mercoledì 19 aprile 2023

DERIVATE/I.. ..COME PRESERVATIVO IMPERFETTO

 

La derivata è il tasso di cambiamento di una funzione rispetto a una variabile, vale a dire la misura di quanto la crescita di una funzione cambi al variare del suo argomento. E' grosso modo un esempio di preservare un certo valore, che potra' essere anche variabile, come ad esempio una proiezione, ma pur sempre determinabile e quindi integrabile in qualsivoglia costrutto. Cambiano pero' i valori e quindi il meccanismo non puo' a rigore dirsi perfetto , avra' sempre un margine di imperfezione, sara' quindi sempre un tantino "preservativo imperfetto" . Le proiezioni possono difatti riguardare diversi elementi; con i nostri tempi così correlati a fattori economici, uno dei valori maggiormente impiegato e' stato il denaro, e su questo sono stati fatti vari esperimenti, quasi sempre a beneficio della classe detentrice del potere, ma cosa succede se invece del danaro vengono usate altre proiezioni? ad esempio la radice quadrata di un numero negativo cioè un numero complesso "i" viene usata nel suo meccanismo di mancanza rispetto a tutto un sistema sociale ? Una classica funzione "derivata" La derivata di una funzione è una grandezza puntuale, calcolabile con il calcolo infinitesimale, cioè si calcola punto per punto e che assume il suo etimo in maschile giustappunto in quello che è successo nei mercati finanziari degli ultimi vent'anni lo sviluppo dei DERIVATI :
I derivati sono appunto strumenti finanziari complessi che, per la loro enorme diffusione sui mercati di capitali – consolidatasi nei primi anni dopo il Duemila – hanno finito per acquisire un ruolo di assoluta centralità nell’intera economia globale. Come si evince dal loro stesso etimo, i derivati non sono titoli muniti di un proprio valore intrinseco bensì derivano il loro valore da altri prodotti finanziari ovvero da beni reali alla cui variazione di prezzo essi sono agganciati: il titolo o il bene la cui quotazione imprime il valore al derivato assume il nome di sottostante (in inglese: underlying asset). C'e' da rimarcare come tutto il frasario di questi espedienti di speculazione economica sia di esclusiva pertinenza della lingua anglo sassone, ovvero quella parte di mondo che ha finito per dominare in maniera totale i mercati, il commercio, l'economia e quindi l'intero pianeta costruito a bella posta su tali principi come osservava parecchi anni fa (1942) il filosofo geo/politico Carl
Schmitt in un suo saggetto "Terra e Mare" in cui attribuiva appunto al mondo anglosassone (prima l'isola Inghilterra , poi l'Isola piu' grande l'America) la appartenenza al mondo talassico, senza confini, senza limiti quale appunto si presenta l'elemento marino, la padronanza e di riflesso la piena dominazione di tale elemento iniziata massicciamente con il Regno di Elisabetta detta la Grande nel XVI secolo e in atto ancora oggi giustappunto con il passaggio del testimone agli USA.
In linea astratta, i derivati possono assolvere tanto ad una funzione protettiva (ossia di copertura) da uno specifico rischio di mercato quanto ad una finalità meramente speculativa. Nel concreto, non può negarsi che sui mercati finanziari globali i derivati si siano affermati soprattutto quale mezzo di speculazione. Ogni derivato ha ad oggetto una previsione (o, se si vuole, una scommessa) sull’andamento futuro di un particolare indice di prezzo, come ad esempio quotazioni di titoli, tassi d’interesse, tassi di cambio tra valute diverse, prezzi di merci o di materie prime, ecc. Una delle caratteristiche peculiari del derivato è quella di essere uno strumento finanziario acquistabile sui mercati da un numero indefinito di scommettitori che non vantano alcun rapporto diretto col titolo (o col bene) sottostante o che, in altre parole, non sono direttamente coinvolti nell’operazione finanziaria dal cui andamento il prodotto derivato trae il suo valore. E’ un po’ come se a mille persone fosse concesso di accendere una polizza assicurativa scommettendo sulla possibilità che un medesimo bene reale, di cui essi non sono titolari, vada in deperimento (per furto, incendio, ecc.). Pertanto, nella pratica finanziaria è permesso a chiunque di comprare un derivato il cui valore è collegato al rischio di solvibilità di un altro soggetto (come il titolare di un prestito).In quest’ultimo caso, gli acquirenti di un derivato scelgono di scommettere sulla capacità del debitore di onorare quel determinato prestito. La conseguenza è che, se l’operazione sottostante va male per gli scommettitori, l’effetto di leva del derivato moltiplica il rischio finanziario fino a fargli assumere una portata sistemica, come in effetti sta accadendo nel corso della grande crisi che stiamo vivendo. Nel corso di questo millennio, i soggetti protagonisti della finanza internazionale sono riusciti, tramite i derivati, a scaricare le conseguenze della crisi sui settori produttivi dell’economia reale (le imprese) e sugli enti pubblici (quindi, in fin dei conti, sulla stessa collettività). Nei rapporti tra banche e clienti (imprese ed enti pubblici), si è registrata negli ultimi anni un’imponente diffusione di una ben determinata categoria di prodotti derivati, gli swap, quasi sempre presentati come utili strumenti di copertura dai rischi di mercato. Molti problemi però sono sorti in quanto la negoziazione dei prodotti swap venduti ai clienti delle banche è avvenuta per la maggior parte al di fuori dei mercati regolamentati (in inglese: Over The Counter).In sostanza, le banche in numerosi casi hanno venduto ai loro clienti dei prodotti derivati privi degli elementi standard definiti dalle autorità di mercato e con delle caratteristiche molto spesso decise unilateralmente dalle sole banche (ad esempio, negoziando strumenti derivati O.T.C., le banche hanno avuto ampio margine nel definire autonomamente elementi quali il sottostante, il moltiplicatore in euro, le scadenze di negoziazione, il movimento minimo di prezzo, i prezzi di chiusura, i prezzi finali per il regolamento, ecc.). In tale contesto, molti clienti (pubblici e privati), essendo privi della competenza tecnica necessaria per compiere operazioni di tale complessità, hanno inconsapevolmente sottoscritto dei derivati dannosi per il proprio equilibrio finanziario e in cui non si è riscontrata la giusta corrispondenza tra la struttura del prodotto e le finalità che con esso ci si era prefissati di perseguire Nel mondo finanziario esistono diverse tipologie di derivati: Swap, Options, Futures, Forwards e altri ancora, ciascuno dei quali presenta una sua peculiarità e comprende a sua volta dei suoi sottoinsiemi :

