto (conflitto di territorio; più si cerca di curare i sintomi meno motivo ha il paziente di risolvere il conflitto. A parte il fatto che non sviluppa più la sensazione istintiva di conflitto, sarebbe più indicato aiutare il paziente a trovare una soluzione per il suo conflitto. Appena risolto il conflitto, l’angina pectoris si risolve immediatamente, con o senza farmaci. Questo è il non senso quando si pensa di curare i sintomi e non le cause. Inoltre non sarebbe di nessun aiuto per il paziente, al contrario è molto pericoloso, se il paziente risolve il suo conflitto di territorio spontaneamente più tardi, ma il conflitto è rimasto attivo per più di 9 mesi. Allora il paziente muore in crisi epilettoide di infarto cardiaco. Bisogna per principio valutare molto bene se è consigliabile risolvere il conflitto o se è forse meglio, come fanno d’istinto gli animali (lupo secondario), di trasformare il conflitto di territorio diminuendolo d’intensità, ma non risolvendolo per tutta la vita.  È altrettanto evidente che in fasi che si differenziano fondamentalmente con parametri fisici opposti non può essere d’aiuto lo stesso identico farmaco. Bisogna chiedersi: “Questo farmaco aiuta in fase di conflitto attivo o nella fase di guarigione vagotonica?” Questo aspetto non è mai stato preso in considerazione in tutte le medicazioni. La faccenda si complica naturalmente quando sono in corso diversi conflitti biologici contemporaneamente e magari anche in fasi differenti. Per esempio nella gotta: carcinoma dei tubuli collettori renali attivo, cioè un conflitto esistenziale/del profugo e leucemia, cioè la fase di guarigione di un conflitto di crollo dell’autostima. O per esempio nella bulimia: una combinazione di due conflitti attivi, ipoglicemia e ulcera gastrica. Quale farmaco, globulo, goccetta o polverina dovrebbe funzionare come, dove e per che cosa? Forse si riesce a malapena far scomparire un sintomo o l’altro, ma sicuramente non si può parlare di effetto reale farmacologico e tanto meno di guarigione. Altrettanto vale per la pressione sanguigna alta, che si può sì abbassare artificialmente con dei farmaci, ma che ha il suo senso (biologico), in caso di conflitto dei liquidi per esempio, di compensare funzionalmente il “buco nei tessuti renali” durante la fase di conflitto attivo per garantire di espellere sufficientemente urina ed urea. Per tutta la durata del conflitto la pressione resta alta. Solo con la soluzione del conflitto e la formazione della ciste in fase di guarigione, la pressione si abbassa di nuovo da sola, perfino nei percorsi dei conflitti lunghi secondo i valori inerenti all’età, e questo senza farmaci.

