mercoledì 8 ottobre 2025

RACCONTO DI COLLASSO D'ONDA

be’ si mi debbo riportare a quel marzo del 1963, in quel di Palermo dove il pomeriggio ero solito andare al cineme per godermi uno dei miei adorati film dell’orrore con Vincent Price attore che mi coinvolgeva in una maniera  parallela a tutto il gran parlare di mia nonna Lucia su mio nonno Mario  classe 1888 colonnello degli alpini di cui dall’ottobre precedente,  e cioe’ da quando mi ero trasferito a Palermo per fare il salto e conseguire la licenza media,  mi rimpinzava la mente di suggestioni, atmosfere, ricordi, episodi e quant’altro . Vincent Price  infatti somigliava molto a mio nonno che con quel suo aspetto imponente , i baffi e una certa espressione trasognata che potevo cogliere dalle poche foto che mi rimanevano di lui o forse chissa’ da quella comunanza tutta permeata di inconscio cui erano legati i miei primissimi ricordi . Cinematograficanmente parlando i film della Hammer del regista Corman,  giustappunto con interprete quasi fisso Vincent Price,  avevano avuto una sorta di precedente e parallelo, anzi
probabilmente superiore, interesse nel film di Stanley Kubrick Lolita  per via della sua protagonista Sue Lyon che pur non essendo canonicamente il mio tipo di fascinazione femminile, così biondina un po’ slavatella, chissa’ per quale motivo, senza dubbio legato alla modalita’ di talento particolare di come l’aveva presentata il suo autore, si era andata dall’ottobre del 1962 a  fissare nel mio immaginario erotico femminile in maniera dirompente; non solo ero andato a vedere e rivedere il film numerose volte , ma avevo comperato il libro di Vladimir Nabokov da cui era stata tratta la trama, leggendolo da cima a fondo  e mi ero andato affascinando ad ogni passo  cercando poi il raccordo alle scene del film : James Mason- Humbert Humbert che metteva lo smalto sui piedi di Sue Lyon  l’apparire di lei nel giardino con la musichetta di Lolita ya ya, il perfido Peter Sellers-Quilty  e caricando il tutto con la musichetta di Lolita ya ya di cui  ovviamente avevo subito acquistato il 45 giri. Così ci eravamo affacciati al 1963 e quindi all’entrata nei 15 anni, con una pausa per le vacanze natalizie  passata a Napoli e poi a Roma rivedendo il mio caro amico Paolo Letizia. Diciamo che l’onda procede tranquilla , un po’ l’onda di D’Annunzio che sciaborda, ma ancora non arriva al collasso ed io continuavo così questa vita un po’ noiosetta  vivacizzata solo dal vissuto nei film , Corman, Lolita, ma anche alcune pieces che mi avevano davvero entusiasmato Il Sorpasso con Gassman e Trintignat , Agente 007 licenza di uccidere e poi le canzoni: oltre Lolita ya ya, anciora il Tous les garcons et le filles di Francoise Hardy,  Speedy Gonzales cantata da Pat Boone ma anche nella versione di Peppino di Capri, il Re dei pagliacci di Neil Sedaka, Alla mia eta’ e Come te non c’è nessuno di Rita Pavone  a ridosso di oramai quello che doveva accadermi nel marzo 1963 mentre guardavo il film I racconti del terrore  in particolare l’episodio del barile di Ammontillado  con Vincent Price e Peter Lorre , al cinema teatro Politeama dove cominciai a sentirmi male; male forte all’uscita dal cinema mentre cominciava ad imbrunire,  superata la piazza mi avvio per la via  Liberta’ lungo il basso muretto con la cancellata ed il malore si fa spasmodico, non riesco neppure piu’ a camminare, debbo sedermi sul muretto e tenermi sulle sbarre di ferro per non cadere “come faro’ ad arrivare a casa , se financo il raggiungere la fine del marciapiede mi sembra una impresa impossibile. Non so quanto tempo passo’, di certo la sera si era fatta ormai buia con il cielo color inchiostro, e tutto lo scenario era ravvivato dalle strisce dei fari delle automobili nelle due direzioni bianche e rosse  e dalle insegne dei negozi accese.  Come feci non so,  ma alla fine arrivai in vista del portone  che era chiuso, quindi eravamo oltre le otto, quasi certamente le nove, tant’è che appena riuscii ad arrivare al terzo piano e suonare il campanello , mia nonna gia’ stava strillandomi contro quando si accorse del mio stato .  “Cristo quarantuno e mezzo di febbre “ Cosa diamine puo’ essere?” Chiama subito il dr.Zappulla ! “Amico di famiglia sebbene la ora tarda il dottor Zappulla si presento’ di li’ ad una mezzoretta ma io quasi non lo avvertii perche mi ero addormentato e riuscivo solo a produrre gemini . La diagnosi che arrivo’ solo nella mattinata seguente dopo che lui mi aveva prelevato un campione di sangue  fu davvero curiosa : Parotite, ovvero orecchioni, si proprio quelli che aveva il mio vecchio amico Nino prima ancora che divenne tale e cioe’ prima del 1953, quando girava con un panno avvolto a nodo sopra la testa …. “e come diavolo li hai presi gli orecchioni “ mi fece mia nonna  “che poi mi pare siano una malattia di bambini non di giovanotti come te ?” A scuola non era possibile perche essendo un istituto privato per riparazione anni scolastici , si era solo in 5 me compreso, altri due maschi e due femmine tutti , che ci presentavamo per la licenza media e nessuno di loro aveva minimamente a che fare con una malattia simile . Be’ certo all’epoca non solo non conoscevo Hamer e le sue 5 leggi biologiche di correlazione tra mente e corpo  o Groddeck e la psicosomatica che correlava i sintomi corporei al vissuto , ma ero del tutto ignaro di qualsiasi rudimento di medicina, pero’ c’era stato un precedente nell’ottobre del 1959 in cui  avevo avuto dei sintomi spaventosi tutti di immaginazione, niente di reale, che mi avevano pero’  terrorizzato di avere la tubercolosi Donde era venuta quella misteriosa affezione  che senza neppure la presenza di malattia conclamata mi aveva fatto dimagrire in una maniera impressionante, mi impediva di mangiare, letteralmente mi irretiva la stessa vita facendomi svegliare nella paura che di certo non sarei arrivato alla sera . Passai mesi di inferno, tutti immersi in questa paura della malattia che allento’ la sua presa solo con l’arrivo dell’estate e in particolare nel corso di una vacanza in Svizzera , dove nella cittadina di Interlaken incontrai un vecchio professore svizzero coltissimo e ossequiato dal personale dell’albergo, che oltre a Parlarmi dell’origine di Frankestein  proprio li’ in Svizzera vicino Ginevra nella Villa Diodati , mi disse alcune frasi che di getto innescarono una veloce guarigione cosi’ come era stata veloce la affezione, immaginaria  o reale che fosse. Del tutto inconsciamente mi venne di stabilire una sorta  di nesso tra quella fantasia e la presente sintomatologia che pero’ questa volta aveva una nosografia precisa : orecchioni con tanto di gonfiore prima da una parte e poi dall’altra della mascella che mi conferiva un aspetto davvero da film dell’orrore . Non era una nozione precisa, ma anzi lasciava ampio margine alla fantasia, al mistero e anche a quell’orrorifico di cui ero sempre piu’ interessato. Le componenti restavano sempre oscure, che cosa poteva essere successo in quel recente paeriodo si da indurre delle reazioni così appariscenti. Lo vedi non avevo nessuna nozione di medicina, non parliamo di psicosomatica  o di qualsiasi illazione sull’interrelazione tra mente e corpo, pero’ avvertivo,  così come sensazione che c’era qualcosa di misterioso , di inquietante  sotteso allo stato di affezione, che qualche giorno dopo si incanalo’ in maniera dirompente anzi direi travolgente sulla  figura di mio nonno innescata
da un fascicolo a puntate, sul settimanale Oggi, della Storia degli alpini, scritta dal giornalista Silvio Bertoldi  di cui mia nonna ci mise per così dire il carico da dieci, chiedendomi “Bertoldi come?” “Silvio perche?” feci di rimando “perche’” rispose prontamente “potrebbe essere parente di un commilitone  nell’altra guerra di tuo nonno,  Eugenio Bertoldi che abitava a Napoli e credo ancora ci abiti, dato che aveva uno studio di avvocato” Davvero? “ risposi interessatissimo “ si lo incontrammo al raduno degli alpini che quell’anno, mi pare il ’32  si tenne a Napoli e ci frequentammo per parecchio tempo, la figlia aveva l’eta’ di Rita (sorella minore di nonna Lucia, cl.1923) e diventarono amiche  avevano fatto la