Ho piu' volte osservato che tutto il male del mondo, tutto il coacervo di malignita' e devastazione e' del tutto ascrivibile all'affermarsi della coscienza come modalita' specifica di interazione con l'ambiente naturale e con il contesto sociale: pero' questo assunto e' valido solo dopo il 1976, quando usci' il saggio che mi convinse al 100 % su tale tesi : prima, per la cronaca il Il tentativo piu' concreto di spiegare l' assunto della malignita' umana restava probabilmente quello di Erich Fromm nel suo saggio del 1973 "Anatomia della Distruttivita' umana,
dove criticando le due principali interpretazioni sulla origine del male, quella istintivista di Konrad Lorenz, che si rifa' alla natura e quella comportamentale di Skinner che invece pone in primo piano il contesto sociale e il relativo condizionamento, Fromm distingue nell'uomo due tipi di aggressività , nettamente diversi fra loro: Il primo tipo, benigno-difensivo, è comune a tutte le specie animali ed è l'impulso filogeneticamente programmato ad attaccare o fuggire quando sono minacciati interessi vitali. Il secondo tipo di aggressività , maligno-distruttivo, è proprio invece della nostra specie: privo di scopi biologici o sociali, è una delle passioni dell'uomo, come l'amore, l'ambizione, la cupidigia. Riferendo e integrando, in una lucida sintesi, le scoperte sull'aggressione accumulate dagli studi di neurofisiologia, di psicologia animale, di paleontologia e antropologia, Fromm libera la visione della distruttività umana dal matrimonio forzato con gli istinti e mostra in quale misura essa è determinata dalle condizioni sociali e a sua volta le influenza. A ben vedere le pulsioni a controllare, sottomettere, torturare, la violenza il sadismo, la necrofilia, sono delle specificita' unicamente umane e quindi interessanti solo la nostra specie che quindi debbono addursi ad una qualche modalita' neuronale e comportamentale univoche che si appuntano sulla coscienza questo derivato del linguaggio articolato e specifico solo della specie umana impostosi non piu' di tremila anni fa con le sue modalita' metaforiche e metonimiche (condensazione e trascinamento direbbe il Freud de L'interpretazione dei sogni, ma anche De Saussure nel suo Corso di Linguistica Generale e perfino Lacan nel suo infinito Seminario) . Pensiamoci bene. tutta la nostra storia che comincia appunto ad uscire dalle nebbie dell'indistinto grosso modo tremila anni fa con le scoperte della scrittura grosso modo nel X secolo avanti Cristo, le imprese ha non solo condizionato ma totalmente delineato la presenza dell'uomo nel pianeta lasciando nel mistero piu' fitto quello che era stato prima dell'affermarsi della sua modalita' come "essere al mondo" un mistero reso ancora piu' impenetrabile da inquietanti e del tutto inspiegabili reperti che lascerebbero supporre una durata di questa diversa modalita' d'essere, enormemente piu' lunga (si parla di decine di migliaia, ma perfino di centinaia di migliaia di anni), da cui questo imprecisato, ma senza dubbio, molto piu' lungo periodo si e' soliti attribuirlo alla "Eta' dell'Oro", quella di cui parla Esiodo e anche gli Yuga della filosofia indù. mistero su mistero, impenetrabilita' totale ai possibili scenari anteriori a...... Fino al 1973 anche io debbo ammetterlo la pensavo di concerto a Fromm , ma tre anni dopo nel 1976 apparve un libro, dove viene precisato nel dettaglio in che cosa consista questa famigerata "coscienza " l'autore era uno psichiatra americano Julian Jaynes che per sua stessa ammissione dichiarava di aver dedicato l'intero percorso culturale della sua vita ad affinare le tesi della sua scoperta  |
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La prima domanda che l'autore si fa e' proprio: : "Che cos’è la coscienza? come dice lui stesso nella prefazione «questo teatro segreto fatto di monologhi senza parole e di consigli prevenienti, dimora invisibile di tutti gli umori, le meditazioni e i misteri, che continua ad aleggiare, come oggetto inafferrabile, nella ricerca scientifica e filosofica" Cosi' comincia lo straordinario percorso del libro "Il crollo della mente bicamerale e l'origine della coscienza " con un Jaynes, che non vuole soltanto mostrarci che cosa la coscienza non è (attraverso una disamina devastante delle teorie correnti