giovedì 22 aprile 2021

IL VERO COMPLOTTO

 non è un articolo mio , ma è  ripreso da un certo Tom Foyle. qui sui blog specie quelli correlati al principale Lenardullier ospito interventi del genere anche per mantenermeli sotto  consultazione 

Com’è possibile che persone perfettamente intelligenti, attente e razionali si oppongano così strenuamente all’ipotesi che dei sociopatici tramino per manipolarci e ingannarci? E perché queste persone si ostinano a difendere con tale veemenza una posizione tanto insostenibile?

Bayer e CureVac esperam ter vacina contra Covid-19 no segundo trimestre | Vacina | G1

La Storia è testimone delle trame di bugiardi, di ladri, bulli e narcisisti, e delle loro devastanti conseguenze; anche al giorno d’oggi non mancano certo casi provati di corruzione e di straordinarie frodi. Sappiamo senza ombra di dubbio che i politici mentono e celano certi loro legami, che le multinazionali mostrano ogni volta totale disprezzo per le norme morali, e che la corruzione dilaga.

Sappiamo che grazie alla presenza di “porte girevoli” tra la sfera politica e quella aziendale, il sistema delle lobby, gli enti regolatori corrotti, i media e la magistratura, è praticamente impossibile ottenere la benché minima giustizia. Sappiamo che la stampa di tanto in tanto fa un po’ di rumore su questi argomenti, ma senza mai indagare con sincera determinazione.

Sappiamo che all’interno dei servizi segreti e della polizia, malefatte di portata spaventosa sono all’ordine del giorno ma che, nuovamente, la giustizia è lasciata da parte. Sappiamo che i governi maltrattano e prevaricano attivamente i cittadini, i cui diritti sono ripetutamente ignorati e calpestati. Nessuno di questi punti è controverso.

Dunque, cos’è esattamente che i negazionisti del complotto si rifiutano di accettare con tanto fervore, arroganza e presunzione? Perché questi individui, contro ogni evidenza, difendono con un sogghigno sprezzante la fragile illusione che “i bravi e i buoni” siano lassù da qualche parte e che, scrupolosi, saggi e sinceri, abbiano tutto sotto controllo e siano interessati solo al nostro bene? O difendono l’illusione che la stampa sia al servizio delle persone, piuttosto che di farabutti? O ancora che le innumerevoli ingiustizie siano semplicemente il risultato di errori, e che nulla abbiano a vedere con il tanto temuto complotto Chi, in pieno possesso delle sue facoltà mentali, si ostinerebbe a tal punto a vivere in questo mondo di fantasia?

La vera ragione di questa divergenza deriva semplicemente dall’ordine di grandezza. Chiunque fosse sinceramente interessato a capire i piani di potenti sociopatici non limiterebbe la propria indagine, diciamo, ad una sola multinazionale, oppure ad una sola nazione. E perché mai? Sarebbe normale invece aspettarsi che il medesimo meccanismo che opera in piccolo, si ritrovi poi anche risalendo la piramide del potere. Eppure, i negazionisti del complotto insistono che tutto ciò sia assurdo. Perché?

È chiaro come purtroppo le strutture sociali e legali di tipo piramidale che l’umanità ha sviluppato sono proprio il tipo di gerarchia basata sul dominio che indubbiamente favorisce i sociopatici. Un essere umano che ragioni con una mentalità cooperativa, sana ed equilibrata avrà poco interesse a partecipare alla lotta necessaria per scalare la piramide sociale e aziendale.

Dunque, secondo i negazionisti del complotto, cosa mai farebbero tutto il giorno quei 70 e più milioni di individui nati in un sistema in cui tutta la ricchezza e il potere sono in cima alla piramide, e gli aspetti più efficaci per avere successo sono amoralità e spietatezza? Forse non hanno mai giocato a Monopoli?

I sociopatici non scelgono consapevolmente la loro visione del mondo, ma sono semplicemente incapaci di comprendere perché delle persone comuni decidano di limitarsi con coscienza ed empatia, ricavandone un enorme svantaggio. Coscienza ed empatia sono tanto oltre la comprensione dei sociopatici, quanto lo sarebbe per l’umanità un mondo senza di esse.

Tutto ciò che i sociopatici devono fare per avere successo è mentire in pubblico e cospirare in privato. Non potrebbe essere più semplice di così. Ostinarsi a credere nel 2021 che il mondo in cui viviamo non è ampiamente mosso da questa dinamica è un’ingenuità sconsiderata che rasenta la follia. Ma da dove trae origine un tale impulso involontariamente distruttivo?

Da neonati riponiamo istintivamente fiducia nelle persone che ci circondano. Questa fiducia, essenzialmente, è giustificata: non potremmo sopravvivere altrimenti. In una società sana ed equilibrata questo istinto ancestrale si evolverebbe assieme all’evolversi della psiche. Con lo svilupparsi nell’individuo della consapevolezza di sé, delle abilità cognitive e di ragionamento, e dello scetticismo, questo impulso verso una fiducia innata continuerebbe ad essere percepito come un bisogno centrale della psiche. I sistemi di credenze condivise esisterebbero per far evolvere e sviluppare questo impulso infantile, rendendo consapevole l’oggetto della fiducia: valori e credenze duraturi e significativi per la società, per l’individuo o, meglio ancora, per entrambi.

La reverenza e il rispetto per la tradizione, per le forze naturali, per gli antenati, per la ragione, la verità, la bellezza, la libertà, il valore innato della vita, o anche lo spirito iniziatore di tutte le cose, potrebbero essere considerati validi principi in cui riporre consapevolmente la nostra fede e la nostra fiducia, e lo stesso vale per quei principi derivati da sistemi di credenze più formalizzati.

A prescindere dal percorso intrapreso per sviluppare una fede personale, ciò che importa qui è la comprensione di questo impulso innato attraverso la propria consapevolezza e la propria conoscenza. Io credo che sviluppare e nutrire una fede matura sia una profonda responsabilità di cui, purtroppo ma comprensibilmente, molti sono ignari.

Cosa succede, però, quando permane in noi il bisogno infantile, mai evolutosi oltre la sua originale funzione di sopravvivenza, di riporre fiducia in coloro che nel nostro ambiente sono semplicemente i più forti, i più presenti e i più attivi? Cosa succede se non esploriamo mai la nostra stessa psiche, e non ci chiediamo sinceramente in cosa crediamo davvero, e perché? Cosa succede quando il motivo per cui ci fidiamo di tutto e di tutti non viene mai messo in discussione? Quando la filosofia viene lasciata ai filosofi?

Il popolo è un bambino. Benjamin R. Barber, politologo… | by Giada Farrah Fowler | KYNODONTAS / ADOLESCENZA SENZA USCITA | Medium

A parer mio la risposta è semplice, e gli indizi di questo fenomeno con le sue caotiche conseguenze sono tutt’intorno a noi: l’impulso innato a fidarsi della madre non si evolve e non incontra né si confronta mai con la ragione (o fede matura), che permetterebbe un riequilibrio; al contrario, rimane per sempre sulla sua configurazione infantile “di base”.

Anche quando la psiche immatura non dipende più dai genitori per il suo sostentamento, il potente e motivante principio chiave che ho descritto rimane intatto: mai messo in discussione, mai esplorato, mai sviluppato. In un mondo in cui la stabilità e la sicurezza sono memorie lontane, questi istinti di sopravvivenza, piuttosto che essere ben strutturati, ponderati, pertinenti, perspicaci ed evoluti, rimangono letteralmente quelli di un bambino. La fiducia è riposta nell’entità più forte, più rumorosa, più presente e incontrovertibile intorno a noi, e ciò poiché l’istinto stabilisce che la sopravvivenza dipenderebbe proprio da questa.