guerra insieme nello stesso battaglione e anzi raccontava sempre che tuo nonno lo salvo’  che era rimasto sospeso in un costolone di roccia mentre sotto stavano passando gli austriaci, tirandolo su di forza  con un unico  movimento del braccio, capirai Mario aveva una forza incredibile, faceva l’estensore con 5 molle, era un vecchio canottiere e anche un campione di ginnastica . La febbre era scesa precipitosamente così come improvvisamente era apparsa,  ma non erano cessati gli effetti soprattutto estetici della malattia , e non era cessata la fascinazione verso la figura di mio nonno così come si evinceva dai ricordi di nonna Lucia, che anzi complici quei fascicoli degli alpini ( ero riuscito a far recuperare dal giornalaio che conoscevo bene  i due numeri precedenti del settimanale  Oggi contenenti i primi due , mentre  il quarto e ultimo usciva  mi pare il giovedi successivo all’inizio della malattia ) si era accentuata in maniera parossistica indirizzando tutto il mio interesse verso qualsiasi aspetto della sua vita. Mi era successa qualcosa di simile, ma con molta meno veemenza , nel 1959 con Elvis Presley , grosso modo nello stesso periodo in cui si era presentata quella fissazione con la tubercolosi , il che rendeva il tutto piuttosto trubolo, anche per un ragazzino di neppure 15 anni, che pero’ si sentiva in qualche modo come coinvolto in qualche cosa di ….be’ proprio misterioso no, ma insomma di un tantino inquietante, si. “Come mai mi succedono queste cose?” si questo, ricordo bene, me lo andavo chiedendo mentre misuravo il gonfiore  che si era spostato all’altra mascella . Nella forzata permanenza a casa  di questi trubolissimi orecchioni e’ ovvio che i racconti di mia nonna su mio nonno si andavano facendo  sempre piu’ approfonditi: i raduni del Corpo cui non mancava
 mai, oltre a Bertoldi altri commilitoni come lo scrittore Paolo Monelli, il Generale Gastone Gambara che avrebbe ritrovato a Lubiana nel ’43, l’alpino Antonio Valsecchi  che forse era l’unica persona al mondo che da  vivente si era visto dedicare un monumento per aver lanciato un masso ai nemici, durante la guerra di Libia nel 1912, quindi   il richiamo al battaglione Saluzzo  dove c’era stata anche lei Lucia tra bagne caude e Barbera, le lettere dall’Etiopia dove era con la Pusteria con il grado di 1° capitano, poi la Libia da Maggiore e il comando dei Presidi avanzati di Giado e Gadames, li’ erano andate anche lei Lucia e mio padre Lucio  bambino  , l’incontro con l’antico commilitone Italo Balbo divenuto Governatore nonche’ Maresciallo dell’Aria, la Sahariana, gli stivaloni gialli, la mantelle e poi metti a tutto questo l’appropriata Colonna Sonora :  canzoni , canzoni e ancora canzoni  dal Capitan de la compagnia a Ti ricordi la sera dei baci, Di qua’ di la’ del ponte, Dove sei stato mio bell’alpino, canzoni cheUn cambiamento di personalita’ così profondo  non aveva alcun riscontro ne’ eguale , pero’ a ben vedere non era tanto un cambiamento cioe’ un nuovo stato, quanto il ritorno ad un precedente stato che non ricordavo con la coscienza, ma che sembrava iscritto in un qualcosa di molto ma molto piu’ profondo e che si manifestava con sensazioni, anzi vere e proprie emozioni estatiche..., un qualcosa che le parole non potevano descrivere. Così mi ero rimesso in piedi e sgonfiatasi anche l’altra parte del volto, ero anche timidamente uscito per la citta’. Prima destinazione la libreria  Ciuni in via Maqueda e quelle piccoline in locali angusti  su per il Cassaro verso la Cattedrale, per cercare libri e notizie sugli argomenti che ruotavano attorno ai tempi del mio fortissimo referente : la Grande Guerra, l’era Umbertina, il ricordo del Cuore,
le uniformi militari, ed anche la grande stagione della   canzone napoletana, il Cafe’ Chantant, il tutto per differita,  attraverso una attribuzione familiar nominalistica. Si sa pero’ cercando cercando si incontrano anche cose che magari non erano previste e che magari scuotono il sistema della personalita’ solo apparentemente unilaterale,  così ecco una vecchia edizione de Il Piacere di D’annunzio che mescola le cose, mette quell’attrazione che si era  provata per la Lolita piu’ di Kubrick che di Nabokov , e l’appiccica al pieno del periodo da te referenziato  :
