Questo articolo è un po’ il seguito ma anche un punto di vista più personale del tipo di storia che ha portato alla crisi dei valori più che altro di razionalità prodotto dalla attuale farsa di pandemia, identificandola anche con un cedimento appunto della razionalita’ a scapito di una immotivata paura del proprio stato di salute. La famosa formula di Hegel “cio’ che è razionale è reale, ciò che è razionale è reale” che già eventi come le due Guerre mondiali , i Gulag di Stalin, ma soprattutto l’olocausto degli ebrei da parte del nazismo , avevano messo in crisi, si è definitivamente dissolta a fronte dell’impressionante aumento di farse e menzogne perpetrato da pochi magnati con la fissazione di un grande resettaggio di tutta la popolazione mondiale che si sono avvalsi dello strapotere dei cosidetti mass media per operare un convincimento appunto delle masse all’insegna di un terrorismo sanitario, avvalendosi altresi’ di una stretta cooperazione subordinata della cosidetta mentalità di sinistra erede del marxismo e anche altre istanze genericamente populiste. Una mentalità che si è prestata ad assumere quel ruolo di volenterosa carnefice che era stato adottato per gli sgherri della piccola e media borghesia tedesca, in merito allo sterminio degli ebrei e che nel quadro più generale, addirittura mondiale dell’attuale contingenza, ha assolto con appunto tanta entusiastica partecipazione da far indurre il sospetto che non solo il marxismo, ma tutto ciò che attiene al populismo e a quei generici aneliti di giustizia sociali, nascondino, o anzi abbiano sempre nascosto in verità una profonda frustrazione di non far parte dei giochi di potere e quindi una incrollabile invidia per non essere ammessi al festino, sicchè quando per la prima volta ciò è avvenuto, sia pure in modalità di assoluta dipendenza ….ecco che…. Si è configurato lo scenario attuale del secondo decennio del terzo millennio. Come nel precedente articolo sul Blog capo testata Lenardullier.blogspot.com, qui su questo titolato “Preservativo imperfetto” la esperienza personale gioca da prim’attore e ha sempre un qualcosa che ben lungi da costituire un modello, come hanno fatto specie in questa pandemia consumismo, mass media e sinistra, ovvero coinvolgere il più possibile l’emozionalità delle masse, con foto false, filmati falsi, dati manipolati , manifestazioni truccate, censura di qualsivoglia idea o opinione contraria, si pone in termini , diciamo così divulgativi . Un mio ex antico amico, comunista viscerale che ogni giorno al suo compleanno invitando numerosi amici, prima della canonica torta metteva i dischi dell’Internazionale e dell’inno della URSS, urlando lui a squarciagola viva Lenin, andato in pensione e presa quindi una liquidazione era riuscito a comperarsi una villa a due piani con tanto di parecchi ettari di terreno, nei dintorni di Roma, ebbene la prima cosa che mi aveva detto era stato “Mario! Sono diventato padrone!” insomma il solito comunista col Rolex , politcally correct, buonismo manierato e impegno solo a paroloni sbeffeggiato in maniera esemplare dal film di Francesco Maselli del 1970 “Lettera aperta ad un giornale della sera “ Ecco proprio la persona di questo mio ex amico, da sempre un fideista dogmatico e quindi da ragazzino ex seminarista religiosissimo ed anche sui 15 anni (aveva un anno meno di me) fascista sfegatato che fu arrestato proprio in occasione di una manifestazione pro Barry Goldwater che noi di gruppi di azione del ’MSI di una associazione denominata La giovane Italia, facemmo in via Veneto davanti l’ambasciata degli USA, mi induce ad approfondire il tema di Barry Goldwater come precedente storico ideologico e di quel fatidico novembre 1964, quando la delusione della mancata vittoria sia pure così spazialmente differita della destra che piaceva a me, mi portò come al compendio della delusione che era iniziata l’anno precedente. Gli è che gli Stati Uniti mi apparivano l’unico Paese dove potesse delinearsi lo spirito del mondo e quindi il fatto che le concezioni del mio credo nelle quali mi ero identificato con Goldwater, fossero state definitivamente bocciate, significava che dovevamo insistere su quella sorta di sordido compromesso, di vittoria della mentalità se non proprio spudoratamente di sinistra perlomeno nella sua perversa assimilazione nell’intellettualità così come ordito da Togliatti nel dopoguerra e anche prima; la mia idea che con tutta probabilità mi era stata inculcata da Evola in casa sua in corso Vittorio Emanuele, quella fatidica serata di quel fine novembre 1963 era che tra comunismo e consumismo non c’è alcuna differenza, sono solo due facce della stessa medaglia .Va notato difatti che Goldwater arrivò alla nomination di outsider di Johnson in forza di un suo libro del 1960 “the conscience of a conservative” che rappresentava una vera e propria piattaforma programmatica di un diverso modo di intendere la realtà sociale, nel quale libro uno come me , dopo il trauma dell’uccisione di Kennedy doveva giocoforza identificarsi anche per quella convinzione che la partita di un futuro che riprendesse anche una certa tradizione , quello che uno psicoanalista come Lacan avrebbe definito “futuro anteriore”, si giocasse non più nella vecchia europa, troppo compromessa da fenomeni come il fascismo e il nazismo o nell’improponibile Russia per via del suo regime comunista, ma solo negli Stati Uniti con tutte le sue discrasie ideologiche ma anche pragmatiche che portavano ora nello scontro un personaggio estremo come Goldwater ed un personaggio fin troppo d’apparato come Johnson che lasciava sospettare financo delle collusioni nell’eliminazione di Kennedy, altro personaggio decisamente