In questo grande “asilo nido su scala mondiale”, la forza più onnipresente è costituita da quella rete di istituzioni che incessantemente esibiscono un’immagine di potere, calma, competenza, premura e stabilità. A mio avviso è proprio così che i negazionisti del complotto sono in grado di restare aggrappati a quell’illusione, estremamente illogica, che difendono con tanta aggressività.

Secondo costoro, superata una certa soglia nella gerarchia sociale, la corruzione, l’inganno, la cattiveria e il narcisismo misteriosamente scomparirebbero e, ad un maggiore potere corrisponderebbe inevitabilmente una dimostrazione di maggiore integrità. Fondamentalmente, quando queste povere anime illuse non riescono a dar senso alla loro visione del mondo basandosi solo sull’esperienza personale e sulla conoscenza pregressa, e si trovano dunque di fronte ad una porta sbarrata, credono che dietro quella porta ci siano mamma e papà, i quali si premurano di trovare il modo migliore per far essere felice, a suo agio e per sempre sicuro il loro adorato bambino.

Questa è l’essenza della confortante illusione alla base della mentalità dei negazionisti del complotto; queste sono le fondamenta fatiscenti su cui essi costruiscono quell’imponente castello da cui scherniscono e deridono con aria di sufficienza chiunque la pensi in maniera diversa.

Tutto ciò spiega il motivo per cui chi nega il complotto rifiuta il pensiero che l’archetipo del genitore che si prende cura di noi non esiste più, e che dietro alla porta sbarrata si celino in realtà dei sociopatici, i quali ci disprezzano profondamente o ci ignorano del tutto. Il negazionista del complotto attaccherà ferocemente ognuna di queste insinuazioni, come se ne dipendesse la sua stessa sopravvivenza. Cosa che, in un certo senso, entro la rappresentazione della loro psiche precaria e inconsapevole, è vera.

Il loro senso di benessere, di sicurezza, di conforto, e addirittura l’idea che esista un futuro, sono completamente investiti in questa fantasia (in maniera del tutto inconscia). L’infante non è mai cresciuto e, poiché questi individui non ne sono consapevoli, se non come profondo attaccamento alla loro sicurezza personale, attaccheranno con ferocia ogni cosa minacci questo aspetto inconscio e centrale nella loro visione del mondo.

Il ritornello così fastidiosamente comune del negazionista della cospirazione è: “non può certo esistere un complotto così grande”. Eppure… Le più grandi multinazionali del farmaco al mondo possono andare avanti per decenni a trattare come semplici spese aziendali la risoluzione di cause legali, per crimini che vanno dall’insabbiamento di eventi avversi ai test, a molteplici omicidi causati dalle sperimentazioni non dichiarate, da crimini ambientali di portata colossale, e da molto altro ancora. I governi fanno i più vili ed inimmaginabili “esperimenti” (leggasi crimini) sulle loro stesse popolazioni, e non ci sono conseguenze.

I politici regolarmente ci mentono senza pudore, e non ci sono conseguenze. E così via, all’infinito. A che punto, esattamente, il complotto sarebbe così grande da non poter più essere insabbiato, e perché? Io suggerisco che questo punto si posizioni proprio là dove l’abilità cognitiva del negatore vacilla, e l’istinto inconscio di sopravvivenza si attiva. In quel punto l’intelletto è sopraffatto dalla portata degli eventi, e istintivamente ci si ritrae in quella fiducia confortante e familiare, conosciuta e coltivata fin dal momento in cui le labbra del neonato incontrano il seno materno. La fiducia che sia sempre qualcun altro ad occuparsene, che quando il mondo ci appare incomprensibile, una benevola e potente autorità antropomorfa entri in campo. Noi dovremo semplicemente avere totale e incondizionata fiducia, così da ottenere eterna sicurezza emotiva. Questa pericolosa illusione potrebbe essere il fattore principale per cui mettiamo il futuro e la sicurezza fisica dell’umanità intera nelle mani di sociopatici.

A tutti i negazionisti del complotto che sono soliti liquidare chi si pone delle domande con scetticismo e spirito critico, considerandolo un paranoico dal cappellino di stagnola, contro la scienza e a favore di Trump, la domanda è questa: voi in cosa credete? Dove riponete la vostra fede, e perché? Com’è possibile che nessuno si fidi dei governi, ma voi vi fidiate delle nascenti organizzazioni di governance globalista senza farvi alcuna domanda? Questo comportamento si può dire razionale?

Se vi fidate di queste organizzazioni sappiate che, nella moderna era globalizzata, benché queste si facciano grande pubblicità, in realtà non sono altro che espressioni più grandi della versione ridotta di cui noi già non ci fidiamo. Non sono i nostri genitori e non hanno nessuna lealtà verso i valori umani. Non c’è alcun motivo valido di aver fiducia in alcuna di queste organizzazioni.

Queste organizzazioni non si sono meritate in alcun modo la vostra fiducia, se non investendo denaro in pubbliche relazioni e con appariscenti bugie. Il vero potere, come sempre, rimane nelle mani delle persone. E, al giorno d’oggi, questa fiducia malriposta e infondata potrebbe essere una delle più grandi fonti di potere presenti al mondo.

Complotti criminali su larga scala sono una realtà. Le prove sono schiaccianti. Il fine di quelli attuali è ancora sconosciuto, ma non c’è ragione di immaginare che, nella nuova era globalista, la sete di potere e di risorse dei sociopatici che vogliono perseguirlo stia diminuendo. Di certo non diminuirà fintantoché il dissenso viene deriso e censurato dai cosiddetti “gatekeepers” (ovvero i paladini di una certa ideologia), da “utili idioti” e dai negazionisti della cospirazione. Tutti questi, attaccando senza tregua coloro che cercano di far luce sulle varie malefatte, appoggiano di fatto i secondi fini dei sociopatici.

Grava su ognuno di noi la pressante responsabilità di svelare le varie trame dei sociopatici, e nessuno dovrebbe mai attaccare coloro che tentano di far questo. Ora più che mai è giunto il momento di mettere da parte gli impulsi e le tendenze infantili, e di ergersi come adulti per proteggere i bambini veri, i quali non hanno altra scelta che fidarsi ciecamente di noi.

Questo articolo ha posto l’attenzione su ciò che considero essere quella spinta psicologica profonda che fa negare il complotto. Ci sono anche ulteriori motivazioni, come ad esempio il desiderio di essere accettati, il rifuggire la comprensione e il confronto con le ombre interiori ed esteriori, la salvaguardia di un’immagine di sé che sia positiva e virtuosa. O ancora l’adozione inconscia e subdola del punto di vista del sociopatico (ad esempio, l’idea che “l’umanità stessa sia il virus”), la dipendenza psicologica dalle offese, il complesso di superiorità, i giochi di potere; un intelletto poco ambizioso e sottosviluppato che trova conferme attraverso il mantenimento dello status quo; un meccanismo dissociativo di protezione che ci convince che gli innumerevoli crimini e orrori commessi durante la nostra esistenza in realtà non stiano succedendo veramente “adesso e qui”. E, non da ultimo, anche le care vecchie pigrizia e codardìa.