- INTEREST RATE SWAP (IRS) E’ una delle forme più diffuse di derivato finanziario. Nel suo caso, l’elemento sottostante è costituito dall’andamento dell’indice di un tasso di interesse. Le due parti (la banca ed il cliente) si obbligano ad effettuare dei reciproci pagamenti, secondo un piano di scadenze concordate, sulla base di un differenziale tra due tassi di interesse diversi (di solito uno fisso ed uno variabile) entrambi applicati ad un determinato capitale nozionale di riferimento.In linea teorica, una impresa può essere interessata a stipulare un contratto IRS per contrastare o eliminare l’incertezza legata ad un debito contratto a tassi variabili, specie in un contesto previsionale di ipotetico rialzo dei tassi: in tal caso, il prodotto dovrebbe assolvere alla cosiddetta funzione di copertura. Spesso però nella pratica si è riscontrato che le banche abbiano venduto dei prodotti IRS di scarsa o di nessuna utilità per il cliente (impresa o ente pubblico).Ad esempio, nel recente periodo triennale di tendenza al ribasso dei tassi, molti clienti sono stati paradossalmente penalizzati dal fatto di avere negoziato un IRS che, nonostante il fine dichiarato fosse quello di proteggerli da un rischio di rialzo dei tassi, li ha infine costretti a pagare alle banche dei cospicui differenziali tra il tasso fisso imposto dalla controparte e il tasso effettivo vigente al momento della scadenza (o delle scadenze) dei singoli flussi.
- COMMODITY SWAP Il commodity swap è un derivato collegato al prezzo di una merce o materia prima. Le due parti (la banca e il cliente) si accordano per scambiarsi tra loro un prezzo fisso concordato contro un prezzo variabile, da determinarsi sulla base di parametri collegati al costo futuro della merce o materia prima sottostante. Durante l’efficacia del contratto ed alla fine di ogni periodo di riferimento, si possono presentare due distinte situazioni: il prezzo variabile è più alto del prezzo fisso: la controparte pagatrice del prezzo variabile corrisponderà il differenziale, se positivo, tra prezzo variabile e prezzo fisso moltiplicato per la quantità per il periodo di riferimento.il prezzo variabile è più basso del prezzo fisso: la controparte pagatrice del prezzo fisso corrisponderà il differenziale, se positivo, tra prezzo fisso e prezzo variabile moltiplicato per la quantità per il periodo di riferimento.La funzione del commodity swap dovrebbe essere quella di garantire il cliente dal rischio di oscillazione del prezzo di un determinato bene. Detto prodotto può essere funzionale sia a chi agisce su un mercato con funzione di venditore (ad esempio, un produttore di un bene alimentare) e voglia garantirsi dal rischio di eccessivo ribasso del prezzo di una merce e sia a chi agisce come importatore/acquirente di una determinata materia prima (ad esempio, petrolio, rame, ecc.) e voglia tutelarsi dal rischio di eccessivo rialzo del prezzo della stessa commodity.
- CREDIT DEFAULT SWAP l Credit Default Swap è una sorta di polizza assicurativa emessa a copertura del rischio di insolvenza creditizia. Questo il suo schema-base: un venditore di protezione (protection seller) interviene in un rapporto pre-esistente tra un compratore di protezione (protection buyer) ed un terzo soggetto debitore del secondo (ad esempio, l’emittente di una obbligazione). Il compratore di protezione, per evitare di sobbarcarsi (totalmente o solo parzialmente) il rischio di insolvenza del terzo soggetto (definito reference entity) preferisce cedere una quota del rendimento del suo credito (ossia, di solito, una quota dei suoi interessi attivi) a favore del protection seller: quest’ultimo, in cambio di tale beneficio, si impegna ad accollarsi tutta o una parte dell’eventuale perdita che il compratore di protezione dovesse subire in caso di insolvenza del terzo soggetto (reference entity). Di recente, i CDS sono stati emessi in copiosissima quantità in relazione ai titoli del debito pubblico sovrano dei Paesi dell’area-Euro, contribuendo in misura decisiva all’ampliamento dello spread di rendimento tra i titoli dei Paesi relativamente più forti (come la Germania) e quelli dei Paesi più deboli (come la Grecia). E' Proprio questo il meccanismo che ha consentito alla Germania di far fuori prima la arretrata economia della consorella Germania dell'est, poi della Grecia e ora dell'Italia e in ulteriore proiezione, di tutti quei Paese europei economicamente più deboli (dopo Italia e Grecia : Spagna e Portogallo ) secondo il ben noto principio del "tutti possono arricchire tranne i poveri". Il mio timore qual'è ? che ad un certo punto a determinate persone (non chiedetemi chi: lo ignoro! io al momento li chiamo ancora Spectre ) sia venuto in mente che si poteva condizionare le masse non con il danaro ma con la salute di intere popolazioni, ovvero far leva su una derivata particolare : LA PAURA : la cosa aveva funzionato per quasi caso nei tempi addietro, la derivata della paura indotta su decine di milioni di persone aveva portato innegabili cambiamenti riferibili alla pandemia del 1347/48 e un po' a tutte quelle successive : quella degli anni trenta del XVII secolo subito dopo la guerra dei Trent'anni, quella ricorrenti del secolo successivo per istituzionalizzare la cosidetta rivoluzione industriale e così nell'ottocento e anche dopo la Grande Guerra del 1914-18 : a che pro?" giustappunto per favorire l'ascesa di quella eta' dei "mercanti" profetizzata da Esiodo e da un po' tutte le antiche tradizioni del pianeta, fino magari alla recentissima, anzi ancora vigente pseudo pandemia di Coronavirus, che potremmo essere semplicemente sull'epilogo di quella stessa classe che si e' cominciata ad affermata secoli fa, secondo i principi individuati da Schmitt (potenze di mare contro potenze di terra) che va
trasformandosi in una ulteriore classificazione: quella dei "Servi" ovvero il passaggio nell'ambito di un mondo concepito come un'unica grande bottega. Una risposta chiara non me la sento di darla, ma certo questa nostra quotidianità che va scivolando ogni giorno di più verso l'Orwelliano Grande Fratello, mi induce a prendere in serissima considerazione l'ipotesi che tutto questo non
abbisogni neppure di una realtà, ma solo di una sua proiezione, una mancanza che può anche essere intesa come scommessa "vuoi vedere che senza neppure una vittima in più rispetto agli anni precedenti, ti induco lo stesso effetto derivato delle grandi pandemie del passato????" impossibile!" risponderebbe la stragrande maggioranza delle persone, forse anche quelle più raffinate, " piu' che possibile invece! tu sottovaluti lo straordinario potere della più nociva delle emozioni : LA PAURA! e' lei che fa da collante, ed e' lei la derivata piu' pericolosa, non di contorte leggi economiche, ma della stessa essenza umana

