Mi è capitato oggi 3 gennaio 2022, di tornare a Roma, debbo ammetterlo in uno dei suoi più squallidi e terrificanti quartieri periferici, tra monnezza, traffico, confusione, totalità di covidioti con museruola, e sono stato come sopraffatto dalla disgustosa sensazione di ritrovarmi in uno degli scenari descritto da Orwell in 1984, o da Huxley nel suo Mondo Nuovo e ritorno, ed anche da Matheson, (mi sono sentito io senza museruola con la faccia non occultata una sorta di ultimo uomo sulla terra e quindi un "I am Legend" ) più ovviamente tutte le visualizzazioni che il cinema, le serie tv, hanno dato di questi e altri numerosissimi racconti distopici, il più calzante il Vincent Price del film L'ultimo uomo sulla terra del 1964...E però sono andato accarezzando l'idea che possiamo sostituire queste visioni apocalittiche decisamente sgradevoli con una più confortante, ovvero quella immaginata da Roberto Vacca nel suo più famoso saggio, che vedrei non tanto titolato "Il medioevo prossimo venturo", quanto "Un medioevo al futuro anteriore" con tanto di collasso (altro che equazione d'onda) di tutta l'immonda tecnologia degli ultimi 200 anni e il ritorno mitico al medioevo delle Cattedrali e la loro coralità contrapposta alla semplicistica reductio del pretestuoso Umanesimo e poi Rinascimento. Ricordo il saggio che per quanto ne sappia non ha avuto una adeguata traduzione filmica, neppure nella sua versione romanzata "La morte di megalopoli" neanche questa, quello che è confortante a vedersi in questi due libri, saggio e romanzo , è il crollo della tanto decantata iper tecnologia, che ovviamente oggi a distanza di mezzo secolo dalla pubblicazione di quei volumi, si è fatta infinitamente più esasperata con sviluppo di nano tecnologie, microchips integrati e quant'altro di atroce, che fa esaltare i protagonisti dell'attuale distopia i vari Soros, Schwab, Gates, Fauci e i loro docili servitori accuratamente selezionati tra banchieri di sfacciato neoliberismo, politici senza dignità e quella infame mentalità di sinistra che ha oramai disvelato la sua faccia di frustrazione e invidia come abbagliata dal fatto di partecipare alla divisione del potere con i potenti di sempre sia pure nel succedaneo delle briciole e della cartilagine nell'osso ancora da spolpare. Nel saggio di Vacca tutta la ipertecnologia dei grandi sistemi si rivela per un nonnulla estremamente caduca e così in capo a pochi giorni da un banale incidente (se non sbaglio lo scontro di due aerei che tranciano dei cavi di comunicazione internazionale) il mondo perde e dimentica tutti i ritrovati tecnologici del suo cosidetto progresso e si ritrova a vivere per la sopravvivenza tornando a ....il medioevo - dice Vacca , e qui il mio io di allora non era ancora in grado di obiettare, ma oggi gli direi "ma chi l'ha detto che il medioevo è stata un'epoca di barbarie?" Eravamo troppo (primi anni settanta) , e mi ci metto anche io, come ipnotizzati dalla falsa e presupponente cultura di sinistra , per ammettere che, no ! questa asettica e disumana tecnologia non significa affatto progresso, ma anzi decadenza e anche molto accellerata, come stiamo valutando purtroppo in questi ultimi due anni dove una quanto mai banale influenza è stata contrabbandata per una esiziale pandemia e pochi figuri sono riusciti a paralizzare non un solo Paese ma tutto il mondo all'insegna di un mediatico terrorismo sanitario avallato dalle categorie sopracitate e pilotato dai grandi capitalisti della farmacologia e delle iper tecnologie digitali. Ho già riportato in più di un articolo sul blog principale Lenardullier come sia quanto mai inesatto definire il medioevo una epoca di oscurità, che anzi come sottolinea l'architetto Le Corbusier nel suo saggio "Quand les Cathedrales etaient blanches" va ascritto ad un periodo di luce e di coralità in una mirabile summa di esperienze e professionalità che semmai è molto, ma molto più costruttiva del mero individualismo sotteso all'Umanesimo della ripetitività di un codice desunto dall'antico e ascritto arbitrariamente a sorta di paradigma della prassi edilizia e artistica
sembra una modalità di coniugazione spazio/temporale laddove ci si muove tra futuro anteriore e calcolo infinitesimale ove limiti, derivate e integrali sono proiezioni di numeri negativi (ovvero numeri immaginari)
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