domenica 14 marzo 2021

IL CUORE E LE SUE EMOZIONI

 

Il libro "Cuore" di Edmondo De Amicis,c'è la tendenza in questo periodo di revisione buonista e sinistrorsa di considerarlo una summa di retorica patriottarda e indubbiamente un titinin melenso lo è ; sarà !!!!! però essendo stato il mio primo libro in assoluto, non riesco a dirne male, anzi..... probabilmente solo un romanzo di Thomas Mann o un saggio di Freud, ha avuto tanto impatto nella mia vita. Quanto ho pianto, di nascosto, leggendo le varie novelle, il piccolo scrivano fiorentino, dagli Appennini alle Ande, il tamburino sardo e quanto mi sono identificato con il protagonista Enrico, raccordandovi tutta la mia classe microcosmo di macrocosmo delle elementari, la Marinelli, bhe c'è da sottolinearlo, la maestrina dalla penna rossa, il più bravo che aveva anche un nome simile Di Legge invece di De Rossi, e Garrone, non c'era anche lui in classe? il più grande e protettivo Lunadei! Franti era Gnocchetti che una volta diede un morso sulla mano alla Marinelli, e c'erano tutti gli altri, uno per uno, come scolpiti e incarnati, Nobis che era Inzitari che veniva accompagnato
dall'autista, Precossi, uh se ce ne erano di simili a Precossi, il Muratorino che faceva il muso di lepre e che non posso non identificare in Scannavino, che anche a me sfotteva di sovente e poi c'era Votini con il padre che aveva combattuto nel famoso Quadrato di Villafranca e riconosciuto da Umberto gli aveva stretto la mano e quegli l'aveva subito porta al figlio per fargli sentire sentirne ancora il calore (una scena/immagine che per me è rimasta indelebile, perchè vedi, nei miei sogni iperproibiti, del tutto impossibili, c'è sempre l'immagine di un Re buono e giusto cui raccordarsi,e Umberto è quanto mai idoneo a ricoprire tale ruolo; poi magari ci mettiamo a leggere e ci documentiamo su quell'Ordine di Savoia dato al Gen. Bava Beccaris, ed allora l'incanto si rompe, ma non si rompe l'emozione che aveva suscitato quella scena. No non c'era la campagna del '66, il Quadrato di Villafranca, in realtà la criminale incompetenza dei due generali comandanti in capo Cialdini e La Marmora che propiziarono la disfatta di Custoza nella mia infanzia, però c'era la mia casa di Via Nicolò V che era un museo della prima guerra mondiale e anche in parte della campagna d'Etiopia per via di mio nonno, come me Mario Nardulli, che vi partecipò in entrambi come ufficiale degli alpini la prima nel battaglione Monte Suello del 5° alpini(Sottotenente, Tenente e Capitano) la seconda nella 5^ divisione Valpusteria (1°Capitano, poi Maggiore cte della X Colonna Salmerie ) e ci fu per poco tempo all'esterno nel '56-58 una ragazzo che abitava a fronte del mio palazzo n.50, di cui ricordo solo il nome Filippo che aveva un padre vecchissimo che portava sempre un copricapo tipo Garibaldi, tutto ghighirogato, per coprire il cranio su cui si diceva c'era la terribile cicatrice di una pallottola Dum dum che aveva ancora conficcata nella testa;
ebbene anche questo vecchissimo padre di un compagno di classe, aveva preso come Umberto a Custoza, la medaglia d'oro e fu portata in un cuscino da un drappello di Granatieri al funerale che passava per via Nicolò, quando morì (si disse, perchè un pezzo di quella pallottola Dum Dum gli era esplosa in testa). Dopo quel suggestivo funerale con la bara avvolta nel tricolore e la medaglia d'oro in un cuscino amaranto che portava un
sottotenente e che mi lasciò una duratura impressione. La madre di Filippo che era una specie di Governante del vecchio signore dalla quale si diceva che quegli aveva avuto un figlio, e che era stato indotto a sposare, se ne andò con quel mio antico compagno di scuola di cui non ho mai saputo più nulla.

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