Io mi sento di suggerire che, in qualche misura, tutti questi aspetti affondino le loro radici nella causa primaria che ho fin qui esposto.

Articolo di Tim Foyle

lunedì 19 aprile 2021

LE CATENE DELLA TECHNE'

 ARCHE’ - Techne? (forse è una replica dal blog principale , ma l'ho ritrovato tra i ricordi di FB per cui lo replico qui)

Lo diciamo continuamente no? “Architetto!!! cosa ne pensa di questo ambiente? “lei non sposterebbe quella parete?” e quel muro? Come lo vede?” architetto di qua, architetto di là, un titolo che ci introduce in un mondo dove il costruire si sposa all’artisticità, ed anche, questo forse di più qualche decina d’anni fa quando l’estetica, la ricerca del bello faceva ancora parte della nostra società, e delle nostre case: la ricerca di un decoro, di un arredo che dal’ambiente veniva spostato all’urbano, addirittura al territorio. Architetto e architettura, il pensiero va subito al Rinascimento: Brunelleschi, la prospettiva, S.Maria del Fiore, Michelangelo la cupola di San Pietro , e vai con Bernini e Borromini, il Barocco, la mano della fontana dei Quattro Fiumi in Piazza Navona del primo che sembrava dire “casca!!!” in merito ad un’altra cupola quella di Sant’Agnese, opera del Borromini che l’aveva disposta direttamente sopra la facciata. Eh si! la rivalità tra due grandi architetti era di prammatica nell’immaginario dell’epoca e anche di oggi, salvo a scoprire che la fontana di Bernini è posteriore alla Chiesa, e quindi come spesso accade, la rivalità è solo di fantasia come in altri specifici, quella di Mozart e Salieri nella musica, o per arrivare quasi ai nostri giorni Coppi e Bartali, Mazzola o Rivera, negli sport. Diciamolo francamente, quando si pensa al termine di architetto si fa subito associazione a termini del fare costruttivo: “l’arco?”, ecco si! Quello dei romani, acuto, a tutto sesto e poi “il tetto?”, le falde, i coppi, le tegole, c’è cosa che dia di più l’idea dell’edilizia? Niente vero? E allora eccolo lì, bello che confezionato il titolo di un professionista del costruire, forse ancora più attinente di quello dell’ingegnere che magari va a coprire più campi e difatti si differenzia nelle diverse applicazioni, o anche di quello del geometra, che quasi nessuno pensa più all’iscrizione dell’Accademia di Atene “qui non si entra se non si è geometri” ma e’ visto come un tecnico specializzato, dove la misurazione della terra induce a ben poca artisticità, e anche a pochissima filosofia. Architetto e architettura sembrano etichettati nominalisticamente ad hoc nel fare costruttivo…peccato che sia un grossolano abbaglio! Il termine “archi” non si riferisce affatto all’arco, romano o non romano, ma al termine greco “archè” che significa “origine, principio” e in quanto al “tetto” non ci sono ne coppi alla romana, né tegole alla marsigliese, ma la parola si rifà al termine, sempre del greco antico “Technè” che significava indifferentemente “tecnica” e “arte” …Architettura = tecnica o arte del principio, dell’inizio! A monte proprio a monte, ma a livello di leggenda, di Mito, che come è noto “è contro la storia” sta il furto di Prometeo, furto agli dei, della scintilla di fuoco che giustappunto inaugura l’epoca della tecnica (technè), ma inaugura anche una nuova modalità di rapportarsi col mondo, una modalità anche temporale, perché con quel furto e con quello strumento, l’uomo non soggiace più al tempo ciclico quello dell’eterno ritorno, il giorno e la notte, il caldo e il freddo, il chiaro e lo scuro, le stagioni, ma è lui in qualche modo a decidere, proprio onorando l’azione ma anche il nome del suo primo campione Prometeo che letteralmente significa “colui che pensa prima, in anticipo (particella “pro” e participio del verbo “mantano” : methes. Forse non tutti conoscono la storia di quel furto diciamo così “obbligato” Zeus più che soddisfatto del mondo che aveva creato con tutte le cose, la natura, gli alberi, i fiori, gli animali, tutto e tutti ben inscritti in un ordine precostituito, fatto di nascita, crescita, cibo, tana, procreazione, istinto, in cui ogni essere restava inscritto , aveva incaricato il titano Epimeteo, fratello maggiore di Prometeo (la particella “epì in greco significa dopo, quindi letteralmente Epimeteo è colui “che pensa dopo”) di dare però una collocazione all’ultima sua creazione: l’uomo per il quale non riusciva proprio a pensare a niente che lo soddisfacesse. Essendo “colui che pensa dopo” Epimeteo non aveva fatto altro che constatare la perfetta armonia di tutto il creato, senza però riuscire a trovare alcunché per l’uomo, ed ecco allora che Zeus aveva passato l’incarico a Prometeo. Si sa come era andata a finire, il furto, la collera divina, la roccia del Caucaso, l’aquila, insomma “Il Prometeo incatenato” un qualcosa sommamente espresso nella celebre tragedia di Eschilo “Agli estremi confini eccoci giunti già della terra, in un deserto impervio tramite de la Scizia. Ed ora, Efèsto, compier tu devi gli ordini che il padre a te commise: a queste rupi eccelse entro catene adamantine stringere quest’empio, in ceppi che non mai si frangano: ch’esso il tuo fiore, il folgorio del fuoco padre d’ogni arte, t’involò, lo diede ai mortali. Ai Celesti ora la pena paghi di questa frodolenza, e apprenda a rispettar la signoria di Giove, a desister dal troppo amor degli uomini. Che Zeus si fosse terribilmente infuriato ce lo conferma anche Platone che ci riporta un altro Mito/leggenda: l’uomo prima che quel furto di Prometeo fosse perpetrato, non era ancora diviso in maschio e femmina, ma era un tutt’uno “amphiteroi” un essere “rotondo” e perfettamente sufficiente a se’ stesso, ma dopo aver fatto incatenare Prometeo alla roccia del Caucaso, Zeus afferò un coltello e divise a metà quell’essere, una parte maschile e una femminile “ecco!” Sentenziò “ora voi sarete costretti incessantemente a ricercare la parte mancante di voi, ma non vi illudete non ci riuscirete mai” e in proposito incaricò Eros di infondere eternamente quel desiderio di ricongiunzione, destinato a non realizzarsi mai. C’è in questo secondo Mito, la perenne diatriba tra dia-ballein ( il prefisso “dia” significa disgiunzione, separazione) e “sum-ballein” (ove “il prefisso “sum” denota unione ) mentre il verbo “ballein” sta per operare, agire, essere in ballo. Tra queste due opposte istanze, l’uomo (e la donna) avrebbero trascorso la loro vita, ma avvalendosi oramai di quella nuova modalità