lunedì 5 febbraio 2024

I CAMMINI PER I MOLTI MONDI (WHEELER _ FEYNMAN)

 

Potremmo anche provarci ad andare un po' a zig zag, a mo'  di quell’integrale sui cammini di Feynman che in quanto a infinitesimale di possibilità,  una volta mi fa percorrere il tragitto fino alla galassia di Andromaca e una volta non mi fa superare il tavolino del secretaire dove sto qui sul computer; La rivoluzionaria idea espressa da Feynman nel suo dottorato, ossia l’integrale sui cammini  a cui avrebbe poi dato forma visiva con i celebri diagrammi e che gli valse il premio Nobel, si fondava sulla concezione di una realtà in cui tutte le possibili opzioni possono esistere in contemporanea.  L’ampiezza di probabilità che definisce l’indeterminazione intrinseca di un sistema quantistico fu infatti immaginata da Feynman come l’insieme di tutti i possibili percorsi (“cammini”) che una particella può assumere andando da un punto A a un punto B in un dato lasso di tempo. Tutti quei sentieri,
come nel racconto di Jorge Luis Borges, 
Il giardino dei sentieri che si biforcano, sono reali “in potenza” nel reame quantistico. La formulazione matematica di Feynman prevedeva di tenerne conto nei calcoli. Ecco questo integrale sui cammini entusiasmo' John  Wheeler, un fisico statunitense che si convinse sempre più che quell’idea nascondesse una concezione più profonda della realtà fisica. Il suo allievo Hugh Everett l’approfondì con l’interpretazione a molti mondi della meccanica quantistica (pudicamente ribattezzata, nella sua tesi di dottorato, “formulazione degli stati relativi”).In quella concezione, il giardino dei sentieri che si biforcano diventa reale e ogni singolo cammino della particella assume esistenza fisica in un altro mondo (o universo).  Sulla base di questa idea, Wheeler sviluppò col suo collega Bryce DeWitt l’equazione che porta il loro nome e cerca di descrivere la dinamica dell’intero universo in chiave quantistica: scoprendo che l’equazione di Wheeler-DeWitt non prevedeva la funzione “tempo”, come se l’intero universo fosse congelato in un unico istante, Wheeler concluse che le interpretazioni tradizionali della meccanica quantistica, come quella difesa dal suo maestro Niels Bohr, che assegnano un ruolo essenziale all’osservatore esterno al sistema, erano sbagliate perché se si assume l’intero universo come un sistema quantistico, non può esistere un osservatore esterno a esso (a meno di non prevedere l’esistenza di Dio).   I “molti mondi” di Everett, che fanno a meno di un osservatore esterno al sistema per il passaggio dall’indeterminazione quantistica al determinismo classico, risolvevano il problema, sebbene a prezzo di una continua, infinita scissione della realtà. Eppure, l’universo immaginato da Wheeler non fa a meno dell’osservatore, anzi gli attribuisce un ruolo che nessun altro fisico sarebbe stato disposto ad affidargli, tanto meno Feynman, che davanti a queste idee alzava entrambe le sopracciglia. L’idea di un “universo partecipativo”, una delle più radicali ed eterodosse di Wheeler, presupponeva proprio questo: l’universo è un circuito autoeccitato, in cui l’osservazione retroattiva del suo passato da parte di esseri intelligenti (come si suppone siano gli scienziati e in generale gli esseri umani) ne fornisce le peculiari caratteristiche che osserviamo. Di tutti i cammini possibili, l’universo assume quello in cui la vita intelligente può esistere perché noi esistiamo: il celebre esperimento della scelta ritardata, un esperimento mentale immaginato da Wheeler e poi confermato dagli esperimenti, sembrò dargli ragione. È possibile, sfruttando i paradossi della meccanica quantistica, dimostrare che la scelta di quale cammino intraprendere venga effettuata retroattivamente in base al sistema di rilevamento scelto dallo sperimentatore (l’osservatore). Ma l’osservatore non è un soggetto esterno al mondo. È parte del mondo stesso, partecipa del mondo. Questa convinzione non lo abbandonerà fino alla morte, nel 2008, a 97 anni: “Un tempo pensavamo che il mondo esistesse «là fuori», indipendentemente da noi, gli osservatori, nascosti al riparo di una lastra di vetro spessa trenta centimetri, che ci limitiamo a osservare senza venire coinvolti. Però, nel frattempo siamo giunti alla conclusione che non è così che va il mondo. Piuttosto, dobbiamo rompere il vetro, infilarci lì dentro” .    