tutto è opinabile, d'accordo, però trovo che la discrepanza tra cose brutte e cose belle sia enorme...le ,malefatte dell'essere sono cento milioni a uno, perchè vedi una "pizzica" con una a piedi nudi, coi veli e sudata, i violini, i tamburelli, le canzoni più belle, le donne più belle, le fanciulle in fiore, un bel culo, un bel paio di tette, una foto di Hamilton e anche, chessò, un Lagavulin, un caffe al Gambrinus, una Marlboro rossa, la pipa, un sigaro, una "polevka" dentro il pane, una birra appena spillata e anche un panorama da sturbo, un'architettura di Michelangelo o di Frank Llojd Wright, sono un'inezia rispetto all'orrore del quotidiano e anche dello storico (guerre, miseria, pestilenza, malattie, crudeltà, intolleranza...insomma il cosidetto "necessario") La gente ha sempre ipotizzato un futuro "migliore" che però non solo non si è mai realizzato, ma semmai è andata sempre peggio, forse per questo, ecco... a livello personale la parola "futuro" non mi è mai piaciuta; ho cercato di metterci quell'anteriore che perlomeno sottendeva una sorta di correttivo per renderlo meno aleatorio, il "sarà stato", ma la cosa mi fa, tanto per cambiare, riflettere.... "Come in uno specchio" filmava Bergman e Lacan ci costruiva una delle sue prime teorie, e riflettendo con quel tanto di indugio, che sempre Lacan raccomandava, " bhe" mi sono detto "se questo anteriore è quello che dà un minimo di corrispettivo a questo futuro, cosa succede se, a livello personale (il discorso di riflessione è sempre personale) prendo solo questo anteriore, cioè il passato? Uuuuhhhh! ma che dici? sei un reazionario, uno che non guarda avanti, uno negativo....sicuri che sia sempre stato così? Io che fin da ragazzino sono stato fortemente influenzato dalla Grecia classica, ho scoperto che i greci antichi non avevano questa concezione del futuro come sorta di illusione catartica, anzi la pensavano in maniera diametralmente opposta, non il futuro che semmai rappresenta un progressivo deterioramento dell'essere, ma il passato è depositario di tutto il bello e il buono del mondo e dell'altro mondo. Riflettiamo ancora, l'uomo in ogni tempo ha sempre cercato un riferimento che potesse dargli una qualche certezza in questo mondo che in tal senso è alquanto avaro: per gli antichi greci c'era il mito dell'eterno ritorno, ovvero della cosidetta "età dell'oro"Per le ancora più antiche comunità c'era il Kairos, che suona un pò come "il tempo opportuno" o magari il "sacrificio sacro" il Potlac che scongiurava l'accumulo ovvero quello che in termini anche pre-psicoanalitici era detta "la parte maledetta" poi è venuto il concetto di Platone con quel suo distinguo tra spirito e materia, tra una cosa che vale e una che non vale, immettendo il giudizio che giocoforza è qualcosa che separa, che disgiunge, ovvero "dia-ballein= dia-bolico" mandando a farsi benedire il simbolico che era invece quello che ri-univa" ri-metteva insieme" = sum-ballein,. le varie religioni, specie quelle monoteiste, hanno perseguito tale concetto fino ad arrivare ad una vera e propria dia-rchia (la intendo come separazione dal "principio") e arriviamo belli diritti alla cosidetta rivoluzione industriale dove la separazione non riguarda più solamente specificità umane, ma immette un elemento "altro": la macchina! Ecco quindi che il riferimento non è più con noi, ma fuori, in un meccanismo suscettibile di rotture, aggiustamenti, adattabilità e quindi più che mai orientato verso un futuro che può essere sempre accomodato, rabberciato, ma che abbisogna di un continuo anelito a superare se stesso: nasce il mito dell'eterno futuro, quello escatologico, non a portata e che nessuno vedrà mai. Non si guarda più al volo degli uccelli, nè si estraggono le viscere degli animali sacrificali, ma si armeggia tra puleggie, viti, e motori, per pervenire all'oggi, dove tra digitale, informatico, Bit e Byte e mettici tutti i termini che vuoi, l'uomo è sempre più marginale, di fatto sempre più estromesso dal suo destino in cui non può far altro che ineggiare a "quel giorno di domani" che non arriverà mai
sembra una modalità di coniugazione spazio/temporale laddove ci si muove tra futuro anteriore e calcolo infinitesimale ove limiti, derivate e integrali sono proiezioni di numeri negativi (ovvero numeri immaginari)
domenica 4 aprile 2021
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