Nel mio ultimo articolo su questo blog ho avuto modo di ripensare ad una vecchia vignetta di Forattini su Berlinguer che esprimeva alla grande la sostanziale ipocrisia di tale personaggio che oggi e' osannato dal popolo della sinistra come una specie di luminare. Luminare di che cosa, proprio non si riesce a capire in quanto come politico e direttore del suo partito non ha fatto altro che collezionare insuccessi e fallimenti a ripetizione (compromesso storico, Eurocomunismo, Sviluppo sostenibile, Austerita' e chi piu' ne ha piu' ne metta) - come uomo era rigido, sgraziato, palesemente presuntuoso e intollerante, frustrato e invidioso, quasi uno specchio dell'ideologia del suo partito, che come la storia ha dimostrato sono sempre i refusi di altre classi sociali che riversano tutta la loro rabbia e desiderio di distinguersi su una ideologia buonista e falsamente misericordiosa, facendone una sorta di missione: questo a cominciare da Paolo di Tarso a seguire ai vari convertiti Elena la madre di Costantino, san Francesco, Torquemada, Philippe Egalite', Engels, e piu' recentemente Feltrinelli .Lui Berlinguer era oggetto di feroci vignette e anche prese in giro come quelle di Noschese che sottolineavano questo carattere decisamente represso e invidioso, dipingendolo come un menagramo, magro, macilento, spiritato cogli occhi infossati che seguiva il carro dei vari Andreotti, Cossiga, Craxi canticchiando la canzoncina di Jannacci "vengo anche io " dove era sotteso il Governo, e ricevendone l'immancabile risposta del ritornello "No, tu no!" la vignetta con le pantofole l'ho trovata sul web, ma lo schetch no! sembra sia stata cancellata. Sono pochi i politici che sono riuscito a digerire da quando e' iniziata la Repubblica . Mi piaceva molto Ferruccio Parri che era stato il primo Capo del Governo del dopoguerra ancora in epoca monarchica, pur essendo di sinistra e con una ideologia del tutto opposta alla mia , come d'altronde mi piacevano tutti gli esponenti del Partito d'Azione (oltre Parri, Calamandrei, La Malfa, Bauer, Lussu e perfino Federico Caffe' il grande economista keynesiano che fu sottosegretario del Ministro Ruini nel Governo Parri) . Gli e' che io rispetto gli avversari, quando sono leali e uomini d'onore così anni dopo apprezzai molto Sandro Pertini, ma forse il politico che ha avuto il mio maggiore plauso e' stato Cesare Merzagora. Non amavo molto Bettino Craxi , lo consideravo davvero un po' Ghino di Tacco il Brigante a cui spesso veniva accostato e anche un po' Mussolini come lo ritraeva abitualmente Forattini con tanto di stivaloni e pose statuarie, e dato che neppure per Mussolini ho mai avuto questa grande stima, non posso dire che il capo del PSI abbia mai incontrato il mio favore. al contrario riponevo piuttosto fiducia in Claudio Martelli che forse ha rappresentato per tutta una serie di circostanze piu' o meno intenzionali, piu' o meno fortuite , un vistoso mancato nella storia della Repubblica, una storia che avrebbe potuto essere migliore. Non un solo esponente della Democrazia Cristiana ha avuto il benche' minimo riscontro nella mia schiera di politici illustri : forse mi divertiva un po' Andreotti per quel suo aspetto caricaturale, la gobba, le orecchie a punta, le mani giunte, tant'è che lo distinguo poco e dalle vignette (sempre di Forattini) ed anche dal film di Sorrentino Il Divo nell'interpretazione che di lui ne diede Tony Servillo. Passiamo quindi agli esponenti della Destra in primis il piu' famoso di tutti Giorgio Almirante che avevo conosciuto personalmente nel lontano 1963 : ebbene si non mi dispiaceva , ma niente di che, lo trovavo un po' troppo affettato, molto forse troppo educato e accomodante, diciamo che nel lontano 1963 avevo anche conosciuto personalmente Pino Rauti e lui si lo trovavo molto piu' rispondente ai miei canoni di merito e di valore,pero' lo ammetto ero forse troppo influenzato dalla enorme figura culturale di Julius Evola, che come filosofo, non per dare ragione a Hegel, superava alla grande qualsivoglia politico. Stesso discorso per Gianfranco Fini anche lui conosciuto personalmente anni dopo