temporale del pensare prima, in anticipo, del pro-gettare, che Prometeo con quel furto agli dei aveva oramai loro assicurato.Promèteo. A rigore potremmo dire che è Prometeo il primo “architetto” e difatti nel proseguo della tragedia di Eschilo ne abbiamo conferma, non solo per aver donato loro il fuoco e un altro tempo, ma anche per aver loro indotto lo spirito del muoversi in questo nuovo tempo, come spiega esaurientemente al “Coro” che gli domanda di quella sua pena: “Dal fissare il destin distolsi gli uomini. “CORO: Quale farmaco a tal morbo trovasti?” Promèteo: Nei lor petti albergai cieche speranze. “CORO: Gran beneficio fu questo per gli uomini”. “Promèteo: Ed oltre a questo, il fuoco a lor donai. “CORO: Il fuoco, occhio di fiamma, ora posseggono? “Promèteo: E molte arti dal fuoco apprenderanno. “CORO: E Giove, dunque, per queste ragioni… “Promèteo: Cosí m’offende, e il furor suo non placa “ Nel progettare , nel pensare in anticipo, c’è sempre difatti un alto grado di aleatorietà, non a caso il greco antico utilizza sempre un termine correlato a tale temporalità : il “Kairos”, che tradotto suona come “il tempo opportuno” e a cui viene correlata l’immagine del tiro con l’arco: una freccia può centrare il bersaglio, ma può anche mancarlo e su questo iato è fondata la efficacia del “pensare prima” che si avvale si della Technè intesa come tecnica, ma deve anche assumere su di sé le peculiarità dell’arte, ovvero di una grande abilità, che consentirà di centrare il bersaglio Ecco in tal senso il sermone di Eschilo /Prometeo “E dirò non per muovere agli uomini alcun biasimo; ma la benignità mostrare io voglio dei doni miei. Ché prima, essi, vedendo non vedevano, udendo non udivano; e simili alle vane ombre dei sogni, quanto era lunga la lor vita, a caso confondevano tutto. E non sapevano né case solatie, né laterizi, né lavorare il legno. E a guisa d’agili formiche, in fondo a spechi dimoravano, sotterra, senza sole. E segno alcuno che distinguesse il verno non avevano, né la fiorita primavera, né la pomifera estate: ogni loro opera senza discernimento era, sin che sperti li resi a consultar le stelle, e il sorger loro ed i tramonti arcani. E poi rinvenni, a lor vantaggio, il numero, somma fra le scïenze, e le compagini di lettere, ove la Memoria serbasi, che madre operatrice è de le Muse. Sotto i gioghi primo io le fiere avvinsi, obbedïenti ai basti e ai soggóli, perché ministre a l’uomo succedessero nei piú duri travagli; e sotto i cocchi spinsi i cavalli docili a la briglia, fulgidi fregi al fasto. E niuno i cocchi dei marinai prima di me rinvenne, ch’errano in mare, ch’ali hanno di lino. “ Più tecnica del principio di questa????? E difatti anche se il nome di Prometeo è andato perduto nella sua associazione all’architettura, non è andato perduto quel certo spirito verso il simbolico, quel cercare di ri-mettere insieme le cose, che la natura, lo stesso essere cercano di separare, e gioco forza ecco il costituirsi di sette, di associazioni a impronta sacerdotale, per i detentori di una tecnica e di un’arte che assurgono a sapere, correlate al fattore, forse più importante, quello del costruire, non solo case, luoghi dove poter vivere, dove poter contrarre abitudini, ma luogo d’elezione per l’associazione di individui, sempre più complessa, sempre più variegata, un villaggio, un paese, una città, un territorio , la stessa civiltà.Una delle prime sette in tal senso, anzi per quel che mi consta, la prima in assoluta è la Massoneria anche detta “Libera Muratoria” e qui il riferimento ad un qualcosa che è l’essenza stessa del costruire è assodata. Attenzione però sulla massoneria ci sono diverse interpretazioni : quella ufficiale e che in genere siamo portati ad assumere come storica che ne vede la nascita in Inghilterra nel XVI secolo, con le caratteristiche e peculiarità fin troppo enfatizzate di pura società segreta e elitaria, fatta di simbologie e rituali che hanno fatto la fortuna di innumerevoli opere romanzate e anche di film e soprattutto con l’appartenenza ad essa, più o meno accreditata, di personaggi di assoluta notorietà e importanza. In questa versione diciamo così ufficiale, in effetti sfuma il riferimento a quell’Archè cui abbiamo fatto cenno, ma in quella meno accreditata ma più rispondente al principio del sacerdozio correlato al costruire , ecco che la Massoneria come Libera Muratoria affonda la sua storia in un passato molto più remoto, che per una quasi comodità referenziale viene rappresentato dal Tempio di Salomone ….gli architetti signori del tempo progettuale, sono anche i Signori del Tempio più famoso dell’antichità. Ma chi sono questi architetti? Il nome che balza subito in evidenza è quello di Hiram sul quale questa tradizione di libera muratoria si fonda, che preferì lasciarsi uccidere piuttosto che rivelare i suoi segreti a dei profani, ma ecco che anche nelle leggende le cose si complicano, come abbiamo visto a proposito della fondazione delle città con la dolce Libuse che viene chiamata ad assolvere a diverse incombenze esplicative, storiche, mitiche e anche istituzionali. Ai tempi di Salomone gli ebrei popolo nomade e errabondo non potevano vantare alcuna tradizione architettonica che consentisse di edificare una complessa costruzione, ma ecco che Hiram è anche il nome del sovrano fenicio di Tiro, il quale lui si che poteva provvedere a fornire operai, artigiani e soprattutto architetti in grado di realizzare una simile opera. Gli Hiram dunque diventano due, che poi la successiva tradizione ha identificato in una sola, così come il Tempo di Salomone di cui non rimangono né rovine, ne documenti che ne trattino in maniera oggettiva; quindi siamo in pieno mistero, mistero di nomi, mistero di luoghi, mistero di interpretazioni, e così è destinata ad arrivare fino ai nostri giorni la setta della Massoneria, e tale continua ad essere: associazione con esponenti specie da noi in Italia più che discutibili, o grande tradizione che si rifà a tempi antichissimi, come riportato per esempio da Kipling nel suo romanzo e poi film di successo con Sean Connery e Michael Caine “l’uomo che volle farsi Re”
dove l’appartenenza alla massoneria di cui portava un ciondolo, riconosciuto da una sperduta comunità ai confini dell’Asia, nel suo rifarsi ai simboli che portava Alessandro il macedone, detto “magno” non solo gli salva la vita, ma lo fa appunto divenire Re di quella comunità!!
!???