lunedì 10 aprile 2023

INCLUSIONE ED ESCLUSIONE TRA DESTRA E SINISTRA

 

Mi trascrivo un pezzo di Homo Sacer di Agamben anche se debbo essere sincero il riferimento ad un pensatore come Badiou mi contraria. E' ben noto che io non considero possibile alcuna cultura se promanante da ideologie di sinistra, in quanto tutte fondate sul principio della preminenza economica, anzi dell'economia in se' e dei suoi tristi strumenti, il denaro, il mercato, il valore di scambio, il commercio, la mentalita' bottegaia, latori di un unico principio di distinzione nella congerie umana . Per me la unica e vera cultura deve rifarsi allo spirito, alla tradizione e anche in una certa accezione di "sacro" tutta pero' da definire e non a squallide imitazioni del conto della serva di Foucoltiana memoria (o dobbiamo rifarci a Eco?) quali si evincono dalla pseudo filosofia di Hegel e dai suoi piu' o meno, mediocri seguaci o imitatori : dai cosidetti economisti liberisti Smith, Ricardo, Say, Malthus, e anche dagli ancora piu' pseudo critici radicaleggianti del tipo di Marx, Hegel e appunto lo stuolo di pensatori cosidetti Marxisti . riporto comunque lo stralcio solo per rispetto e stima di Agamben e perche' questa distinzione tra appartenenza e inclusione mi intriga, e' come una sorta di rasoio di Occam : ecco perche' mi preme ripensare, appunto come fa Agamben in Homo Sacer alle nostre categorie esistenziali cercando quella distinzione tra vita naturale e vita politica (zoè e bios) che puo' essere anche applicata all'uomo come essere vivente e l'uomo come soggetto politico . Nel diritto romano arcaico homo sacer era un uomo che chiunque poteva uccidere senza commettere omicidio e che non doveva però essere messo a morte nelle forme prescritte dal rito. È la vita uccidibile e insacrificabile dell’«uomo sacro» a fornire qui la chiave per una rilettura critica della nostra tradizione politica. Quando la vita diventa la posta in gioco della politica e questa si trasforma in biopolitica, tutte le categorie fondamentali della nostra riflessione, dai diritti dell’uomo alla democrazia alla cittadinanza, entrano in un processo di svuotamento e di dislocazione il cui risultato sta oggi davanti ai nostri occhi. Seguendo il filo del rapporto costitutivo fra nuda vita e potere sovrano, da Aristotele ad Auschwitz, dall’Habeas corpus,  alle Dichiarazioni dei diritti, il libro di Agamben cerca di decifrare gli enigmi  che il nostro secolo ha proposto alla ragione storica. Fino a vedere, nel campo di concentramento, il paradigma biopolitico nascosto della modernità in cui città e casa sono diventate indiscernibili e la possibilità di distinguere tra il nostro corpo biologico e il nostro corpo politico ci è stata tolta una volta per tutte. Ecco dunque il passaggio ove viene citato un personaggio altro come Badiou che tuttavia in una accezione che puo' trascendere quello della trista ideologia cui fa riferimento possono ritrovarsi degli elementi come ho detto interessanti e intriganti , giusto come un rasoio di Occam che operi per inclusione oltre che per esclusione, ovvero un po'