1889 appena un anno dopo la nascita di nonno Mario, di poi la canzone “O surdato ‘nnammurato ” che Lucia aveva assicurato essere la canzone preferita  di nonno Mario . Come vedi si abbisognava sempre di dare una colonna sonora alle emozioni. Ci si rimette fisicamente e si prende in esame anche quella forza,  ricorrente nei racconti di nonna Lucia, ma piu’ di due molle nell’estensore non si tendono, e intanto sempre piu’ serpeggia quella attrazione verso il femminile che si misura in concreto nell’invito ad una festa da ballo assieme a Vittorio Gagliardi   dove ci sono picciottedde belle fresche e profumate, e  dove la bruttina Rita Pavone canta Alla mia eta’  che appena fuori si corre a comperare il 45 giri . Un ritorno a roma per Pasqua dove si rendono partecipi gli amici Paolo Letizia e Marco Fiorellino di quel nuovo stato  che ha nel secondo un correlato nell’adesione al Movimento Sociale in quanto c’è stata in lui una adesione appassionata al fascismo di Mussolini, propiziata da un vicino di casa  che conosce bene anche lui il signor Tedeschi ragazzo del ’99 che aveva fatto la
Grande Guerra  e anche la Marcia su Roma,  dove aveva la tenda vicina a quella del Comandante Costanza Ciano medaglia d’oro. Incetta di foto di nonno Mario anche accaparrate nella visita in casa di zia Olga a via Novara da cui si traggono altre notizie, foto subito fatte riprodurre da Luxardo   con negativo su lastra, in primis quella da Sergente sul cucuzzolo della montagna targata 1915  che aveva accompagnato tutta la sua infanzia e poi quella a ritratto con il cappello con la penna bianca  ed anche una carpita a zia Olga con l’uniforme di Sottotenenete ottobre 1915 e il 5 del reggimento ben netto sull’aquila argentea. Dallo stracciarolo biondo di cui aveva parlato Lucia per cercare di recuperare il cappello che era
stato venduto assieme a tanti altri cimeli alla morte  e poi in visita alla tomba al Verano dove erano cadute la lettera M e la cifra dell’uno, sicche’ si poteva leggere solo “.ario  .888” La realta’ e’ sempre diversa, molto piu’ deficitario della fantasia . Ritorno a palermo e impegno per la stretta finale dell’esame di licenza assolutamente indispensabile se si vogliono continuare gli studi e a questo punto lo desidero spasmodicamente per diventare anche io ufficiale degli alpini , un po’ come la foto quasi preparatoria che faccio a Villa Glory cercando di scimmiottare quella del 15. A Maggio a Palermo e’ gia’ estate e lo si vede anche dall’abbigliamento delle ragazze che incede a sandali senza calze, magliette leggere, gonne appena un tantino piu’ corte del solito ;  a Mondello c’è chi fa i bagni e io non me la mando  a dire… e a proposito anche nel fisico il cambiamento e’ notevole e fortemente lusinghiero, mi ritrovo misurandomi dietro la porta ben 5 centimetri piu’ alto, dall’1,73 del  marzo,  all’1,78 di quei primi di maggio e in piu’ fisico asciuttissimo , vita sottile e il peso di 65 chili, per una visione d’assieme decisamente  accattivante: niente piu’ faccia tonda, niente fianchetti debordanti, gambe affusolate, detta papale papale e in dialetto palermitano:  "un picciotto troppo toco". Solita incetta di libri, perlopiu’ a carattere storico, con una forte crescita culturale, ma come detto cercando qua e la’ capita spesso di imbattersi in qualcosa di diverso , una strada che non era ancora stata battuta. Si ritrova un pomeriggio alle prese con dei libri che aveva comperato a Napoli  nelle librerie di Port’Alba e tra questi ce ne era uno che non ricordava il perche’ della scelta,