domenica 18 aprile 2021

LA VERITA' E' UNA MENZOGNA

Utilizzo in genere questi blog correlati a quello principale come i battaglioni alpini della prima guerra mondiale Monte e Valle erano emanazioni del battaglione principale. Monte anche detti battaglioni bocia erano quelli composti da soldati di leva o richiamati fino a 30 anni, Valle erano invece composti da richiamati oltre i 30 anni e quindi erano detti "battaglione vecio" Li utilizzo perchè spesso e volentieri mi servo di articoli di altri che mi hanno colpito e che comunque riadatto al mio intendimento, senza però mai stravolgere il pensiero originale dell'autore . Nella fattispecie mi servo di una pubblicazione di Giorgio Bianchi un amico di FB di cui mi trovo assai spesso a condividere idee e opinioni che a sua volta si è servito di un altro articolo di tal Roberto Pecchioli. Di rimando in rimando un pò come la tecnica di confusione di Milton Erickson "Sai avevo un amico che mi raccontò questa storia, che gli aveva raccontato il padre che aveva un cugino che l'aveva sentita da ...." che si serviva appunto di tale espediente per confondere l'interlocutore fino a non fargli più distinguere tra realtà e racconto: L'oggetto del contendere è il distinguo tra realtà e menzogna che in questi tempi distopici ha assunto un risvolto drammatico anche per via dell'entrata in scena di meccanismi addirittura biologici di modificazione genetica. Verità, menzogna, o menzogna che diviene verità per coazione a ripetere? Forse il vero profeta fu Lewis Carroll, l’autore di Alice nel paese delle meraviglie, che inventò Humpty Dumpty, l’ometto a forma di uovo dal linguaggio incomprensibile.
Alla meravigliata Alice dice: quando io uso una parola, essa significa esattamente ciò che io voglio che significhi. All’osservazione di Alice, bambina semplice ma non sciocca, che le parole possono avere tanti significati, replica: “quando faccio fare a una parola un simile lavoro, la pago sempre di più”.Le parole diventano strumenti di menzogna per i fini più loschi e indicibili. E’ la sconfitta del principio di realtà e la sua sostituzione con la “narrazione”, imposta da un implacabile dispositivo di lavaggio del cervello la cui funzione è opposta a quella delle applicazioni informatiche che “puliscono” la spazzatura nella memoria del computer. Alla verità è sostituito il suo contrario: il grande Reset, che significa cancellazione. Penso, vedo, percepisco A, ma il dispositivo mentale traduce l’informazione al contrario: A diventa Zeta.
L’ignoranza è forza (di chi la diffonde), spiegava Orwell. L’appello morale diventa quindi il suo contrario, poiché arriva da chi mente sapendo di mentire, la peggiore delle immoralità. Forniamo un altro esempio. Nello Stato americano della Georgia, oggetto di polemiche violentissime per gli evidenti brogli nelle elezioni presidenziali,(non limitati di certo alla Georgia)  è stata modificata la legge elettorale Il broglio è un “diritto”.
Quella nuova prevede l’accertamento con documento ufficiale dell’identità del votante: la decisione della Georgia ha suscitato un’immensa levata di scudi da parte dei progressisti americani, che oggi si chiamano woke=“risvegliati” il risveglio consiste nella cancellazione della civiltà e della cultura d’origine! Ne sono banditori le grandi corporazioni industriali e tecnologiche. Ben 1.119 tra loro, tra cui Amazon, McDonalds, Microsoft, PayPal, Uber, Airbnb, Best Buy, Capitol One, Dow, Hewlett Packard, Macy’s, Starbucks, United Airlines, Pepsi, hanno dato vita a un’incredibile “Alleanza Civica” unita nel rifiuto della nuova legge elettorale georgiana.Il loro comunicato è un perfetto esercizio di stile orwelliano, il capovolgimento sfacciato della realtà. “Noi sosteniamo elezioni sicure, accessibili e incitiamo i nostri dipendenti e collaboratori a partecipare alla vita civica. Come imprese, siamo solidali con gli elettori nel nostro impegno non partigiano per l’uguaglianza e la democrazia. Riteniamo minacciosi i progetti di legge per rendere più difficile il voto “. Non conoscono la vergogna: è immorale chiedere a chi si presenta a un seggio una carta d’identità e la prova di far parte delle liste elettorali, non il broglio. Il sistema è talmente forte che non solo mente spudoratamente, ma chiama apertamente male il bene. Nello specifico, sembra una confessione di colpevolezza, la prova provata che la democrazia è oggi la più grande delle menzogne. Scelgono chi può candidarsi attraverso meccanismi preventivi fatti per escludere, scelgono gli eletti (chi riceve finanziamenti e appoggi). Ora scelgono anche gli elettori. Il prossimo passaggio – la finestra di Overton non è ancora spalancata, ma ci stanno lavorando – sarà abolire anche la pallida democrazia rappresentativa, che rappresenta non i popoli, ma l’oligarchia. O forse no, meglio che la gente menta a se stessa, credendo di vivere nella libertà. Facile ingannare se si è padroni delle carte, si dettano le regole del gioco e si scelgono i giocatori. Arduo far capire l’enormità dell’operazione e il pericolo mortale. Si sentono tanto forti da divulgare con chiarezza i loro intenti. Tanto non capiremo o applaudiremo l’imbroglio. L’Agenda 2030 dell’ONU, il Grande Reset del Forum di Davos
hanno messo le carte in tavola, ma la verità non è stata presa sul serio. Le prove sono innumerevoli, anche se a esporle ci sentiamo come Sisifo al termine della sua fatica. Sisifo era il più scaltro e astuto ingannatore, ma nell’orizzonte mentale greco, nessuno poteva sfidare attraverso la hybris, la dismisura, la collera degli dèi. La punizione fu terribile: spingere eternamente un masso dalla base alla cima di un monte. Ogni volta che raggiungeva la cima, la pietra rotolava e Sisifo doveva ricominciare l’inutile scalata. Alex Pentland, direttore del Laboratorio di Dinamiche Umane del celebre MIT (Massachusetts Institute of Technology), consigliere del Foro Economico Mondiale, di grandi multinazionali, destinatario di ingenti finanziamenti dalla maggiori ONG del mondo, ha affermato di avere la soluzione dei problemi dell’umanità. Non è un pazzo o un ciarlatano, ma uno scienziato che lavora alla modifica inconscia dei comportamenti umani. Ha formulato una nuova scienza sociale computazionale basata sulla matematica, sull’aggregazione di dati e metadati, che ha chiamato Fisica Sociale, come un testo del filosofo positivista del XIX secolo Auguste Comte. Attraverso le informazioni tratte dalle numerose fonti di raccolta di dati personali esistenti – telefoni, reti sociali, carte di credito, Internet, posta elettronica- essa permette la previsione più accurata dei comportamenti umani e sociali, superando la sociologia della conoscenza di Max Scheler, intendendola come miniera della realtà in grado di prevedere ogni nostra condotta. Il “principio di influenza sociale” permetterà di sapere perché si prendono le decisioni e di anticiparle, non tanto per coazione, interesse razionale o persuasione, ma per imitazione. Così, in base a una vaga epistemologia comportamentista, faremo spontaneamente ciò che i padroni universali vorranno. In anni più sinceri, si chiamava lavaggio del cervello. Oggi è scienza, predizione, progresso. I nuovi demiurghi cibernetici rivelano cinicamente di essere in grado di farci fare ciò che vogliono. Lo chiamano, con il moralismo peloso e invertito di cui sono maestri, “orientare le masse verso obiettivi adeguati”.
Ci riuscì assai bene anche il pifferaio di Hamelin dei fratelli Grimm. Si presentano come “filantropi”, una delle parole più sospette e invertite del nostro tempo. Apostoli del Bene capovolto, sanno di poter contare, per il successo dei loro progetti, su un’umanità rotta a ogni menzogna. Viene in mente il lupo di Cappuccetto Rosso: che orecchie grandi hai. E’ per sentirti meglio. Che occhi grossi! Per vederti meglio. La verità era nella domanda finale: nonna, che bocca grande hai. E’ per divorarti meglio! Cappuccetto Rosso se la cavò, ma era una fiaba. Se ciò che ci viene proposto – cioè imposto- ha il marchio della scienza e il respiro del progresso, lo accogliamo con entusiasmo infantile. La scienza è “verità” e pazienza se proprio la parte più alta e speculativa della scienza ha riconosciuto da tempo i suoi limiti. Pensiamo al principio di indeterminazione di Heisenberg, al teorema di incompletezza di Goedel, alla fisica quantistica che ha introdotto il concetto di probabilità e enunciato l’assurdo logico del gatto di Schroedinger, morto e vivo nella scatola, “a certe condizioni”.
Sofismi, eccesso di complessità per l’uomo postmoderno dal ragionamento binario, sequenze di zero e uno come in informatica. Facile imporre la menzogna e travestirla da verità in salsa moraleggiante. I lupi non si prendono più il disturbo di mascherarsi da nonnina di Cappuccetto Rosso. Alla luce di quanto detto, è evidente che il tema della verità e della menzogna non è un ozioso gioco di parole per filosofi o una sterile diatriba bizantina sul sesso degli angeli, ma un concretissimo strumento di inganno e dominio. Per proseguire la battaglia della verità occorrono la pazienza di Giobbe, l’eloquenza di Cicerone e il coraggio di Don Chisciotte,
poiché i giganti nemici si sono travestiti da mulini a vento. Speriamo che avesse ragione Abramo Lincoln: si può ingannare qualcuno per sempre e tutti per un po’, ma non si possono ingannare tutti per sempre.