Importante anche distinguere in tutte le fasi pcl se i sintomi scompaiono a causa di una guarigione completa o a causa di una nuova recidiva, che può sembrare un’apparente miglioramento. La somministrazione di pseudo terapia con tossine cellulari (chemio) in queste fasi pcl sembrava mostrare “successi” sintomatici ingiustificati, bloccando i sintomi sensati della guarigione e accettando in cambio intossicazioni gravissime dell’intero organismo. Ma anche tutti i cosiddetti metodi alternativi hanno qualcosa in comune con la medicina sintomatica, indipendentemente se sono dosati in modo omeopatico o allopatico, cioè danno poca o tanta sostanza, muesli, vischio o ossigeno, macrobiotica o fiori di Bach o chi sa cos’altro, e tutti questi rimedi dovevano agire sintomaticamente, a quanto si dice. In realtà l’unica cosa che comanda è il cervello, ed esso non viene preso in considerazione. Una volta chiesero ad Hamer “Signor Hamer, Lei non riesce a misurare l’anima, e cosa può avere contro i fiori di Bach, che agiscono attraverso l’anima?”. La risposta fu esemplare “Posso dire solo: certo che posso misurare l’anima. Io vedo, che una persona con un determinato conflitto, che è un processo dell’anima, ha un focolaio corrispondente ad una determinata zona nel cervello ed un’alterazione corrispondente nell’organo. Con ciò ho dato determinati parametri all’anima. Non la posso misurare in modo quantitativo, ma la posso dimostrare in modo scientifico.
Naturalmente esiste anche il cosiddetto effetto placebo. Se si “vende bene” un farmaco ad un paziente, fa già effetto all’80 %. Questo non significa che la sostanza funzioni in qualche modo, ma semplicemente che il paziente ci crede. Anche se si fa di buon cuore del bene ad un paziente, questo funziona, indipendentemente da come chiamiamo questo processo.
Il nostro errore era di pensare di dover fare qualcosa, per esempio con i farmaci, poco importa se in dose massiccia o con solo una molecola. Vediamo comunque che negli animali ammalati avviene una guarigione spontanea nell’80 - 90 % dei casi, senza nessun farmaco. Su questo permettete una volta la domanda: com’è possibile risolvere un conflitto con qualche rimedio, visto che adesso sappiamo che questo è il criterio più importante per guarire? Come potremmo provocare con qualsiasi cosa un programma speciale biologico sensato della natura? Se potessimo farlo, allora usiamo pure queste cose. Ma non lo possiamo fare, non esistono queste cose. Perciò certe sostanze possono eventualmente aver solo un effetto di sostegno (lenitivo) nella fase di guarigione, per esempio lo sciroppo per la tosse, ma mai un effetto di guarigione secondo la nostra comprensione, in quanto la fase di guarigione è già iniziata con la soluzione del conflitto.
Le Leggi Biologiche di Hamer non sono  una disciplina parziale che per esempio può essere limitata alla soluzione del conflitto per delegare le complicazioni ad altre discipline parziali, piuttosto è una medicina complessiva, che deve tener d’occhio tutti i passi del percorso della malattia a livello psichico, cerebrale ed organico. Il medico che contempla nella sua prassi il ricorso alle Leggia Biologiche  deve essere un medico a tutto tondo che prrnde in considerazione sia il corpo che la mente il suo compito non deve essere limitato a somministrare farmaci, ma nel condurre il paziente a comprendere le cause del suo conflitto biologico e della sua cosiddetta malattia, e indurlo a  trovare  insieme il modo migliore per uscire dal suo conflitto ed evitare di cascarci di nuovo. Naturalmente un tale medico può usare per il suo paziente tutti i mezzi utili, anche di tipo farmacologico o chirurgico, ma solo se necessari, per esempio per evitare eventuali complicazioni nel decorso naturale della guarigione, e se lo farebbe anche su se stesso.
Quella che e’ stata definita su anche indicazione di Hamer “La Nuova Medicina Germanica” (di cui il sottoscritto è molto critico sulla dicitura)si basa unicamente sulle 5 leggi biologiche scoperte appunto da Hamer nella sua travagliata vicenda professionale e umana , senza una singola ipotesi, ed è stata verificata l’8/9 settembre 1998 all’università di Trnava (Slovakia) ed è stata confermata ufficialmente l’11 settembre 1998. Se vogliamo prendere in consegna una qualsiasi cosa, questa dovrebbe essere in sintonia con le 5 leggi della natura della Nuova Medicina Germanica. Fino a quando ci saranno ancora persone che credono di poter rinforzare il sistema immunitario con dei farmaci, significa che hanno compreso poco o nulla delle eccezionali scoperte di Hamer. (anche per il fatto che non esiste alcun sistema immunitario). Riguardo poi al successo o meno di una terapia, di una cura, di un  trattamento, lo sbaglio di fondo  e’ partire  dall’idea che il risultato  sia direttamente proporzionale all’impiego dei farmaci, quando Hamer ha sempre insistito su tale punto:  il merito non va ne’ al medico, ne’ ai farmaci, ma sempre e comunque del paziente stesso che ha capito il conflitto alla base del suo problema e ha operato quei cambiamenti che consentono al cervello di capire il messaggio insito nel sintomo corporeo del disagio che e’ stato chiamato malattia

mercoledì 29 maggio 2024

MEDICINA CHE VIENE PRIMA

 