riportava il titolo “ Delirio e sogni nella Gradiva di W. Jensen” e sopra il nome dell’autore  che curiosamente era spezzato “Sigm.” cui faceva seguito il cognome Freud  “forse ho pensato che questo sigm. possa essere Sigmund e allora potrebbe essere il famoso Sigmund Freud…”  mi dissi , che ovviamente non avevo mai letto, ma conoscevo solo di nome :  un medico che aveva scoperto qualcosa di molto grosso a livello mentale, ma di piu’ non avrei saputo dire. Non so come non so perchè, mi misi a leggere questo volumetto stampato su carta grezza e con la dicitura Casa Editrice V.Edilson-Napoli, che saranno state le quattro del pomeriggio e alle otto ora di cena ancora non riuscivo a staccarmi dalle sue pagine ...  “e’ in tavola, vieni” gridava Lucia “ un secondo, appena un secondo” ribattei cercando di ultimare quella lettura che letteralmente mi andava ammaliando. Il famoso Sigmund Freud che avevo sempre pensato essere un autore per addetti ai lavori, difficilissimo da capire,  aveva spiegato con una assoluta naturalezza e grande semplicita’ la fascinazione per i piedi femminili nella fattispecie ascritta ad una statua antica in un movimento particolare del camminare, cosa che avevo provato in molteplici occasioni : di realta’ come nel piede e  le stringhe  dei sandali alla schiava della bellissima Laura a via Nicolo’ o nella molto piu’ grande e fascinosa  Letizia su nella sua casa in via Sebastiano Veniero , dove le medesime stringhe se le era avvinte al piede e al polpaccio,  sopra la mia  coscia  facendomi  letteralmente uscire di testa, malgrado i miei  9 anni ;  o anche nel virtuale cinematografico di cui le recenti scene di Sue Lyon in Lolita che ho accennato. Ulteriore Sensazione di svolta se non epocale, certamente personale, mai un libro mi aveva fatto compenetrare in tal modo e questo Sigmund Freud era davvero una qualcosa di straordinario per come aveva descritto quella mia  antica, direi quasi archetipa  fascinazione , tant’è che l’indomani andai alla ricerca di qualche altro suo  libro  e c’è da dire la fortuna aiuta non solo gli audaci, ma anche chi cerca perche’ giusto giusto mi imbattei in un altro saggio che rappresentava un’altra faccia del mio cammino conoscitivo davvero costitutiva :
TOTEM E TABU’, dove  prendeva di petto il peccato originale, quello per cui fui allontanato dai corsi di catechismo  per la prima comunione nientemeno nel lontano 1956 subito dopo la famosa nevicata,  e lo spiegava  con la solita maestria e semplicita’  dissolvendo in pochi minuti uno dei miei piu’ grandi arcani di conoscenza : Il peccato originale come uccisione del padre a mo' dei gruppi di animali per sostituire l'elemento dominante  . “Minchia se me lo leggo questo Sigmund Freud, mi sa che arrivo a capire tutto di me stesso anche della tubercolosi e degli orecchioni !” e così eccomi in quel maggio e giugno oramai ad un pugno di giorni dagli esami che andavo a sostenere alla scuola Giovanni Verga in via Maqueda  alle prese oltre che con le materie scolastiche anche con il rileggere Totem e Tabu’ quindi Il sogno d’infanzia di Leonardo, il motto di spirito e la psicopatologia della vita quotidiana  e approcciare l’interpretazione dei sogni che invero trovavo pesantuccio e poco abbordabile.  Nove Giugno compleanno dei 15 anni,  ero riuscito ad invitare per dei ripassi,  la compagna di studi Elianna, magrolina, un anno in meno di me che gia’ in classe lì nell’istituto che era in fondo alla via Liberta’ quasi alla Statua,  le mettevo sempre il braccio sulla spalla e mai lei lo aveva tolto. Mi aveva portato un regalino e poi ci eravamo messi a ripassare matematica e
scienze, di li’ a poco il braccio era tornato sopra la sua spalla ma questa volta le prospettive erano che  che sarebbero potute essere altro …mi ero andato allenando a baciare facendolo sulla mia mano perche’ avevo paura che potessi sbagliare dato che non l’avevo mai fatto e così  quando le nostre labbra arrivarono maledette vicine, proprio questione di millimetri, non ebbi esitazione e lo feci…be’ guarda non voglio dire, ma azzarderei ….con una certa maestria! La venne a prendere la madre verso le sette  e io ero pazzo di gioia perche avevo baciato,  e con tanto di lingua,  una ragazzetta. C’era un modo migliore di festeggiare i 15 anni?????    Lucia  cantava ricordandone ogni strofa come quelle   napoletane  e io imparavo  velocemente .

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