Riporto qui un articolo del blog principale effettuando qualche variazione e qualche aggiunta sul tema Terra/mare affrontato da Carl Schmitt nel suo saggio /racconto del 1942. In termini di pura dialettica, una dialettica non pero’ della spocchia arroganza sistemica di quella di un Hegel o di un Marx, ho sempre considerato il saggio di Schmitt uno studio estremamente stimolante e rispondente alla vicenda storica, arbitrariamente tenuto sotto un certo silenzio dalla dominante mentalita’ bottegaia proprio in quanto spaventata dalle implicazioni di rispondenza storica contenute da una matrice non allineata al suo carro, ed ecco anche perche’ mi ha altresi' intrigato la rilettura che ne fanno altri due studiosi non allineati Alain De Benoist e Julien Freund, che approfittano della distinzione geo-socio-politica di Schmitt per denunciare la forte messa alle corde dell'elemento terra, quale perseguito dalla post modernizzazione attuale di stampo americano erede a tutto tondo di quello spirito bottegaio , ovvero commercio, mercato, denaro, dell'Inghilterra, giustappunto rappresentante dell'elemento mare . Oggi che siamo pervenuti all'ultimo capitolo di questa offensiva marina contro la terra (lo abbiamo visto con questi recenti mesi di pseudo pandemia , ovvero un qualcosa di totalmente inventato con il supporto dei Media praticamente da sempre al servizio della bottega e del suo mezzo di scambio, il denaro) , bisogna noi gente della tradizione, noi gente di terra che ancora non hanno perso il bene della ragione e non si sono fatti irretire dal mostro piu' terrificante esorcizzato dagli abissi dell'ignoranza-la Paura, dobbiamo re-agire, recuperare il RE-AZIONARIO, il che comporta di riuscire a comprendere la natura di un «processo di imposizione», ripetiamolo, capitalistico e della «messa a regime della ragione» che vuole obbligatoriamente «sopprime i limiti che permettono le distinzioni». Il dominio del denaro, dell’omogeneizzazione, dell’intercambiabilità generalizzata degli uomini e delle cose, caldeggiato dalle potenze del mare che Carl Schmitt, individuò minuziosamente. Carl Schmitt inizia il suo saggio ricordando le fondamenta esistenziali dell'uomo: esso è un essere di terra che calca il suolo, che dal terreno ricava la sua visione, il suo punto di vista. L'uomo, dunque, nomina Terra l'astro sul quale vive, per quanto la superficie del pianeta sia perlopiù coperto d'acqua. Dei tradizionali quattro elementi (acqua, terra, fuoco, aria), è la terra l'elemento destinato a determinare l'esistenza dell'uomo. Tuttavia, nelle più profonde memorie, l'uomo riconosce nel mare la causa prima di ogni vita. Basti pensare a Afrodite dea della bellezza, nata dalle onde del mare; oppure al filosofo Talete , che identifica il principio di tutte le cose ) l'archè)nell'acqua. . Va notato pero' che l'uomo non si esaurisce nel proprio ambiente: esso, a differenza dell'animale e della pianta (la cui esistenza è determinata dall'ambiente), può salvarsi e elevarsi a una nuova vita; può, addirittura, scegliere l'elemento al quale dedicare la nuova forma complessiva della sua esistenza storica, nel quale si organizza (può, ad esempio, passare da un'esistenza terranea a una marittima). "La storia del mondo è storia di lotta di potenze marinare contro potenze di terra e di potenze di terra contro potenze marinare". Dai tempi più remoti questa opposizione elementare è osservabile e, ancora nel XIX si usava caratterizzare le tensioni dell'epoca tra Russia e Inghilterra come lo scontro tra un orso e una balena. ICabalisti medioevali parlavano della storia del mondo come di una lotta tra Leviatano e Behemoth, dove questi ostruisce le vie di respirazione: ed è questa la rappresentazione del Blocco Navale con cui una potenza marinara taglia i rifornimenti al paese avversario per affamarlo.La storia umana è lotta tra terra e mare. A partire dagli antichi greci, passando per Roma , civiltà di terra in lotta con la potenza marinara di Cartagine, fino a pervenire a Venezia, che per cinquecento anni dominò il mare. Tuttavia, con il dispiegarsi del Nuovo Mondo, ci si rende conto della limitatezza di un potere che, come quello di Venezia, si estende soltanto sul Mediterranei . Il filosofo tedesco Ernst Kapp ha stabilito la sequenza degli imperi dal punto di vista dell'acqua. Egli distingue tre stadi di sviluppo cronologico: Potamia, età talattica, cultura oceanica.