sul tema), ma che cosa essa è e come è nata, in un intreccio audacissimo fra neurofisiologia, teoria del linguaggio e storia. Il punto di partenza è qui la divisione del cervello in due emisferi. Sappiamo che uno solo di tali emisferi (generalmente il sinistro) presiede al linguaggio e domina la vita cosciente. Qual è allora la funzione dell’altro emisfero, legato da molteplici nessi all’emozione? Chi abita, chi ha abitato quell’«emisfero muto», del quale oggi riconosciamo di sapere così poco? La tesi di Jaynes è che l’emisfero destro sia stato abitato dalle voci degli dèi e che la struttura della «mente bicamerale» spieghi la nostra irriducibile divisione in due entità: divisione che un tempo fu quella fra «l’individuo e il suo dio». La coscienza, quale oggi la intendiamo, sarebbe dunque una forma recente, faticosamente conquistata, che si distacca dal fondo arcaico della «mente bicamerale». Con un’analisi serrata di testimonianze letterarie e archeologiche, soprattutto mesopotamiche, greche ed ebraiche, Jaynes disegna il profilo della «mente bicamerale» in quanto fonte dell’autorità e del culto, quale si è manifestata nella storia delle grandi civiltà. E, all’interno di essa, individua lo sviluppo di un’altra forma della mente, che prenderà il suo posto dopo un «crollo» dovuto a fattori interni ed esterni. Tale crollo separa per sempre il mondo arcaico da quello che diventerà il nostro. È questo il punto in cui Jaynes situa «l’avvento della coscienza» (intesa nel senso moderno), ultima fase di un lungo processo di «passaggio da una mente uditiva a una mente visiva». Ma la bicameralità della mente non per questo scompare: tutta la storia è traversata da una nostalgia verso un’altra mente, tutta la nostra vita psichica testimonia numerosi fenomeni, dalla possessione alla schizofrenia, che a quell’altra mente rinviano. Ciò che noi chiamiamo storia è «il lento ritrarsi della marea delle voci e delle presenze divine». Ma la nostra mente a quelle voci e presenze continua a riferirsi, anche se non sa più come nominarle e ascoltarle. La dominanza dell’emisfero linguistico non riesce a cancellare l’altra metà del cervello. Così la coscienza continua a essere, come scrisse Shelley a proposito della creazione poetica, «un carbone quasi spento, che una qualche influenza invisibile, come un vento incostante, può avvivare dandogli un transitorio splendore», anche se «le parti coscienti della nostra natura non sono in grado di profetizzare né il suo approssimarsi né la sua partenza». Il libro apparve in Italia solo nel 1984 ovvero 18 anni dopo la sua prima uscita negli USA e la sua lettura debbo ammetterlo ha rappresentato per il sottoscritto che aveva appena superato il Processo di Individuazione Junghiano con tanto di attivazione degli archetipi dell'inconscio collettivo (Persona - Ombra- Anima) una sorta di disvelazione stabilendo una modalita' di essere al mondo non imperniata sul linguaggio (appunto la mente bicamerale ovvero la suddivisione per aree di compertenza del cervello umano : una (la sinistra ) preposta all'adattamento tout court caratterizzato da metafore e cioe' analogie che appunto caratterizzano la formazione di un linguaggio e un'altra metonimica, che utilizza la parte destra del cervello, che trascina la somma delle esperienze acquisite previa la formazione di suggestioni allucinatorie e che non consente la formazione di una metafora di se' stesso in situazione all'ambiente, cioe' un "analogo io " Ebbene si questo eccezionale saggio di Jaynes dovrebbe essere preso a sorta di "principio di tutte le cose " per un mondo che tenta spasmodicamente di esaurire le malefatte della coscienza (guerre, miseria, interesse particolare, mentalita' bottegaia, capitalismo, etc.), assieme ad un altro grande capitolo della conoscenze umana (tra le poche cose sfuggite al rullo compressore della coscienza) che interessa piu' in soggettiva la vicenda dell'essere umano : la sua salute e integrita' rispetto ad un ambiente che lo impegna e anche a disciplinare l'effetto di quel famoso "analogo io" ovvero la metafora di se' stesso in situazione che nel corso dei suoi tremila anni di storia (corrispondenti all'eta' dell'argento (guerrieri) e poi a quella di bronzo (mercanti ) ha imposto regole e convinzioni che hanno aggravato tale