Il corpo di fronte  ad un corpo estraneo o ad un evento traumatico che minaccia la sua integrità,  reagisce sempre  o con crescita cellulare  (ispessimento del derma) o lisi cellulare (ulcerazione del derma )  in fase attiva o di simpaticonia e viceversa in fase ripartiva o di vagotonia. Questa e ‘ la famosa regola aurea delle 5 Leggi di Hamer, in particolare quella che riguarda la secondo legge  ovvero quella che si rifa’ alla bifacisita’ della reazione biologica all’evento traumatico  era un conflitto di boccone piu’ o meno sporco qualcosa che si e’ stati costretti ag ingoiare  ci sara’ una crescita cellulare (formazione tumurale) del tratto riferito all’apparato gastro intestinale e diretto dal foglietto embrionale piu’ primitivo  quello dell’endoderma per poi in fase di riparazione effettuare una riduzione  cellulare (tipo ulcerazione o comunque infiammazione).
Se questo evento traumatico era un conflitto di territorio
  con separazione allora in genere il foglietto embrionale del mesoderma recente  comandera’  una perdita cellulare  per poi in fase ripartiva una crescita, una reazione tipica dei conflitti interessanti il cuore, le arterie. Se invece il conflitto sara’ di paura ecco che avremo la messa in gioco   dell’apparato respiratorio in particolar modo i polmoni. Ogni tipo di conflitto e quindi di trauma  ha come reazione un precisissimo  funzionamento del nostro corpo tramite i foglietti embrionali, così i conflitti di paura, sia di situazioni pericolose sia  della morte in generale, i conflitti di  di svalutazione, di adattamento, di non essere all’altezza, conflitti motori  tutti avranno il loro corrispettivo nei foglietti embrionali che  specie in fase riparativa o di guarigione, provvederanno a innescare quei meccanismi  reattivi che poi il senso comune e la medicina  un po’ per ignoranza un po’ per dolo, ha definito malattie   Detto questo passiamo ad analizzare la questione dell’infettivita’ ovvero la trasmissione delle malattie così come la medicina tradizionale ci ha educato a pensare : Punto primo i virus non esistono, nessuno ne ha mai visto uno e quegli scarabocchi che vengono passati per essi
sono solo delle elaborazioni computerizzate dei microscopi a scansione, in quanto ai batteri sono simbionti al nostro organismo, un tutt'uno con esso e  piu’ volti alla salvaguardia dell’integrita’ del corpo che alla nocivita’, proprio come Hamer ha ben spiegato con il paradosso dei pompieri; per la nostra integrita’ della nostra  salute più facciamo incetta di batteri e meglio è . Ecco così che  salta fuori la questione dei vaccini, sui quali la medicina moderna quella nata dal connubio tra la chimica del petrolio di Rockfeller e le strampalate teorie sulla nocivita’ dei microbi di Pasteur e ratificata dal cosidetto rapporto Flexner del 1910 che  imponeva l’uso di farmaci chimici e vaccini  sulle prime negli USA e Canada, sconfessando e trattando come ciarlataneria tutte le diverse forme di terapia.   Farmaci e vaccini sui quali si basa la medicina degli ultimi cent’anni cosa  dovrebbero combattere?  i virus che non esistono o i batteri  che sono indispensabili  per il benessere del nostro corpo ?
Come detto da dopo il protocollo Flexner, virus e batteri sarebbero 
 all’unisono responsabili della quasi totalita’  delle affezioni, quindi per contrastare l'azione di questo micidiali nemici , essa consiglia principalmente  dei vaccini: vaccini che  formerebbero nel nostro organismo degli anticorpi atti a contrastare l'azione venefica, oltremodo dannosa  dei microbi : Il fatto è che questi presunti anticorpi capaci di distruggere, di fagocitare o arrestare l'azione del batterio non esistono, sono un'invenzione  appunto di Rockfeller, di Padsteur, di Flexner , di Big Pharma.Gli anticorpi contro gli agenti patogeni
non esistono. Non possono esistere contro i virus perché i virus non esistono, non possono esistere contro i batteri perchè i batteri non sono patogeni. 
Diciamo Insomma, che è tutto inventato, tutta fantascienza. È una presunta scienza che cambia opinione a seconda del bisogno e dell'utilità del momento, come si e’ potuto toccare con mano  nella  recente farsa di pandemia di un inesistente Corona Virus. All'inizio i virologi dicevano: se hai gli anticorpi non puoi avere il virus. Poi hanno detto la cosa opposta: se hai gli anticorpi allora il virus non attecchisce e non c'è bisogno del vaccino. In un secondo momento hanno detto la cosa opposta: se hai gli anticorpi il virus non può essere lontano e quindi è meglio premunirsi facendo il vaccino. Ed ancora: prima dicevano che sviluppare la malattia ti rendeva immune alla malattia in quanto la malattia sviluppava in te gli anticorpi (se questo fosse stato vero nessun essere umano da millenni avrebbe preso più il raffreddore.... perchè anche il raffreddore si dice che sia provocato dai virus). Ma questa storia che la malattia sviluppava i presunti anticorpi è stata completamente messa da parte proprio nel corso di questa enorme farsa :  piu’ di una persona ha difatti preso il fantomatico covid, tre, quattro, cinque volte, sicche’ e’ stato assodato che prendere la malattia non rende immuni e non sviluppa nessun anticorpo.
Diciamo che il senso ultimo, niente affatto sgradito alle multinazionali del farmaco e sotto sotto sempre  ambito dai tempi di Rockfeller e Flexner  e’ quello che per tenere sotto controllo i presunti virus dovresti vaccinarti a vita e questo realizza il sogno ultimo di tale  medicina eminentemente bottegaia e mercificatrice :
 creare un mondo di eterni malati, di gente che non guarisce mai, di "pazienti" (e' proprio il caso di dirlo)  sempre alle prese con farmaci e meglio ancora, vaccini  che sostanzialmente non hanno neppure quell’effetto lenitivo di dolore  quale ad esempio puo’ essere sperimentato in una aspirina  o in qualsiasi antidolorifico, e non hanno quindi neppure bisogno di dimostrare la loro validita’ essendo chiamati prima e non dopo l’insorgere del sintomo. Inutili e anche iatrogeni come d’altronde tutta la medicina  preventiva che interviene prima e non dopo di un sintomo e quindi rivela il suo impianto  eminentemente velleitario e manipolatorio    

 

sabato 25 maggio 2024

ISTRUZIONE E MANIPOLAZIONE

 