fuori da ogni schema e non riconducibile a percorsi stabiliti. Una operazione invero complessa da essere recepita da un ragazzo tra l’altro neppure americano, che doveva trovare la sua ragione e una spiegazione addirittura quasi sessanta anni dopo, un po’ come era successo per una cosa molto più in soggettiva , una malattia, vista come terrore puro con tanto di orpelli terrificanti lo sputare sangue, la consunzione, l’inibizione al respiro, la cui paura si era improvvisamente e misteriosamente innescata nell’autunno del 1959 per trovare una sua variegata motivazione solo trentacinque anni dopo, facendo un melange delle teorie di Ignacio Mattè Blanco sulle traslazioni simmetriche di un inconscio come insiemi infiniti, dei collassi di equazione d’onda di Schrodinger in fisica quantistica e delle sconvolgenti teorie su una diversa e molto più convincente nosologia medica da parte del medico tedesco Rike Geerd Hamer . La rielaborazione del conservatorismo che andava a suggestionare anche la mia essenza piu’ reazionaria, giustappunto alla Evola , alla Ezra Pound , si rifaceva ad una visione “fusionista”secondo i dettami fissati, giusto in quel 1964, dal filosofo Frank Meyer nel suo libello “What is Conservatorism?” In verità questa visione, come d’altronde la stessa figura di Barry Goldwater erano un qualcosa in stretta chiave americana, così come il richiamo alla poetica di Edmund Burke che concepiva una modernità solo in virtù di un riferimento alla memoria e alla tradizione, e la pochissima gente come me era in attesa di una sorta di traslato di Piano Marshall, dato che le poche istanze simili in Europa appartenevano forse solo alla Francia di De Gaulle e da noi in Italia neppure piu’ nell’Italia con la sua destra sempre più emarginata . Ma l’america aveva deluso due volte nello spazio di un anno : ucciso colui che aveva pronunciato a gran voce in discorso pubblico “Ich bine eine Berliner” e liquidato democraticamente colui che si rifaceva a quel citato fusionismo che avrebbe potuto servire da guida per un modernismo tradizionalista, a questo punto non rimaneva che il ritiro da qualsivoglia istanza di politica militante, proprio perché non ci si voleva mescolare col sinistrismo manierato o peggio ancora con istanze popperiane alla “Open Society” Se non ci fosse stata questa duplice delusione, con relativa demondizzazione (un concetto Junghiano di non coinvolgimento con qualsivoglia sociale ) con tutta probabilità si sarebbe colta l’occasione Nixon della fine anni sessanta, che però a metà settanta avrebbe riservato altre cocenti delusioni , ma soprattutto si sarebbe colta quella di 10 anni dopo di Ronald Reagan che al di la’ delle solite aggressioni preconcette del sinistrismo, in realtà è stato colui che ha ridato fiducia ad una America prostrata dalla sconfitta in Vietnam , dallo scandalo Watergate e dalla debole e indecisa politica carteriana . Con il 1980 che da noi sono gli anni di un vuoto e insulso yuppismo, l’america torna protagonista della scena mondiale e vede un vertiginoso rilancio delle sue peculiarità. Niente di simile si riscontra in Italia e la mia vicenda personale è all’insegna del proseguo di un totale distacco da tutti i temi della politica forse ancora superiore a quello della seconda metà degli anni sessanta e di tutti gli anni settanta . Diciamo che una destra americana quale si configura con Reagan e subito dopo con Bush non riesce a toccare nessuna mia corda, così come non la toccherà il ritorno dei democratici con il disgraziato periodo di Clinton (1992-2000) . E’ scontato che uno come me non riponesse alcuna fiducia nel buonismo sinistrorso dei democratici americani, che ha, da noi in Italia un altrettanto patetico correlato rappresentato da una pletora di orientamenti che vanno dall’Ulivo di Prodi ai DS di Occhetto e poi di D’Alema fino al PD di Veltroni D’Alema e come contraltare infine dalla scesa in campo di Berlusconi. L’operazione di quest’ultimo di ricreare un centro destra all’insegna di un moderatismo modernista, la ho, fin dall’inizio, trovata ributtante quasi come l’Ulivo di Prodi e i rispettivi squallidi tentativi di riesumare da una parte la DC e dall’altra il PCI. Lo vedi torna l’insegnamento di Evola :
capitalismo e socialismo, consumismo e comunismo, due facce di una stessa medaglia. Negli USA con l’entrare nel nuovo millennio si assiste ad una alternanza di Repubblicani e Democratici (Bush figlio e Obama)che però si somigliano in maniera inquietante nella scelta di politiche bellicose di interventi militari ed anche nell’avallo di sistemi finanziari e digitalizzati che finiscono per rivoltarsi contro ingenerando crisi economiche e soprattutto crisi di identità, tutto questo mentre in Europa si registraprobabilmente il più marcato disastro di tutta la storia della civilta’ : una innaturale, pretestuosa, falsissima Unione dei suoi principali Paesi membri all’insegna dello strapotere bancario e dei vari strumenti finanziari (2000-2016) . In tutta obiettività debbo riflettere : non è pienamente giustificato il mio totale disinteresse verso la politica ed anche la cronaca di questo mondo che insegue una sua globalizza zione all’insegna della mediocrità, fuori di ogni tradizione, di ogni cultura, e financo nell’adesione più che convinta ad un sempre maggiore estraneamento della specifità umana .? Torno a ripetere (come diceva Lacan a proposito dell’inconscio? : l’inconscio non parla, ripete, non ex-siste, ma in-siste). Si fa ritorno all’inverazione di quella Open Society, senza più regole, senza più identità, all’insegna del “tutto e’ permesso” che quella sottospecie di filosofo Karl Popper
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