integrita' - ovvero non solo le azioni platealmente negative, tipo la guerra o la speculazione economica, ma anche quelle disposizioni apparentemente benefiche , tipo la scienza, la medicina, l'igiene, e tutte quei precetti e norme di comportamento apparentemente istituiti per il benessere personale, ma in realta' fortemente iatrogene in quanto ipocrite e buoniste (il famigerato "lo facciamo per il vostro bene!"). Quindi oltre ad un qualcosa che effettivamente spieghi come siamo arrivati fin qui , abbiamo bisogno di un qualcosa che ci dica come mantenerci il piu' possibile integri e adatti alle sfide che il mondo ci pone innanzi, cercando cioe' di mantenere al massimo grado la salute, il benessere, quindi abbiamo bisogno di una medicina, il cui unico farmaco sia però se stessa, senza andarlo a ricercare altrove, piu' o meno frammentato in mercificazioni e quindi meno che mai in tutte le operazioni che hanno rivestito e rivestono a tutt'oggi un marchiano interesse per pochi, che erroneamente e del tutto inopportunamente qualcuno continua a chiamare elites o filantropi. Ebbene questo qualcosa e' una medicina certamente, ma non la medicina cosidetta ufficiale che si e' letteralmente identificata negli interessi commerciali di societa' anzi vere e proprie lobbies del farmaco che oramai dominano totalmente il panorama mondiale . Lo abbiamo visto solo pochi anni fa, come queste lobbies abbiano cercato di imporre la la loro volonta' distopica praticamente su tutto il mondo sollevando a bella posta la paura delle masse con i collaudati mezzucci di virus inventanti e pandemie inesistenti; la medicina che ci serve e' un qualcosa di totalmente nuovo che innanzi tutto non persegua quell'errore fondamentale di separare pensiero e corpo, ma anzi faccia proprio leva su tale sintonia per trovare gli elementi di una sua applicazione. Il nome di Rick Geerd Hamer salta subito prepotentemente alla ribalta con le sue 5 Leggi Biologiche che hanno in effetti sovvertito dalle fondamente i principi della medicina. Ho fatto numerosi, anzi direi numerosissimi articoli su Hamer e la sua rivoluzione biologica per cui
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rimando a questi, per una conoscenza al dettaglio di ogni singola legge e ai suoi meccanismi di traduzione dallo psichico al somatico previo un accurato studio della filogenesi della vita, che passando all'ontogenesi si appunta sulla embriologia e la distinzione in foglietti embrionali
Credo di aver individuato un distinguo nella manifestazione dei...stavo a dire, sintomi, ma non sono sintomi, non avvengono in presa diretta sul fattore conflittuale, ma diciamo così, in differita, quindi sono "simboli" e il loro significante non sta lì a disposizione per essere condensato, ma piuttosto scivola indietro nel tempo (qualche volta anche avanti) e si sovrappone con altri simboli, anche provenienti da altri foglietti embrionali che hanno ontogenicamente innescato la reattività (un pò come il funzionamento del conscio e dell'inconscio coi due meccanismi privilegiati del linguaggio : la metafora e la metonimia) : quindi potremmo convenire che il fattore di disagi principali ed altri secondari nonchè recidive, costellazioni e anche binari (chi ha la fortuna di conoscere un pò della teoria di Hamer, mi comprende) risiede in una sorta di scansione temporale di tali simboli che si!!!...sono ovviamente simboli (e non sintomi ) di conversione corporea. Ecco difatti che un bruciore alla bocca dello stomaco non è mai in sintonia immediata con una frustrazione sul lavoro, un dolore ai reni con problemi di rischiare di perdere la casa e neppure fitte di ernia ad una delusione, ma ecco , li procede segue, così come una tossettina che magari ti innesca quella mancanza di respiro , ma che subito dopo, dopo aver compiuto il suo lavoro di disturbo che ti polarizza e incanala l'attenzione, se ti distrai scompare. Affascinante eh!? il funzionamento dei foglietti embrionali che poi altro non sono che la modalità filogenetica, ricapitolata dall'ontogenesi che perviene alla specializzazione di tutto il sistema cerebrale, appunto in parti più o meno evolute, preposte alla risoluzione dei vari conflitti, scanditi nel tempo, dell'essere al mondo, ed anche del "non essere". Avevo dapprima ipotizzato che l'ernia e le fitte a