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Potamia: cultura fluviale d'oriente (Tigri e Eufrate, Nilo -
assiri, babilonesi, egiziani);
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Età talattica: cultura dei mari interni e del bacino del
Mediterraneo (antichità greca e medioevo mediterraneo);
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Cultura oceanica: scoperta dell'america e circumnavigazione del
globo terracqueo.
Venezia, anche dopo la scoperta del nuovo mondo, è rimasta arroccata sullo stadio talattico. La pratica festiva dello "Sposalizio col mare" dimostra come questa repubblica marinara non si sentisse identica all'elemento acqua ma, anzi, dovesse rabbonire un elemento a lei estraneo. La tecnica navale della repubblica di Venezia rimase inalterata fino al suo declino (1797): conobbe solo la navigazione a remi, mentre la navigazione a vela permetteva di solcare gli Oceani Nella battaglia navale di stile antico, le navi cozzano l'una contro l'altra e si cerca di andare all'arrembaggio : si tratta, dunque, di una battaglia terrestre sull'elemento acqua, una battaglia corpo corpo (fu cosi' con l'invenzione dei rostri che Roma riusci' a vincere anche sull'elemento mare i Cartaginesi, trasformando la guerra navale in guerra terrestre). La lotta marina vera e propria si avrà con l'introduzione dell'artiglieria, ovvero i cannoni sulle navi. Nel suo suggestivo e esaltante saggio/racconto, (non dimentichiamo che che lo stile era quello didascalico rivolto alla figlia) Schmitt esamina anche i protagonisti dell'una e dell'altra fazione, ed ecco infatti apparire la balena (Leviatano), e i suoi cacciatori, che ingaggiano una lotta mortale, all'ultimo sangue Il più grande e più potente animale d'acqua del mondo, è un mammifero e respira con i polmoni; tuttavia, per l'elemento in cui vive, la balena deve essere considerata un pesce E i suoi cacciatori non erano semplici pescatori ma proprio cacciatori in grande stile; perlomeno al principio. Con lo sviluppo delle navi a motore, dei cannoni con arpioni, la battaglia si fece impari, la pesca pelagica divenne uno sterminio fatto di granate, macchine elettriche, cannoni. Prima di cio' la lotta tra balena e balenieri era una lotta mortalmente pericolosa tra due esseri viventi che, senza essere propriamente pesci, si muovevano nell'elemento mare. Ogni strumento di cui si serviva l'uomo era mosso dalla semplice forza muscolare: i remi, òa scialuppa, la fiocina, la vela. L'uomo cercava di sconfiggere la balena, che poteva distruggerne l'imbarcazione in un istante, con l'astuzia. Senza il pesce-balena i pescatori sarebbero rimasti lungo le coste; grazie alla balena vennero scoperte le correnti e il passaggio a nord. La balena e il cacciatore di balena hanno disvelato il globo terrestre, indipendentemente da Colombo e gli altri grandi viaggiatori e dagli altri cercatori d'oro.Terra e mare di Carl Schmitt rappresenta uno dei più rilevanti tentativi contemporanei di trovare una chiave di lettura alternativa per la storia del mondo. In questo caso, la dialettica tra terra e mare, interna alla strutturazione geopolitica del globo terrestre e simboleggiata dalla lotta tra le figure antagoniste del Behemot (allegoria della Terra) e del Leviatano (allegoria del Mare), due mitici mostri presenti nell’Antico Testamento, che qui individuano la differenza reale e concreta di civiltà statali radicate nella terra o tese alla conquista del mare. Schmitt delinea una concezione dualistica per spiegare l’assetto politico mondiale, strutturata in base ad una bipartizione tra civiltà di terra, o continentali, protese verso l’interno e quasi del tutto prive di tradizioni marinare, come per es. il Sacro Romano Impero Germanico, e civiltà di mare, che hanno visto nel mare più una risorsa e una possibilità di sviluppo che un rischio, come l’antica Atene o l’Inghilterra elisabettiana.
La tensione dinamica tra Terra e Mare è comunque soltanto il punto d’avvio di una riflessione che si definisce e si precisa sul ruolo della conquista del mare sulla storia universale, mediante lo sviluppo dell’arte nautica e la scoperta di nuovi mari e nuove terre, scoperta che ha avuto sempre notevoli ripercussioni sulla struttura morfologica del Nomos della Terra, ovvero il tipo di assetto giuridico e politico generale dell’intero pianeta. Terra e mare rivela la tentazione schmittiana di concepire la geopolitica al di fuori della tradizionale dialettica tra gli Stati, contemplata nella sua teoria dei Grandi Spazi, che vanno intesi come raggruppamenti territoriali più vasti delle singole entità statuali. Infatti, per Schmitt lo schema dello stato-nazione è insufficiente a spiegare fenomeni che solo nella loro correlazione con la storia del conflitto tra civiltà acquistano un significato pieno e profondo. .