Beh tutto questo, e le due straordinarie menti di Wheeler e Feynman ci autorizzano a fare  ulteriori passi  passi avanti, o meglio indietro,  fino alla Mitica età dell’oro, per la quale potrei agevolmente servirmi di una ipotesi di teoria quale quella di Julian Jaynes della mente bicamerale, detta anche “la mente degli dei” come precedente assai lungo e indistinto (probabilmente svariate decine di migliaia di anni),  della coscienza umana ascrivibile al linguaggio, e quindi identificata  tout court con la storia conosciuta (con una certa larghezza facciamo gli ultimi tremila anni ) Detta così sembra un’affermazione un  po’ pretestuosa, per cui mi rendo conto che prima dovrei fare un lungo inciso giustappunto sui punti salienti di tale teoria, ed è quanto conto di fare su questo sequel di articoli su tutti i miei  blog che si dipartono dal confronto e particolare ri-assunzione del saggio di Evola “Rivolta contro il mondo moderno”  e quello similare di Guenon "la crisi del mondo moderno" Tra gli oramai parecchi riconosciuti vantaggi secondari (che poi tanto secondari non sono) di questa attuale contingenza distopica, che tra virus e pandemia inventati, terrorismo mediatico, creduloneria e pecoronismo delle masse, disgustosi interessi particolaristici di lobbies farmaceutiche e ipertecnologiche,  sembra aver sospeso del tutto il normale raziocinio umano e affossato l’intelligenza ed anche le altre più nobili peculiarità umane tipo la dignità, la cultura, la fratellanza, la ricerca della verità, ed infine la stessa la libertà,   vi sono tutta una serie  giustappunto di ri-assunzioni che riguardano aspetti di questa nuova modalità di esistenza, sui quali occorre far leva se si vuole controbattere a questa terribile offensiva del…. “male” - lo ammetto un tempo non avrei neppure per ischerzo usato un termine  simile, per non passare da invasato complottista, quasi un affiliato  del Dottor No della Spectre dei romanzi di Jan Fleming con  protagonista e irriducibile nemico  il mitico James Bond agente 007, ma oggi, oggi l’ho detto:  siamo tutti stati costretti ad una profonda revisione del nostro “sapere” ed anche del nostro operare, che ci ha anche costretti a prendere atto che il mondo così come l’abbiamo conosciuto e come oggi ci si è drammaticamente rivelato, non è affatto quel mondo tutto sommato “giusto e razionale” che uno dei peggiori filosofi della storia ci aveva lasciato intendere; lo si sarà capito , intendo quel falsissimo e risibile “ciò che reale è razionale e cio’ che è razionale è reale” di Hegel, che, per così dire, ha fatto da battistrada a tutte le menzogne di questi ultimi duecentocinquanta anni. Non è assolutamente vero che il merito, la giustizia, l’onore, la lealtà e anche l’intelligenza, il raziocinio sono stati protagonisti della storia del mondo, anzi è vero il netto contrario: incompetenza, cialtroneria, menzogne, falsi a ripetizione, corruttela e collusione sono stati loro gli assoluti protagonisti della storia e non è un caso che sempre quel sedicente filosofo, Hegel si compiaceva di aver ravvisato l’incarnazione dello spirito della storia in Napoleone Bonaparte uno dei più marchiani 

l'incontro Hegel Napoleone dopo Jena
rappresentanti di tale cialtroneria, incompetenza e falsità nonché