C'e' una correlazione tra istruzione e manipolazione? come sempre , io sostengo che le cose stanno un po' a meta'  in quanto faccio un distinguo quando l'istruzione si sposa alla sinistra ed in genere a quel buonismo intellettuale che caratterizza tale mentalità, e che informa quella che generalmente viene etichettata come faziosità e quella che invece si riferisce ad un aspetto meno rigido della conoscenza, piu'
malleabile e quindi meno dogmatico quale si assiste invece dalla parte che un po' fumosamente viene detta la destra . Da un lato la manipolazione mediatica isola una o più caratteristiche di larga diffusione - l'istruzione superiore, la residenza in un'area metropolitana, la gioventù - e le trasforma in distintivi di appartenenza a una élite sedicente virtuosa in seno alla comunità di riferimento, dall'altro crea un'aspettativa positiva associando queste caratteristiche a preferenze politiche presentate in termini altrettanto positivi- l'internazionalismo, l'europeismo, il politicamente corretto, generando così nei destinatari un obbligo morale ad aderirvi, per certificare la propria appartenenza alla schiera dei migliori.
Il fenomeno, noto agli psicologi sociali come Effetto Rosenthal o Effetto Pigmalione, descrive la possibilità di indurre i comportamenti e/o le qualità di un soggetto rendendogliene manifesta l'aspettativa da parte di un'autorità o di una guida riconosciuta. Se i giornali scrivono che i cittadini più istruiti votano progressista perché sono saggi, questi ultimi tenderanno ad avverare la profezia votando progressista, sì da essere degni di annoverarsi tra i saggi. Collateralmente anche i meno istruiti, purché esposti alla narrazione, orienteranno le proprie opinioni verso il medesimo standard per assimilarsi ai migliori. In questo modo la descrizione mediatica diventa norma coattiva, avverando se stessa. n un altro articolo di questo blog si è visto come il principale movente politico della vasta e longeva categoria dei moderati non risieda nell'interesse o negli ideali, ma piuttosto in un desiderio di celebrare la propria superiorità aderendo agli standard etico-politici di volta in volta fabbricati e magnificati dagli organi di stampa, cioè dal potere in carica. Si è anche visto come la coltivazione di exempla negativi da cui distinguersi - gli estremisti, i razzisti, i fascisti, i terroristi, gli indifferenti, la pancia degli elettori ecc. - sia strettamente funzionale all'allestimento letterario di quegli standard buonisti e alla loro imposizione: il terrore di finire dietro la lavagna con il cappello dell'infamia spinge i gregari a suffragare qualsiasi atto, anche il più atroce. È il terrore atavico dell'esclusione dal branco, la cui urgenza irrazionale diventa strumento di propaganda e di sottomissione in quanto prevale sugli interessi dei singoli, anche i più legittimi, e li annulla nell'imperativo di un presunto bene spersonalizzato e comune - cioè del personalissimo bene di chi detta le trame ai giornali.
Ai mezzi di informazione spetta il compito di alimentare questa aggregazione autocelebrativa coltivando simboli, mode, antagonismi e dibattiti che, per aggredire i gangli prerazionali del target, devono affondare la loro suggestione negli archetipi più radicati e ancestrali. Quindi e' piu' che altro l'erudizione che e' devocata a raccogliere il messaggio con tutte le implicazioni di approssimazioni e anche di falsita' , non essendo tale da saper distinguere una corretta differenza. Che dei dotti, un po' piu' raffinati degli eruditi debbano avocare a sé la guida delle cose pubbliche era già in Platone, là dove contrapponeva alla democrazia ateniese la sofocrazia, il governo dei filosofi e dei sapienti. Dall'altro, l'attenzione al grado di istruzione innesca un automatismo pedagogico che rispecchia l'infantilismo coltivato dai media e dove la qualità degli individui è misurata in termini di diligenza e non di intelligenza. Sicché lo studente/cittadino meritevole è quello che ascolta la maestra, passa gli esami e consegue il titolo di studio, così come il politico buono è quello onesto che si attiene alle regole senza metterle in discussione, il lettore buono è quello che ripete tutto ciò che legge sui giornali e il popolo buono è quello che fa i compiti a casa di merkeliana memoria, senza interrogarsi sulla bontà del progetto politico sotteso. Il successo di questa articolata "captatio benevolentiae" è tale da suscitare non solo l'autocompiacimento dei suoi destinatari - sì da renderli argilla nelle mani del manovratore di turno - ma anche un odio acerrimo verso chi non si conforma allo schema. I moderati, nonostante rappresentino di norma la maggioranza dell'elettorato (diversamente il potere non se ne curerebbe), amano immaginarsi come uno sparuto manipolo chiamato a difendere la fiamma della civiltà dai barbari. La loro forza sta nella paura, e la paura genera odio. Sicché, nei rari casi in cui la realtà non si conforma alle loro aspettative, si scagliano contro chiunque ardisca trasgredire il catechismo impartito dai loro giornali. Il subumano va arginato e interdetto per il bene di tutti e in deroga a tutto. Resta l'effetto: quello di rendere dicibile l'indicibile - la revoca del suffragio universale - e di gettarne il tarlo nelle teste dei lettori, così da prepararli ad applaudirne l'avvento e illuderli che, quando ciò accadrà, loro non ne saranno colpiti trovandosi al sicuro sulla sponda dei migliori. Insomma è sputato quello che sta accadendo oggi con questa farsa della pandemia, di un terrificante , anzi flagellante (per usare un termine assai caro alla stampa di regime) contagio, che in realtà ha quasi realizzato il sogno indistruttibile della medicina allopatica e della farmacologia "di fare di ogni sano un malato" tirando fuori dal cappello di illusionista i termini del nuovo "crugifice" negazionista, complottista, no vax, no mask. Avendo chiarito che le temibili decisioni della massa ignorante non sono altro che le decisioni sgradite alla massa degli opinionisti e dei loro lettori, non è del tutto ozioso chiedersi se esista davvero, e in che misura, una