negli anni novanta quando concorreva alla carica di sindaco di Roma in contrasto con Rutelli, non repulsione, ma molta molta sufficienza striminzita il canonico "sei meno meno" Ecco ho appena menzionato Francesco Rutelli, con lui comincia la serie degli antipaticissimi, per non dire odiosi, un vero e proprio modello che ha fatto scuola : gli azzimatini e inconsistenti politicucci di fine secolo e di inizio millennio : i Letta, i D'Alema, i Renzi, fino allo scempio piu' assoluto dei Di Maio, Conte, Speranza conditi da veri e propri tromboni tenuti assieme da non si sa quale alchimia di collusione tra politica e economia i Prodi, i Ciampi, i Napolitano e a tutt'oggi il Mattarella Presidente della Repubblica. Non voglio neppure citare gli ultimi regurgiti di tale genia: la Schlein, Calenda, e ancora un Renzi che tenta sempre di fondare nuovi partiti e cercare alleanze o una Giorgia Meloni che promette bene stravincendo le elezioni nel 2022, ma poi fa marcia indietro su tutte le sue asserzioni e posizioni (dice il dialetto siciliano "se la rifardia" ) e si abbraccia con Biden, Zelensky, va a braccetto con Bill Gates e si fa fotografare persino con un Kissinger centenario poco prima della sua dipartita . Si dice "di tutti disse male forche' di Cristo, scusandosi col dir non lo conosco" Eh gia' ma io Belusconi lo conosco bene e come mai in questo inciso non ne ho parlato? Ho plaudito e addirittura esultato con enorme soddisfazione alla sua recente dedica dell'aeroporto di Milano Malpensa, piu' che altro pero', lo ammetto, divertito nel vedere la plateale "rosicata" di tutto il popolo della sinistra e comunque va da dire che io Berlusconi come politico non solo non ce l'ho visto mai, ma proprio non ce la faccio a considerarlo tale. Per me rimane l'imprenditore un po' piazzista di Milano 2, il padrone delle televisioni private, il trionfale Presidente del Milan, ma con la politica proprio niente a che spartire .Per carità divertente fino alle lacrime con le sue barzellette, i suoi slogan, i bunga bunga, persino la canzoncina davvero troppa "per fortuna che Silvio c'e' - sempre davvero troppo, ridondante , traboccante, un po' manigoldo, un po' birbante, sempre comunque divertente, indubbiamente sempre sopra le righe e per questo il suo posto nella storia l'ha conquistato eccome, per aver dato alla politica che con l'inizio di questo terzo millennio ha assunto le vesti di una tragica farsa, un aspetto meno truculento, un po' alla Trimalcione, un banchetto tipo grande abbuffata (come la vuoi chiamare il consesso della nostra attuale classe politica?) di cui non vanno dimenticati i risvolti comici, a volte esilaranti. Riassumendo non mi spiego proprio il motivo di una esaltazione oggi, sia pure limitata ai faziosi della sinistra, della figura di Berlinguer, una persona che come ho detto ha collezionato solo insuccessi e fallimenti mostrando una insipienza politica che ha dei paralleli solo con i peggiori politici della nostra storia. Debbo ammettere pero' che aveva una cosa che lo contraddistingueva : un certo decoro, che tutto sommato anche se velato di melanconia e un aspetto da menagramo, manca del tutto ai nostri odierni politici, perlomeno dai tempi di Prodi e ci metto anche Berlusconi. Un decoro esteriore, direi un po' di rappresentanza, che pero' all'epoca avevano grosso modo tutti Moro, Craxi, La Malfa, Cossiga, Almirante, etc. quindi niente di rilevante, o all'epoca da costituire una differenza, tant'è che un giorno incrociandolo in via Arrivabene a Roma dove abitava mio padre, questi assieme alla sua seconda moglie Anna Zingaretti, entrambi comunisti e suoi estimatori, si precipitò a stringergli calorosamente la mano ." E tu ?" mi fece subito dopo "perche' sei rimasto li' impalato e non gli hai stretto la mano?" "A chi?" "Come a chi" gli fece eco Anna "A Berlinguer no!?" "Io stringere la mano a quell'anima trista?? Miei cari , io ho stretto la mano a Julius Evola, a Junio Valerio Borghese, a Pino Rauti e a medaglie d'oro come Giuliio Cesare Graziani, Gino Birindelli e Ulisse Igliori, non la vado a stringere ad un comunista con la faccia da menagramo!"