sabato 17 aprile 2021

ANNO MENO UNO

 


Ho più volte rimarcato come la gente di sinistra, e non certo da oggi, che questa farsa di pandemia ha fatto cadere tutte le maschere di pseudo intellettualità e ancor più di  ipocrita impegno, si sia sempre caratterizzata per un dogmatismo di tipo scientista che è il più accreditato erede della religiosità alla Torquemada della Santa Inquisizione. "Non siamo mica all'anno zero" diceva uno di questi miei ex e oramai improponibili amici, riferendosi alla medicina, alla scienza sulle iper generali senza neppure un larvato accenno alla fisica quantistica  e ai suoi apparenti paradossi : la doppia fenditura , l'entanglement, l'effetto farfalla, i neuroni specchio, la relatività ristretta e generale di Einstein,  il principio di indeterminatezza di Heisenberg, l'equazione d'onda di Schrodinger, senza neppure un approfondimento alla psicoanalisi oltre quella accreditata dai rotocalchi scandalistici sul pantasessismo freudiano, senza menzione del ribaltamento del Al di là del principio del piacere, della pulsione di morte , della seconda topica, e a quell'analisi "interminabile" che indubbiamente non era in linea con la metodologia di sfruttamento consumista del capitalismo avanzato di dopo la prima e, vieppiù seconda guerra mondiale. "No che non siamo all'anno zero!..."  rispondevo tranquillo io, più di 10, forse anche venti o magari trenta anni fa " ...siamo all'anno meno uno ! e guarda non ti ci metto neppure la radice quadrata  per passare ai numeri immaginari, perchè non c'è nessun immaginario da perseguire, nè tanto meno inversione di segno che mi riporti attraverso il coniugato al Reale, e quindi ad un reale senza quel razionale, che costituisce la ridicola presupposizione di Hegel e di tutti i suoi ronzini, primo fra tutti Marx, tra i più recenti Popper e il suo esecutore pratico Soros. Siamo all'anno meno uno, negatività totale, senza se e senza ma, che fanno pensare alle avversatissime idee di Guenon, di Evola, di Eliade, ovvero un mondo come declino e non evoluzione, o come disse Juan Donoso Cortes alla Camera dei Deputati di Madrid del 1849  "la causa di tutti i vostri errori, Signori, sta nel fatto che voi ignorate la direzione della civiltà e del mondo: voi credete che la civilta' e il mondo progrediscano, in verita' essi regrediscono"

I pensatori sopraccennati hanno tutti questa verità ben chiara (involuzione e non evoluzione) al contrario degli Hegeliani, i positivisti e sopratutto la mentalità di sinistra che fa il suo esordio nel mondo in uno dei peggiori periodi storici, quello della Rivoluzione francese, e viene ratificata oltre mezzo secolo dopo, con presupponenze non a caso millantate come scientifiche, da un parvenu della filosofia con la sua stracca adesione ai principi hegeliani. La scienza acritica  che i seguaci di Marx e le sue razzaffonate teorie hanno eletto a erede del dogmatismo religioso,  e', in verità e da oltre un secolo, quanto mai fallace e relativissima (anche a non voler considerare la famosa teoria di Einstein e i vari principi della fisica), e i muri delle sue impalcature sono pieni di falle. Viene da pensare a quel "mistero delle cattedrali" che il non meglio definito Fulcanelli un secolo fa indicava come  simbolo di quanto perduto a seguito dell'affermarsi del cosidetto 
 Umanesimo, cui persino un super razionalista come l'architetto Le Corbusier gli rispondeva con il suo "Quand les Cathedrales etaient blanches"  come nostalgia di quel Medioevo, un'epoca altra, indubbiamente migliore. Oggi di certo non ci sono più cattedrali così come non c'è niente che ricordi  la coralità del medioevo ed ecco perchè la cosidetta scienza appare come una sorta di muri diroccati dove tutti hanno sparato i loro proiettili e dove non rimane che lo scheletro dell'antica rappresentatività, però diciamolo, e questo assunto lo traggo non dalla conoscenza per così dire accreditata da questa cultura, che ha dato spazio a idiozie tipo la dialettica hegeliana e il suo ciò che è reale è razionale e viceversa, per non parlare della infame teoria marxiana che si è apoditticamente attribuita il termine di scientifico a
proposito del suo ridicolo materialismo, ma lo traggo da teorie e pensieri altri, tipo i sopraccennati Guenon, Evola, Eliade e tipo anche un libro di cui ho casualmente ripreso la lettura un paio di giorni fa, ritrovandolo come occultato in un ripiano della mia libreria:  "Il mattino dei maghi" di Pauwels e Bergier.