correlazione tra l'istruzione/informazione degli elettori e la qualità della loro partecipazione politica. Nel mischione semantico postmoderno, "scientia" (conoscenza) e "sapientia" (saggezza) convergono nell'accezione burocratica del sapere certificato dai titoli di studio, sicché la sofocrazia platonica - il governo dei saggi - diventa il governo dei laureati e, a fortiori, di coloro che formano i laureati, cioè dei professori, attestati da non meglio precisati titoli se non quelli di un asservimento da mercimonio al sistema . Essa diventa quindi tecnocrazia, l'esito ossessivo della contemporaneità politica in cui l'equivoco di una seduzione antica si coniuga con l'ulteriore equivoco di una competenza che si vorrebbe rivolta agli strumenti - il diritto pubblico, i regolamenti di settore, le norme contabili ecc. - e non ai fini del governo comune. Se gli strumenti nascono al servizio dei fini, escludere dalla determinazione dei fini coloro che non conoscono gli strumenti è un modo intellettualmente puerile per avocare a sé le decisioni, nel proprio interesse. Per lo stesso risibile principio, chi non ha studiato l'armonia tonale non potrebbe esprimere preferenze musicali, chi non conosce l'aerodinamica non potrebbe decidere su quale volo imbarcarsi e a chi ignora la geologia degli idrocarburi andrebbe vietato di impostare il termostato di casa. L'aristocrazia del passato, più onesta, spregiava il vile meccanico anteponendogli l'erudizione e il lignaggio. Quella odierna lo glorifica per dare una parvenza di asettica meritocrazia ai propri capricci. Si riporta un'interessante ricerca della professoressa Penny Lewis sulla ricezione della guerra di Vietnam presso il pubblico americano di quindi più di mezzo secolo fa " in generale, i settori più istruiti del pubblico hanno sostenuto più di tutti il prolungamento dell'impegno militare americano [in Vietnam].
Nel febbraio del 1970, ad esempio, Gallup sottoponeva al campione il seguente quesito: "Alcuni senatori sostengono che dovremmo ritirare immediatamente le nostre truppe dal Vietnam: siete d'accordo?". Tra coloro che fornirono una risposta, si espressero in favore del ritiro immediato oltre la metà degli adulti in possesso di licenza elementare, circa il 40% dei diplomati e solo il 30% di coloro che avevano frequentato un'università. Non si trattava di un'anomalia statistica. Nel maggio del 1971 il 66% dei rispondenti laureati riteneva che la guerra fosse stata un errore, a fronte del 75% dei diplomati. In generale, un'attenta lettura dei dati dimostra che nella maggior parte delle questioni riguardanti la guerra, la più forte opposizione al coinvolgimento americano in Vietnam provenne dalla parte meno istruita della popolazione. " Tornando al nostro Paese : p
oiché raramente i programmi di storia dei licei si spingono oltre il Fascismo, ci piace ricordare anche ai più istruiti che cosa fu la guerra in Vientam: una lunga, inutile e sterminata carneficina, la più grande dopo la seconda guerra mondiale, con oltre 5 milioni di morti di cui quasi 4 civili, dieci nazioni coinvolte, rappresaglie, stupri, torture e milioni di sopravvissuti traumatizzati a vita. Ma essa fu anche la più grande sconfitta politica e militare degli Stati Uniti, che in quell'avventura persero oltre 160 miliardi di dollari e quasi 50.000 uomini senza ottenere nulla, se non la vergogna di un attacco infame e di una disfatta su tutti i fronti. Inaugurata con il pretesto evergreen di proteggere un gruppuscolo esotico dai cattivoni di turno (allora erano i comunisti, oggi frequenterebbero una moschea) e degenerata nella penosa illusione di "rendere credibile la potenza" americana (cit. JFK), la guerra in Vietnam durò vent'anni. E in quei vent'anni l'opinione pubblica americana ne conobbe le atrocità leggendo i reportage, seguendo i documentari e ascoltando le testimonianze dei rimpatriati. Con il passare degli anni anche la prospettiva di un esito favorevole del conflitto appariva sempre più remota, sicché sostenere l'impegno militare dopo 15 anni di inutili stragi non era da ignoranti, ma da stupidi. E i più stupidi erano proprio i meno ignoranti. Più avanti, nello stesso libro, si riporta la conclusione di uno studio condotto dal prof. Richard Hamilton nel 1968, secondo il quale: " ... la preferenza per le alternative politiche più "dure" si riscontra con maggior frequenza tra i seguenti gruppi sociali: i più istruiti, coloro che occupano posizioni di prestigio, le categorie ad alto reddito, i giovani e le persone che prestano molta attenzione ai giornali e alle riviste. La testimonianza è di sorprendente attualità. Non solo perché le categorie sociali citate - gli istruiti, i prestigiosi, i benestanti, i giovani, prevalenti tra i falchi politicamente miopi di allora - sono esattamente le stesse in cui la stampa di oggi pretende invece di celebrare l'elettorato più lungimirante, ma soprattutto per la chiave di lettura che si anticipa nella chiusa. Queste persone non sono semplicemente informate, ma "prestano molta attenzione ai giornali e alle riviste". La ricerca di Hamilton evidenzia una correlazione tra quegli status sociali e una maggiore inclinazione a lasciarsi orientare dall'informazione stampata, cioè dalla propaganda. Elidendo i termini centrali, le retoriche degli opinionisti moderni si potrebbero allora ritradurre e semplificare così: l'elettore buono è quello che fa ciò che gli dicono i giornali. A prescindere dalla condizione sociale, che è strettamente funzionale a fabbricare nei manipolati l'illusione della propria superiorità e indipendenza (se in altre circostanze i più obbedienti fossero stati gli incolti, si sarebbe detto che i colti erano inconcludenti, debosciati ecc.). Ma perché i cittadini più istruiti e sopratutto quelli di sinistra sono, mediamente, anche i più esposti alla propaganda? Sul tema una riflessione del sociologo francese Jacques Ellul, dove si sostiene che la moderna propaganda non può funzionare senza "istruzione" o perlomeno una istruzione "incanalata" servile al sistema quale alla fin fine dopo secoli di protesta sempre un pò manierata, sempre