secondo la falsariga della stessa formulazione del principio "entia non sunt multiplicanda..... e quell'apparire dell'eccezione.... quel "praeter necessitatem" Badiou sara' si marxista e questo gioca a suo sfavore pero' va rilevato come sostanzialmente sia stato un pensatore che e' riuscito a sviluppare un'ontologia del molteplice capace di delineare una teoria del soggetto utilizzando la teoria degli insiemi , diciamo una sorta di parallelo con lo psicoanalista cileno Ignacio Matte' Blanco che con gli stessi insiemi e i principi di inclusione e esclusione e passaggio nella categoria dell'infinito ha delineato la funzione simmetrica dell'inconscio, giustappunto l'Inconscio come insiemi infiniti."Nella teoria degli insiemi si distingue fra appartenenza e inclusione. Si ha inclusione quando un termine è parte di un insieme, nel senso che tutti i suoi elementi sono elementi di quell’insieme (si dice allora che b è un sottoinsieme di a) Ma un termine può appartenere a un insieme senza essere incluso in esso (l’appartenenza essendo la nozione primitiva della teoria) o, viceversa, esservi incluso senza appartenere ad esso. In un libro recente, Alain Badiou ha svolto questa distinzione, per tradurla in termini politici. Egli fa corrispondere l’appartenenza alla presentazione, e l’inclusione alla rappresentazione (ri-presentazione). Si dirà, così, che un termine appartiene a una situazione, se esso è presentato e contato per uno in questa situazione (in termini politici i singoli individui in quanto appartenenti alla societa'
Si dirà, invece, che un termine è incluso in una situazione, se è rappresentato nella metastruttura (lo Stato) in cui la struttura della situazione è a sua volta contata come uno (gli individui, in quanto ricodificati dallo Stato in classi, per esempio come «elettori»), Badiou definisce normale un termine che è, insieme, presentato e rappresentato (cioè, che appartiene ed è incluso), escrescenza un termine che è rappresentato, ma non presentato (che è, cioè, incluso in una situazione senza appartenere ad essa), singolare un termine che è presentato, ma non rappresentato (che appartiene, senza essere incluso) Nello schema di Badiou essa introduce una quarta figura, una soglia di indifferenza fra escrescenza (rappresentazione senza presentazione) e singolarità (presentazione senza rappresentazione), qualcosa come una paradossale inclusione dell’appartenenza stessa. Essa è quel che non può essere incluso nel tutto a cui appartiene e non può appartenere all’insieme in cui è già sempre incluso. Ciò che emerge in questa figura-limite è la crisi radicale di ogni possibilità di distinguere con chiarezza fra appartenenza e inclusione, fra ciò che è fuori e ciò che è dentro, fra eccezione e norma. Il pensiero di Badiou è, in questa prospettiva, un pensiero rigoroso dell’eccezione. La sua categoria centrale, quella di evento, corrisponde infatti alla struttura dell’eccezione. Egli definisce l’evento come un elemento di una situazione tale che la sua appartenenza ad essa è, dal punto di vista della situazione, indecidibile. Esso appare, perciò, allo Stato necessariamente come escrescenza. Il rapporto fra appartenenza e inclusione è, inoltre, secondo Badiou, segnato da un’inadeguazione fondamentale, per cui l’inclusione eccede sempre l’appartenenza (teorema del punto di eccesso). L’eccezione esprime appunto questa impossibilità di un sistema di far coincidere l'inclusione con l’appartenenza, di ridurre a unità tutte le sue parti" Dopo Badiou sempre nel libro di Agamben troviamo una accenno alla
tesi kojèviana, sulla fine della storia e sulla conseguente instaurazione di uno stato universale