giovedì 15 aprile 2021

HAMER: MICROBI = POMPIERI




SENTO SEMPRE IL BISOGNO DI FISSARE PIU' SCRITTI POSSIBILI SULLA FANTASTICA, TEORIA DI RIKE GEERD HAMER, DI GRAN LUNGA LA PIù IMPORTANTE SCOPERTA DEL XX SECOLO (BHE MAGARI A PARA PATTA CON LA PSICOANALISI DI FREUD) Se si conoscono le 5LB è impossibile non notare le "somiglianze" di come la "medicina ufficiale" abbia in passato "raccontato" l'AIDS esattamente come stanno facendo da un anno col presunto INVENTATISSIMO COVID19, O MEGLIO , NON INVENTATO, MA SEMPLICEMENETE UTILIZZATO UN QUALCOSA CHE C'ERA SEMPRE STATO: UNO STATO DI AFFEZIONE LEGGERO CHE HA ANCHE RISCONTRI LETALI SPECIE IN PAZIENTI ANZIANI O CON PRECEDENTI PATOLOLOGIE, I VARI VIRUS PRESENTI IN UNA BANALE INFLUENZA. VIEPPIU' SI FA SEMPRE PIù ADERENTE L'ASSOCIAZIONE VIRUS E MICROBI IN GENERE= POMPIERI. Come in pompieri in un incendio difatti i vari microbi incanalati per foglietti embrionali (in questo stralcio meravigliosamente spiegato da Hamer nel suo fondamentale libro "Testamento per una nuova medicina" ) si attivano per riportare lo stato di normalità in un corpo
Detta in due parole: STANNO UTILIZZANDO L'INTUIZIONE DI HAMER CHE ALLA BASE DI TUTTE LE PATOLOGIE C'E' SEMPRE LA PAURA, INDOTTA DA MEDIA, MEDICINA UFFICIALE MAINSTREAM ECC, PERCHÈ LORO, PROPRIO GRAZIE ALLE SCOPERTE DI HAMER, LO SANNO BENISSIMO CHE LA PAURA È UNA DELLE ATTIVAZIONI BIOLOGICHE PIÙ POTENTI IN NATURA, CIOÈ... È PROPRIO LA "PAURA DI UNA DETERMINATA COSA", CHE "INNESCA LA COSA STESSA"...
Programmi speciali biologici sensati
secondo la conoscenza della Nuova Medicina Germanica® del Dr. med. Ryke Geerd Hamer
AIDS – Come una diagnosi può uccidere!
Già nel 1987 quando l’invenzione del panico dell’"AIDS" andava a gonfie vele scrissi nel mio libro "Testamento di una Nuova Medicina", come l’"AIDS" fosse il più grande imbroglio del nostro secolo e questo per vari motivi!
L’argomento principale contro L’AIDS come "malattia" a se stante, sono le cognizioni sul sistema ontogenetico dei tumori e sul derivante sistema ontogenetico dei microbi (funghi, batteri, virus). "Come dimostrano le mie ricerche empiriche su più di 15.000 pazienti, è completamente impensabile, e addirittura molto semplice da confutare, che sia l’agire di un virus "cattivo", a voler distruggere per così dire le difese dell’organismo, indipendentemente dai processi psichici e cerebrali, come presupposto in provetta.
La regola ferrea del cancro dice che ogni cosiddetta malattia, cioè programma speciale biologico sensato della natura (non solo cancro), viene causata da una DHS (Dirk-Hamer-Syndrom), cioè da uno choc conflittuale biologico molto specifico, che nel momento stesso causa un focolaio di Hamer, verificabile con la TAC cerebrale, nel relè del cervello (HH) inerente all’organo e nell’organo causa cambiamenti corrispondenti come tumori, paralisi, disturbi funzionali, ecc.
Il sistema ontogenetico dei tumori, che trovai nel 1987, pone ogni malattia oncologica o malattia oncoequivalente secondo la sua appartenenza agli foglietti embrionali, cioè secondo i foglietti embrionali, che si evolvono già nelle prime settimane dello sviluppo embrionale umano: endoderma, mesoderma ed ectoderma.
Ad ognuno di questi foglietti embrionali appartiene dal punto di vista della storia evolutiva, una parte cerebrale specifica, un determinato tipo di contenuto conflittuale, come anche una specifica formazione cellulare istologica.
Il sistema ontogenetico dei microbi attribuisce i microbi ai tre foglietti embrionali, questo comporta:
1. che i microbi più antichi (funghi e batteri fungiformi: micobatteri) sono responsabili per l’endoderma, in parte anche per il mesoderma del cervelletto, ma in ogni caso solo per gli organi governati dal cervello antico,
2. che i microbi antichi, cioè i batteri, sono responsabili per il mesoderma e per tutti gli organi da esso formati,
3. che i giovani, cosiddetti microbi, cioè i virus, che nel senso stretto non sono veri microbi, cioè non sono esseri viventi, sono responsabili esclusivamente per l’ectoderma o per gli organi governati dalla corteccia cerebrale.
Essere "responsabile" in questo contesto significa che ogni gruppo di microbi "elabora" solo determinati gruppi organici, che hanno appartengono allo stesso foglietto embrionale, cioè che derivano dallo stesso foglietto embrionale.
Un’eccezione forma la zona limitrofa degli organi mesodermali, governati dal cervelletto, che vengono "elaborati" sia (prevalentemente) dalle micosi e dai micobatteri sia anche (meno frequentemente) dai batteri, che normalmente sono responsabili per gli organi governati dalla sostanza bianca cerebrale del foglietto embrionale medio (mesoderma).
Il momento, da cui i microbi possono iniziare ad "elaborare", non dipende, come fino ad ora tutti noi presumevamo erroneamente, da fattori esterni, ma viene comandato esclusivamente dal nostro computer: il cervello. Si tratta sempre dell’inizio della fase di soluzione del conflitto, cioè della fase di guarigione.
La bifasicità delle malattie durante la soluzione del conflitto:
Fino ad ora la cosiddetta medicina moderna conosceva circa 1.000 presunte malattie, di cui circa la metà considerate "malattie fredde" come per esempio il cancro, l’angina pectoris, la sclerosi multipla, l’insufficienza renale, il diabete, ecc. e l’altra metà "malattie calde" come per esempio il reumatismo articolare, l’infiammazione renale, la leucemia, l’infarto cardiaco, le malattie infettive ecc.
Nelle "malattie fredde" i microbi si trovavano sempre come apatogeni, cioè non causavano sintomi. Nelle "malattie calde" invece gli trovavamo sempre "altamente virulenti", cioè abbiamo sempre creduto che essi "attaccavano" un organo.
Allora credevamo che fosse importante mobilitare l’armata di difesa del nostro corpo, il cosiddetto "sistema immunitario", contro l’armata attaccante maligna dei microbi o anche contro le cellule cancerogene, che volevano annientarci. Questa idea era errata, niente di tutto ciò era vero. Dobbiamo iniziare la "Nuova Medicina" tutta da capo!
Cos’ha tutto ciò a che fare con "l’AIDS"?
Nel caso dell’AIDS il nostro interesse è rivolto ai virus. Abbiamo appreso dal sistema dei microbi causato ontogeneticamente, che anche i virus hanno un loro posto stabile in questo sistema: essi sono responsabili per tutti gli organi derivanti dall’ectoderma (foglietto embrionale esterno) e che vengono governati dalla corteccia cerebrale. Essi "elaborano" questi organi, come già detto, esclusivamente nella fase di guarigione. I loro sintomi collaterali sono: vagotonia, di solito febbre, gonfiori dell’epidermide o della mucosa, cioè tra le diverse qualità di mucose esclusivamente gonfiore della mucosa di epitelio pavimentoso! Che tali sintomi evidenti comportino senza eccezione tutta una serie di reazioni del sangue e del siero, si comprende da se.
Per quanto concerne il "sistema immunitario", questa parola spugnosa, poco definita, che viene usata dappertutto, indistintamente nella fase di conflitto attivo e nella fase di conflitto risolto, in caso di cancro, sarcomi e leucemia, indistintamente in tutte le "malattie infettive", la completa non conoscenza sulla natura delle malattie corrispondeva ad una completa incapacità di valutare e classificare correttamente la moltitudine di fatti e sintomi del settore ematologico e sierologico.
Con il cosiddetto virus dell’HIV si intendeva principalmente, se esso esiste come virus ( è stato chiamato dai suoi "scopritori" "virus dell’immunodeficienza"), che le persone colpite "dall’epidemia mortale di AIDS" morivano nella fase finale di cachessia e di panmieloftisi, cioè non potevano più produrre sangue.
Lo stesso processo troviamo nel cancro osseo o per meglio dire nel cancro di diminuzione ossea, cioè l’osteolisi nel sistema scheletrico, che comporta sempre una panmieloftisi (anemia), e il conflitto appartenente è sempre secondo la localizzazione della parte di scheletro colpito un conflitto specifico di crollo dell’autostima.
La guarigione di un tale conflitto di crollo dell’autostima sarebbe sempre la neoformazione del callo nelle osteolisi (ricalcificazione) con il sintomi della leucemia.
Se un ammalato di "AIDS" dovesse farcela a ripristinare la sua autostima contro ogni aspettativa, cade "dalla padella alla brace", se è in mano ai medici della medicina ufficiale, viene pseudo curato a morte con la chemio.
Per la completezza dovrei nominare a fondo molti argomenti contro l’"AIDS", ma in questo trattato breve non è possibile. Ne nomino solo alcuni che mi sembrano importanti.
- Nessuno ha mai osservato una sintomatologia specifica dopo una cosiddetta infezione di HIV come viene osservato per esempio in caso di morbillo o rosolia.
- Virus di HIV non vengono mai trovati nei pazienti di AIDS.
- Nella "sindrome da immunodeficienza acquisita, AIDS" è presunto un coinvolgimento dei linfociti T, dei quali solo uno ogni 10.000 avrebbe fagocitato "un frammento del virus", del quale non esistono neanche esemplari interi nei pazienti di "AIDS".
- In quanto non esiste una vera sintomatologia dell’"AIDS", si è in balia della diagnostica medica: se una persona non ha il test dell’HIV positivo e si ammala per esempio di cancro, reumatismo articolare, sarcoma, polmonite, diarrea, demenza, micosi, tubercolosi, febbre, herpes o ogni possibile sintomatologia neurologica o manifestazioni di deficit, allora si tratta di normali malattie secondo le idee correnti. Se la stessa persona però ha il test dell’HIV positivo, tutti questi sintomi sono immediatamente sintomi maligni dell’"AIDS", quasi viene da dire "Metastasi da AIDS", i quali segnalano la morte imminente e penosa del paziente di "AIDS" da compatire.
- È altrettanto strano che l"AIDS" come presunta malattia virale debba comportarsi in modo completamente diverso da tutte le altre malattie virali, le quali sono ritenute superate quando il test degli anticorpi risulta positivo.
- La cosa più strana però è il fatto, nominato da tutti i ricercatori solo casualmente e che non ha spinto nessuno ad una qualsivoglia reazione: si ammala di "AIDS" solo chi sa di essere HIV positivo o chi crede di esserlo!
Strano che nessuno ha seguito questi sorprendenti fenomeni? Conosciamo interi popoli che sono al 100% HIV positivi e non gli succede niente. Gli scimpanzé, nonostante siano HIV positivi, non si ammalano di nessun sintomo che potrebbe assomigliare all"AIDS".
Tutta la faccenda deve aver a che fare con la psiche. O meglio: Se le persone si ammalano in modo evidente solo se viene loro detto di essere HIV positive, è ora di immaginare cosa succede nella psiche di un paziente al quale è stata comunicata una tale diagnosi annientante con la prognosi del 50% di mortalità!
Sono i nostri medici talmente privi d’animo da non essersi potuti immaginare finora, cosa avviene nel paziente messo di fronte ad una tale diagnosi annientante?
Il paziente non sa che tutto ciò è campato in per aria. Il poveretto lo prende molto sul serio, anche perché tutta la messinscena avviene in un ambito molto professionale.
Copyright by Dr. med. Ryke Geerd Hamer
ED IO CHE MI ATTENGO ALLE SUE TEORIE