con un sottofondo di frustrazione e di atavica invidia, la sinistra doveva pervenire, mostrando, come ho scritto in un precedente articolo del blog LeNardullier.blogspot.com, di essere in sostanza l'altra faccia di una stessa medaglia e cioè quella del capitalismo nato dalla Rivoluzione Industriale e del progressivo consumismo. Ellul ribalta la nozione prevalente secondo cui l'istruzione sarebbe la migliore profilassi contro la propaganda. Al contrario, sostiene che l'istruzione, o comunque ciò che è comunemente designato con questo termine nel mondo moderno, è il prerequisito assoluto della propaganda. Di fatto, il concetto di istruzione è ampiamente sovrapponibile a ciò che definisce "pre-propaganda": il condizionamento delle menti tramite l'immissione di grandi quantità di informazioni tra loro incoerenti, già dispensate per altri fini e presentate come "fatti" e "cultura". Ellul prosegue il ragionamento designando gli intellettuali come la categoria più vulnerabile alla propaganda moderna, per tre motivi: 1) assorbono la più grande quantità di informazioni non verificabili e di seconda mano; 2) sentono il bisogno impellente di esprimere un'opinione su qualsiasi importante questione di attualità, e pertanto soccombono facilmente alle opinioni offerte loro dalla propaganda su informazioni che non sono in grado di comprendere; 3) si considerano in grado di "giudicare per conto proprio". Hanno letteralmente bisogno della propaganda.
In termini pedanti, l'istruzione scolastica al netto delle competenze tecniche che impartisce (da cui l'illusione tecnocratica) è il veicolo di trasmissione di un'impalcatura simbolica che riflette e rafforza, in termini necessariamente schematici e riduttivi, gli automatismi ideali della comunità politica di appartenenza.
Un ulteriore esempio, tra i tanti, è la permeabilità del pubblico al discorso pseudoscientifico, che veicola messaggi privi di fondamento scientifico ammantandoli del lessico e del contesto - accademico, editoriale, mediatico ecc. - propri della scienza. La seduzione di questa cosmesi è evidentemente tanto più efficace verso coloro che hanno maturato un rispetto acritico e istintivo verso le insegne della scienza e dei suoi luoghi, cioè in chi ne ha più a lungo subito l'autorità nel corso degli studi. Ciò realizza puntualmente l'intuizione di Ellul: l'istruzione è necessaria per affermare l'autorità dei maestri, ma quasi mai sufficiente per verificarne gli insegnamenti. È un caso etimologico che "dotto" e "indottrinato" condividano la stessa radice (dŏcĕo), e così anche "sedotto" ed "educato" (dūco). Non è invece un caso che i cittadini più istruiti, sia per il maggior prestigio sociale di cui mediamente godono, sia per l'impalcatura simbolica dispensatagli dalla scuola, sia per un risibile e mal dissimulato orgoglio di classe, siano i bersagli non solo preferiti dalla propaganda, ma anche i più facili. e comunque e' un po' la medesima tesi dell'ironicissimo fisico quantista Richard Feynman che prendeva le distanze da una cultura un po' troppo superficiale e quindi suscettibile di essere manipolata, proprio quella che emerge dal piu' che secolare rovellio intellettuale della ideologia di sinistra e che ha come suo archetipo originario non tanto il pensiero di Karl Marx, quanto del suo massimo ispiratore ovvero quel Giorgio Hegel che ipocritamente sosteneva che il reale è razionale e il razionale reale, proprio per mettersi al sicuro da critiche fin troppo plausibili che filosofi meno inclini alla piaggeria (Schopenauer, Nietzsche, financo un Freud) avrebbero potuto muovere ad un'idiozia del genere
Non è difatti un caso che proprio gli intellettuali siano sempre stata la classe sociale più pronta ad accettare i dettami delle più feroci dittature, gli intellettuali ed anche gli artisti e oggi più che mai, la pressocchè quasi totalità degli operatori dello spettacolo e della comunicazione ( attori, scrittori, giornalisti , etc.) inverando in pieno la tematica del figlio di Thomas Mann : Klaus, con il suo romanzo Mephisto