stomaco, fianchi, schiena all'altezza dei reni, fossero tutti da addurre ad un originale conflitto del boccone (sporco) quindi imputabile al foglietto embrionale dell'endoderma (il piu' arcaico) , messo in gioco dalla annosa diatriba con esponenti familiari in relazione ad appunto "sporchi" interessi economici, un boccone che per le implicazioni appunto di insudiciamento di tutta una serie di credenze, non si riusciva a mandare giù e si cercava di sputare. Ero stato propenso a ritenere di tutta una infiammazione dell'intero tratto del colon, che si muoveva appunto nei vari tratti del suo sviluppo, ma sempre in riferimento ad un unico foglietto embrionale, quello dell'endoderma, innescato sempre da quella DHS per dirla alla Hamer, ma la cosa mi appariva strana per via del suo frequente ripresentarsi, e a risoluzione oramai bella che assimilata anche volendoci mettere la crisi epilettoide. No! c'era qualcos'altro e devo dire la rilettura dei testi originali di Hamer, che ad una prima lettura mi erano sembrati non solo ostici, ma anche presupponenti ed un titinin spocchiosi, si è rivelata illuminante: in questi difatti è analizzata al dettaglio la distinzione dei foglietti embrionali ed è chiaramente intesa la frequentissima possibilità che questi vadano mescolandosi in una stessa parte del corpo, che può avere parti di altri foglietti (un esempio classico proprio i rivestimenti parietali del colon e dello stomaco che hanno diverse composizioni a secondo del loro riferimento evolutivo - sempre quella benedetta ontogenesi ricapitolante la filogenesi - e quindi non un solo conflitto a monte dell'affezione, ma molteplici: quello del sentirsi più o meno adeguato ad un certo contesto, di avere paura di non farcela (foglietto embrionale del mesoderma recente) , quello della protezione e del "nido" che mette in gioco l'ectoderma e quindi anche i reni e, se la cosa è più pronunciata, anche il cuore e le coronarie. Succede un pò la stessa cosa sul fatto delle metastasi del cancro, che sono intese come una specie di diffondersi dello stesso male, ma in realtà altro non sono che nuove conflittualità, spesso e volentieri innescate da diagnosi infauste che innescano la paura; certamente non un fantomatico diffondersi dell'affezione, ma neppure un qualcosa di reiterato (la cosidetta recidiva) o un binario, ma differenti conflitti che innescano differenti foglietti embrionali, magari dello stesso organo corporeo. E’ proprio vero che la medicina di Hamer, come dicono gli Spagnoli è da denominarsi “Sagrada” = Sacra, in quanto qualcosa di veramente sacro in ambito di nosologia ma anche alla fin fine di cura, perché se è pur vero che “sapere di cosa si soffre non esclude il soffrire” come dicevano Epicuro ed Epitteto, e’ evidente come disporsi in termini di conoscenza ed accettazione rispetto al proprio corpo e al diverso funzionamento degli organi, rappresenta una conquista dell’intelletto umano che vale la meta finale dell’alchimia, la pietra filosofale, l’illuminazione , la Grande Trasformazione. Superare determinate discrasie sopratutto di una poco reale separazione mente-corpo, di metodologie fondate su protocolli nosologici quanto mai riduttivi, di inaffidabili procedimenti statistici e di diagnosi basate sul puro caso o su di una supposta “sfiga” con peculiarità più o meno genetiche, dovrebbe essere l’imperativo categorico di questo inizio terzo millennio e non certo quello di lasciarsi irretire dal solito terrorismo mediatico delle infami classi al potere di questo mondo mercantilistico e bottegaio, che si avvalgono dei più spregevoli mezzi di convinzione (paura e denaro) messi in atto con stucchevole periodicità in questa Età dei Mercanti coi suoi servili esecutori ( mentalità sinistrorsa e pecoronismo delle masse). Quindi piu' che mai adottare le 5 Leggi di Hamer e il suo "testamento biologico" che ci ha lasciato come seconda modalita' essenziale per disporciad un ritorno dell'eta' dell'oro, secondo i parametri cui abbiamo fatto cenno e che a me piace definire di "futuro anteriore" il "sara' stato" della ri-assunzione di una tradizione un po' evoloniamente individuata anche in una sua non proprio effettiva tradizione, come modalita' preferenziata per dar luogo ad un altro av-venire
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