  totalmente asservito ai dettami di un copione di parte, fatto di vergognosi compromessi e sempre, specie ai primordi dell’apparire sulla scena del mondo di tale individuo, costantemente monitorizzato e pilotato, previ controlli e indicazioni dell’apparato politico che lo proteggeva (Il Direttorio post Terrore   diretto da Barras - l ’uomo che aveva  appunto eliminato Robespierre) ed anche provvidenziali aiuti dei sottoposti, ma molto più esperti Generali che gli avevano in gergo “parato il culo” nei suoi disastrosi interventi militari a Cairo Montenotte, a Ceva,  sul Mincio, persino al Ponte di Lodi e ad Arcole (vedi in tal senso i miei numerosi articoli sul blog capotesta di questo set di articoli Lenardullier.blogspot.com.  sulla campagna d’Italia del 1796/97 titolati “Recitare una parte” ) La rilettura di tali testi  testi molto ostracizzati dalla cultura ufficiale e quel continuo integrare ulteriori conoscenze recuperati appunto con quell’integrale sui cammini di Feynman, ha sfrondato anche il riferimento temporale dei 250 anni a questa parte, identificandolo grosso modo con la Rivoluzione Industriale e quindi con l’avvento della “macchina” sostituibile, assemblabile, ripetibile,  quale nuova essenza dell’essere al mondo. Difatti con l’adottare un diverso e  inusitato punto di vista,  molte delle credenze sulla storia dell’umanità vanno valutate in tutt’altro modo: un esempio proprio classico e’ sulla nascita dell’ordine classico, ovvero Umanesimo e Rinascimento, che non sono stati affatto quello squarciare le tenebre dell’ignoranza e della superstizione con cui la storia ufficiale ha bollato il Medioevo, anzi semmai è vero il netto contrario. Sostituire la coralità delle esperienze quale appunto perseguiva la concezione medioevale con un codice arbitrariamente desunto da una serie di parziali ritrovamenti di un passato non verificato e adattarlo ad un fare costruttivo generalizzato, significa difatti operare una “reductio” laddove sono persi tutti i grandi riferimenti simbolici per adottarne di nuovi non poggianti su alcuna tradizione, ma solo su un giudizio individuale di ipervalutazione egoica e poggiante come unica verifica di uno strumento tecnico anticipatore come la prospettiva. Un qualcosa di simile ravvisiamo nel concetto platonico ovvero “quell’uno che sta per molti”  che inaugura il principio dualistico di giudizio sul valore, leit motive della cultura occidentale : non il simbolo proprio delle antiche comunità ove una cosa era quello , ma anche altro:  l’albero ad esempio era si’ la pianta, ma anche la forza, la resistenza, la temporalità, e così una roccia, un fiume od anche lo stesso individuo;  oggetti, cose che si fanno altro,  assumono a loro sostegno sempre il fare metaforico del simbolo per ri-mettere insieme una composita esperienza: dal greco antico appunto “sum-ballein = ri-unire, ri-mettere insieme”, ma il dividere tra una cosa che ha valore  da una che non ne ha , giustappunto quel mondo delle idee su cui riposa il concetto platonico sempre dal greco antico “dia-ballein= dividere, separare:  crolla il mondo “simbolico” della coralità delle percezioni e delle esperienze, si inaugura quello “diabolico” del giudizio e della differenza nei valori e che porteranno, molto prima della Rivoluzione Industriale, ma ecco a cavallo del trecento, con la piena entrata dell’età del ferro, l’età dei mercanti e la fine dei regurgiti dell’età degli eroi, al metallo che non è più tale, ma solo una mescolanza , una lega : il ferro,  dove nessuno dei valori di un tempo possono essere scambiati e dove rimane  un solo valore : quello di scambio, ovvero di merci e di danaro. I mercanti si vanno appropinquando all’ultima era,  quella dei Servi, come giustamente rileva Evola e il mondo che sorge dall’avvento della macchina lo rappresenta in toto. Anche Guenon aveva scritto un’opera sulla crisi del mondo moderno di cui Evola ne aveva redatto l’introduzione: un’opera che a somiglianza di quella di Evola, che perseguiva il medesimo intento. ovvero dimostrare che l’Umanesimo  non aveva rappresentato affatto quella uscita  dalla ignoranza e dalla barbarie del medioevo, ma semmai il netto contrario, ovvero una netta involuzione di cui la teoria delle quattro età del mondo ne era significazione. Più di Evola Guenon faceva riferimento alla cultura indiana e all’ultima delle grandi età, quella del Kali Yuga corrispondente alla Età del ferro o dei servi. Guenon e Evola, e un po’ tutta la cultura di destra, esoterica ed elitaria  vanno a braccetto nell’individuare nella storia dell’umanità una costante tendenza involutiva, fatta di continue perdite di centro e di riferimento, proprio il contrario della cosidetta cultura moderna  che invece ha posto Umanesimo e Rinascimento alla base  di ogni concezione di progresso e civiltà. Logico e naturale, pertanto che tali autori e tutta la cultura di destra elitaria, aristocratica nel senso pieno del termine ovvero  “potere dei migliori”, quindi non populista, non democratica, ma neppure falsamente individualista, peculiarità questa che l’Umanesimo porrà come costitutiva del suo affermarsi, sia stata sistematicamente ostracizzata: abbiamo guadagnato una individualità che però non è quella dell’antica Ellade che perseguiva il filosofo Eraclito alla continua ricerca del suo Logos, o anche Protagora nel suo indicare l’uomo come misura di tutte le cose, ma è una individualità fittizia fondata su di un io egoico, incentrata in tutta una serie di sintomi che vanno dal manifestare sempre una dipendenza da fattori esterni, merceologici, spesso e volentieri ripugnanti, quale l’affermazione sociale e soprattutto il denaro, creando e moltiplicando bisogni che hanno la caratteristica di non poter mai essere soddisfatti. Per Guenon è la “crisi”del mondo moderno, Evola sottende una “rivolta” che come dice Risè nel suo saggio introduttivo  alla sua grande opera “non finirà così!....l’uomo dopo l’esperienza disseccante della modernità…” e vi aggiungo io …“ durante  il trauma della distopia estrema, come trasposto di sana pianta  dalle maggiori (e anche minori) letture di fantascienza e fanta politica (Orwell, Huxley, Breadbury, Matheson, Dick, etc)  e vissuto sulla propria pelle dai primi mesi del 2020 “vuole tornare ad appartenersi, a darsi forma, a riconoscersi in una trascendenza….Si profila dopo questa ultima offensiva apparentemente trionfante  della modernità, della iper tecnologia, del mercantilismo oramai dilagante e quindi del consumismo e di un relativismo di societa’ ad apertura totale come teorizzato dal sedicente filosofo Karl Popper  e pragmatizzato dal suo allievo più sponsorizzato dalle lobbies multifinanziarie, George Soros , più vari compagnucci (Bill Gates, Schwab, Fauci e varie magnati di famiglie che hanno fatto del lucro e del mercimonio il loro modus vivendi), questa famosa “RIVOLTA” contro il mondo moderno, questa re-azione alla massificazione nella modalità servile dell’età del ferro. Un qualcosa che la teoria delle età del mondo ancora non contempla, ma che sta a noi uomini davvero moderni nel ritorno all’antico, inverare,  con il rivolgersi alla tradizione delle proprie culture , la tensione a   risalire ai ceppi originari  delle diverse civiltà, e quindi abolire la plurisecolare esperienza  subumana della società dei consumi e dei bottegai.

E’ il “Nouvel Enchantement” di cui parla  Gilbert Durand , che dovrà sostituirsi a quel disincanto descritto da Max Weber che ha prodotto il mondo moderno, col suo  richiamo grossolano al “sarò”, “avro’ “ della modalità temporale di un semplice futuro che non riposa su niente,  e adottare nel suo esplicarsi la modalità composta di una diversa coniugabilità verbale : il “sarò stato “ del futuro anteriore.

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