mercoledì 1 maggio 2024

GLI ERRORI DELLA COSCIENZA

 

Il referente della coscienza, tutto sommato, specie dopo le defaillances degli ultimi anni di questo terzo millennio , per intenderci gli anni della farsa di una inesistente pandemia il 2020-21-22, si e' rivelato quanto mai effimero e inaffidabile, diciamo quello di un bambino di 7 anni, ancora molto da affinare . Riflettiamoci un po' sopra, anche il pensiero cosidetto intelligente, ovvero  Kant  Nietzsche, Schopenauer, Spengler, Evola, Guenon, con qualche modalita’ meno lampante anche Freud, Heidegger e persino qualche fisico quantistico tipo Einstein, Bohr,  Heisenberg, Schrodinger, Pauli in sodalizio con Jung nella sincronicita’, Feynman con il suo integrale sui cammini e certe suggestioni della Teoria delle stringhe e della misteriosa Teoria-M, hanno tutto sommato sempre il referente della nostra coscienza. Io ipotizzo che alla base dell'errore di interpretazione ci sia sempre tutto sommato l'apparizione della coscienza e credo di averne spiegato i motivi in parecchi articoli precedenti, pero' in termini un tantino meno generali e apocalittici  c'e' anche una delle teorie piu' distorcente di tutti , quella di Hegel, il teorico della dialettica colui che affermava che cio’ che e’ reale e’ razionale e cio’ che e’ razionale e’ reale, ovvero proprio l’antitesi, tanto per usare i suoi termini di cio’ che, specie oggi, e’ sotto gli occhi di tutti, ovvero il pieno, quasi indiscusso, dominio dell’irrazionale piu’ spinto, sul reale ridotto sempre piu’ ad una sorta di geometrale dove ci si puo’ disegnare davvero di tutto.
Paghiamo forse l’abbandono del criticismo Kantiano e le precise distinzioni fra Fenomeno, Noumeno e Cosa in se’, con l’adesione alla bugia o forse sarebbe meglio dire, alla cantonata piu’ dirompente delle costruzioni di pensiero  successive alla rivoluzione industriale e al  conseguente cambiamento epocale dei mezzi di produzione e dello stesso referente fondamentale che e’ stato trasferito dall’interno di se’ , (ovvero l’uomo) a quanto di piu’ estraneo da se’  e artefatto (la macchina) . Non sono certo io il primo a denunciare questa espropriazione del riferimento principale dall’interno all’esterno da se’ , Leibniz lo aveva osservato a proposito della sua ideazione del calcolo infinitesimale, antitetica alla costruzione di Newton, e Kant vi aveva sviluppato il suo impianto categoriale e il suo criticismo, ma ecco che Hegel si presenta con il suo Idealismo e la sua dialettica e vai con la via libera a tutte le argomentazioni atte a rimestare la brodaglia del mondo bottegaio, quello del commercio dell’economia, del profitto e di un unico solo valore : il denaro e il suo,  appunto… "valore di scambio". Smith, Ricardo, Say, Malthus, Spencer, Stuart Mill,  li hanno chiamati economisti, ed economia la loro teoria, ovvero una
 sottospecie di filosofia giustificativa dell’intrigo, dellacorruzione, del mercimonio che e’ stata chiamata liberismo, ma che non e’ neppure un legittimo ampliamento del caro vecchio “conto della serva” . Il principale errore di Marx e dei suoi accoliti e seguaci e’ stato quello di accettare le regole del gioco sia pure in una accezione di opposizione e superamento – non si può battere il Banco che ha stabilito le regole, giocherai sempre nelle sue modalita’ e proprio quando avrai la sensazione di poter vincere in realta’ sei solo stato fagocitato nel suo sistema, sistema addirittura epocale che le antiche tradizioni hanno denominato eta’ dei mercanti o del bronzo  – un qualcosa che proprio le ultime vicende di questo terzo millennio hanno enfatizzato all’ennesima potenza : una sinistra, ovvero una ideologia che in teoria dovrebbe essere la maggiore critica del sistema  capitalistico  liberista o neo-liberista che sua che si è fatta il suo maggiore alleato, anzi il servo piu’ docile, il piu’ volenteroso dei carnefici di liberta’ - accettazione incondizionata di obblighi vaccinali, di mezzi di coercizione coatta, di violenza sui dissidenti, di discriminazioni su lavori e sullo stesso vivere sociale, etc. -  roba da far impallidire altri carnefici, quelli  di Hitler come riportato in un famoso libro. Anche l’altra variante del sistema bottegaio ovvero il capitalismo incentrato sul