NULLA PER SCONTATO

 

c'è una particolarità della mia persona che atavicamente ha sempre fatto incazzare.... no, no... non tanto i conformisti, i benpensanti, al limite neppure i dogmatici fideisti che hanno sempre visto in me qualcosa di non commensurabile alla loro ignoranza e giocoforza intolleranza, quanto gli impegnati, sopratutto intellettuali, colti, intelligenti, ma infarciti di quel "Politically Correct" che ho sempre preso di mira, considerando sempre appunto "Il politicamente corretto" una forma di conformismo sopratutto verbale, che si limita a cambiare la "forma", cioè le parole, senza intervenire sostanzialmente sul problema;
un modo per rimuovere le parole ma non più di tanto i problemi: sostituire, ad esempio il termine "negro" con "di colore" quello di handicappato (già assai recente, un tempo c'era tout court, lo storpio, lo zoppo "o scemo" come diceva mia zia Adele anche nei riguardi del figlio, che era stato colpito da meningite) a "diversamente abili " o il "collaboratrice domestica " o "colf" a cameriera o peggio come diceva una mia parente ancora più lontana nel tempo, mia prozia Olga (cl.1892) : "la serva". Classico è pure il ricorso alla definizione negativa: non vedenti per ciechi, non udenti per sordi, non deambulanti per para o tetraplegici; Per me è una sorta di bizantinismo di certe definizioni che sfumano negli anni, e anche culturalmente si è assistito ad un cambiamento solo formale di contenuti: così quand'ero ragazzo io, c'era il "L'Unità non lo ha detto" dei militanti del PCI, il "vietato parlar male di..."a proposito di certe idee o personaggi, e persino sostituzioni di maniera in merito a malattie ed affezioni "il brutto male" per il cancro. lo vedi in una qualche maniera , la metafora del rasoio di Occam, è sempre informante "entia non sunt multiplicanda" e tra gli "entia" possono rientrare sia le parole, sia i pensieri, sia le convinzioni "praeter necessitatem" aggiunge la formuletta "salvo necessità" e quali sono queste necessità? bhe direi quelle di ogni nuova idea, che non deve essere rigettata o irrisa, solo perchè va contro il senso comune, va contro gli assiomi che la Società cerca sempre di propinarti (Galileo docet). Anche questo come ho detto all'inizio, mi ha fatto sempre considerare la "bestia nera" non solo dagli idiotissimi corsi di catechismo, dai quali per tre anni di fila, mi allontanarono con l'epiteto di blasfemo, ma anche da consessi belli che acculturati : "diamo per scontato che...." alt! al tempo...non diamo nulla per scontato" mi sono sempre alzato io e in questo avvalendomi anche del famoso "Milton Model" .....
"è un bene che questo sia ....quale bene? e bene per chi?" Bandler e Grinder nella loro PNL, mediandola appunto da Milton Erickson avevano dato nome a questo meccanismo di disvelare sempre la performativa espressiva "Ricerca transderivazionale" ovvero ricercare sempre la relatività e mai, proprio mai, dare alcunchè di scontato. "RICERCA TRANSDERIVAZIONALE: processo per il quale l'ascoltatore deve passare nella sua ricerca del significato. Udendo una struttura superficiale e recuperando la struttura profonda associata, la quale ha uno scarso rapporto palese di significato, o non ne ha affatto, con l'esperienza in atto dell'ascoltatore, questi attiva altre strutture profonde, con le derivazioni che vi sono associate, ottenute dal recupero della struttura profonda originaria mediante qualche caratteristica formale specificabile. L'ascoltatore, quindi effettua una ricerca attraverso più strutture profonde e le derivazioni che vi sono associate a livello di elaborazione linguistica inconscia per ricavarne un significato attinente alla propria esperienza in atto: dunque, una ricerca transderivazionale." (Bandler e Grinder I modelli della tecnica ipnotica di Milton Erickon).

Ah! ma allor tu ti rifai tecniche ipnotiche?" si obietterà.."bhe certamente! perchè la vita non è tutta una lunga, eterna, infinita ipnosi? Non si cerca sempre di manipolarci ? ed allora tanto vale cambiare disco e di certo cambierà la musica "cerchiamo non noi di venire manipolati dall'esterno, ma noi di manipolare dall'interno, l'esterno!

IL CAPOVOLGIMENTO DEL FUTURO ANTERIORE

il Wall Street Journal ha riportato un rapporto del governo Usa dove si afferma che "GLI STATI UNITI STANNO CAPOVOLGENDO LA STORIA, ...