omogeneo che come dice Agamben " sembra presentare molte analogie con la situazione epocale che abbiamo descritto come vigenza senza significato (questo spiega gli odierni tentativi di riattualizzare Kojève in chiave liberal-capitalista). Che cos’è, infatti, uno Stato che sopravvive alla storia, una sovranità statuale che si mantiene oltre il raggiungimento del suo telos storico se non una legge che vige senza significare? Pensare un compimento della storia in cui permanga la forma vuota della sovranità è altrettanto impossibile che pensare l’estinzione dello Stato senza il compimento delle sue figure storiche, poiché la forma vuota dello Stato tende a generare contenuti epocali e questi, a loro volta, cercano una forma statuale divenuta impossibile (è quanto sta avvenendo nell’ex Unione Sovietica e nell’ex Jugoslavia). All’altezza del compito sarebbe oggi soltanto un pensiero capace di pensare insieme la fine dello Stato e la fine della storia, e di mobilitare l’una contro l’altra. È in questa direzione che sembra muoversi - anche se in modo ancora insufficiente - l’ultimo Heidegger, con l’idea di un evento o di una appropriazione ultima  {Ereignis), in cui ciò che viene appropriato è l’essere stesso, cioè il principio che aveva finora destinato gli enti nelle diverse epoche e figure storiche.
Ciò significa che con l  'Ereignis (come con l’Assoluto hegeliano nella lettura di Kojève), la «storia dell essere giunge alla fine » (Heidegger 2, p. 44) e, conseguentemente, la relazione fra essere e ente trova la sua « assoluzione ». Per questo Heidegger può scrivere che, nell’Ereignis, egli cerca di pensare «l’essere senza riguardo all’ente», il che equivale a nulla di meno che provare a pensare la differenza ontologica non più come una relazione, essere ed ente al di là di ogni possibile rapporto. .

IL CAPOVOLGIMENTO DEL FUTURO ANTERIORE

il Wall Street Journal ha riportato un rapporto del governo Usa dove si afferma che "GLI STATI UNITI STANNO CAPOVOLGENDO LA STORIA, ...