denaro e sul valore di scambio, il fascismo si e ‘ dimostrata inconsistente nel suo far leva un po’ fumosamente a principi di tradizione quasi sacrale che era stata la peculiarita’ del sistema antecedente ai bottegai, quella che sempre gli antichi testi di tutto il mondo ed anche il poeta greco Esiodo considerato il piu’ grande della letteratura greca arcaica assieme ad Omero avevano indicato come l’eta’ dei guerrieri o dell’argento. Ora secondo questa antica suddivisione delle eta’ del mondo  bronzo e argento sono entrambi fallaci perche ‘ in sostanza  hanno portato  sempre violenza, guerre, distruzione e sofferenza e peggio dovrebbe verificarsi se si sprofondera’ nell’ultime fasi di queste eta’, quella del ferro o dei servi, per la filosofia Indu’ il Kali Yuga  ovvero il peggio del peggio, la notte senza luce, le tenebre piu’ fitte;  ora se  prendiamo qualche mio vecchio articolo di questi miei blog,  a che cosa ho sempre accompagnato lo svolgimento di tali diverse eta’ del mondo?  Semplice! :  alla nascita della coscienza :  e’ con la coscienza  e solo con il suo diffondersi in tutte le civilta’ del mondo che assistiamo a questi principi di devastazione  che sono arrivati al momento attuale e minacciano ancora di peggiorare;  quando la coscienza ancora non aveva fatto la comparsa tra le genti umane, ma tutti i comportamenti, tutte le azioni, financo tutti i pensieri, erano diretti da un altro meccanismo neuronale, quello che  lo psichiatra e filosofo Julian Jaynes ha denominato “la mente bicamerale” nel suo eccezionale saggio titolato appunto “il crollo della mente bicamerale e l’origine della coscienza”  si aveva appunto una doppia azione del cervello : una per incamerare  significati attraverso il meccanismo della condensazione di significato di un termine e applicazione per similitudine ad un altro termine (metafora)  che si era andata ad allocare nella parte sinistra del cervello, l’altra per trasferire tutta la somma delle esperienze di comportamento (metonimia) spostando, trasferendo appunto tutti i significanti, ovvero non la semplice assegnazione del significato di un  termine, ma appunto tutto quello correlato al suo farsi costituendo appunto un  apprendimento per esperienza e continuita’ che invece si e’ andata ad allocare nell’emisfero destro dello stesso cervello  Questo stato di doppia mente, una per incamerare la  condensazione dei significati, l’altro per svolgere compiti relati all’interagire con l’ambiente ecco e’ un qualcosa di cui al contrario dello stato della coscienza, non sappiamo nulla di preciso, specie temporalmente, ed e’universalmente  considerato dalle stesse antiche fonti, come “eta’ dell’oro”. Ecco come la descrive Esiodo nel suo Poema Le Opere e i giorni:
Gli uomini “vivevano come dei”; lontani dalle malattie e liberi dal faticoso lavoro, passavano la vita a gioire e banchettare. Quando poi dovevano morire, erano “come presi da giusto sonno : la loro morte era dolce e senza affanno.Questa generazione di uomini appare la migliore: onorava gli dei, ed essi facevano sì che la terra producesse da sola i suoi frutti. La vita si svolgeva così nella più grande armonia” Ecco il punto della domanda dell’inizio : Noi ci siamo sempre riferiti alla coscienza per individuare e definire l’essenza del nostro stato della nostra stessa essenza, e se avessimo sempre sbagliato referente? Se invece di rivolgersi sempre alle eta’ dell’argento e del bronzo e paventare una terza infima eta’ del ferro, ci fossimo invece rivolti ad una eta’ dell’oro, ovvero quando una coscienza analogale non aveva ancora fatto comparsa nella biologia umana?????  

IL CAPOVOLGIMENTO DEL FUTURO ANTERIORE

il Wall Street Journal ha riportato un rapporto del governo Usa dove si afferma che "GLI STATI UNITI STANNO CAPOVOLGENDO LA STORIA, ...