sembra una modalità di coniugazione spazio/temporale laddove ci si muove tra futuro anteriore e calcolo infinitesimale ove limiti, derivate e integrali sono proiezioni di numeri negativi (ovvero numeri immaginari)
mercoledì 14 agosto 2024
martedì 13 agosto 2024
SPROFUGARE
Devo il termine a Mauro Sartorio, che l’ha usato in un suo video su FB : “sprofugare” cioe’ il netto contrario del “Profugo” e del suo ben noto conflitto, uno dei piu’ famosi codificato da Hamer: la ritenzione dei liquidi che si manifesta a livello renale (quindi ritenzione d’urina) in un problema di correlazione con il territorio, che si riferisce al sentirsi spaesati “un pesce fuor d’acqua” e che rappresenta un programma speciale della natura escogitato grosso modo trecento milioni di anni fa, cioe’ quando l’uomo era ancora un organismo che viveva nell’acqua di mare ed ancora non si era avventurato a conquistare la terra ferma e l’aria. In tale particolare fase evolutiva poteva accadere che una improvvisa emersione di terre o anche una semplice onda, sorprendesse appunto l’organismo vivente lasciandolo inerme e abbandonato in un contesto sfavorevole alla sua sopravvivenza, impedendogli di recuperare l’elemento liquido. Ecco allora che la natura gli rendeva possibili trattenere i liquidi senza disidratarsi e sopravvive vere magari fino all’arrivo di una nuova onda che lo ritrascinasse in mare o magari aspettando l’arrivo della successiva marea. Siccome le cose della vita nella loro logica di programmazione esistenziale non e’ di fondo cambiata, ma si e’ solo adattata a nuovi ambienti, nuovi contesti, nuove situazioni, ancora oggi si reagisce a livello viscerale con questo antico programma speciale e sensato, per dirla coi termini Hameriani, che configurano appunto un vero e proprio conflitto : il sentirsi persi “un pesce fuor d’acqua” appunto, anche se non siamo piu’ in presenza degli elementi primordiali che ne provocarono (oggi potrebbe essere assimilato a quell’onda o a quel flusso avverso di marea, una diagnosi di malattia grave, oppure un incidente debilitante che non ci consente di essere in sintonia col proprio vissuto, con il proprio ambiente, con il proprio territorio, e che quindi come in quell’organismo primordiale ci lascia soli, abbandonati a noi stessi senza piu’ punti di riferimento, come un profugo appunto, da cui il nome scelto da Hamer per questi tipo di fondamentale conflitto dell’esistenza. Ora come osserva Sartorio da dove viene il neologismo “sprofugare”? elementare Watson “dal non sentirsi profughi", anzi il netto contrario, sentirsi a casa, a proprio agio, tranquilli, come dice l’etimologia del verbo abitare che deriva dal sostantivo abito ; sentirsi a casa e’ dove poter deporre l’abito e cioe’ abbandonare tutte le preoccupazioni, tutti i conflitti e potersi finalmente rilassare, in pantofole (eh si proprio come la famosa vignetta di Forattini su Berlinguer), in mutande e anche liberi di fa fluire i nostri liquidi e cioe’ orinare a piacimento, senza impedimenti, senza la preoccupazione di trattenere alcunche’ . Detta in questi termini l’orinare abbondantemente e’ quindi indice di soddisfazione e di tranquillita’ di sentirsi a proprio agio in un determinato ambienti, di sentirsi davvero “a casa” Sono d’accordo con Mauro su tale assunto al quale pero’ mi sento di fare non dico delle obiezioni, ma insomma, delle precisazioni, avendole vissute in prima persona: la prima e’ quella diciamo della medicina ufficiale che sulla base della mia eta’ piuttosto avanzata (superamento della settantina) e di analisi sul funzionamento della prostrata, mi dice che non e’ proprio del tutto normale (meno che mai soddisfacente che tale vocabolo ha ben poco diritto di cittadinanza nella medicina allopatica tradizionale) che io orini frequentemente, specie nelleore notturne, c’e’ poi il fatto della marcatura del territorio da parte degli animali che potrebbe avere qualche correlazione con noi umani in ispecie quando si perviene in nuovi territori, ambienti, case. In tal senso ricordo che quando fui costretto a lasciare l’Italia per l’imperversare delle costrizioni (green pass, museruole, distanziamenti, caffe’ in piedi e non seduti, etc) della farsa pandemica (2021) e mi ritrovati a Tenerife dove indubbiamente le misure erano molto meno invasive, ecco si, specie nei primi tempi, l’andare in bagno per fare pipi’ era diventata una ossessione, anzi diciamola tutta una vera e propria compulsione . Così parimenti per altri posti in cui nel periodo successivo mi sono trovato a frequentare (Andalusia, Romania, Stati Uniti e anche ritorno a casa a Roma, quando la classe politica responsabile delle restrizione era finalmente caduta e rimandata a casa (Conte, Draghi, Renzi e compagnia) con le elezioni del 25 settembre 2022 : sempre questo problema del “pisciarmi – quasi – sotto” Quindi aumento della prostrata o territorialita’ da marcare oppure questa tesi di Sartorio della felicita’ e serenita’ che forse potrebbe spiegare perche’ il problema sembra ancora invariato oggi in merito al perpetuare della compulsione nelle ore notturne – ogni ora debbo alzarmi durante la notte per fare pipi’ - Ovviamente alla fredda diagnosi nosologica preferisco pensare che in realta' o vogliamo dire simbolicamente, nelle ore notturne io mi senta particolarmente soddisfatto del mio rapporto con il sogno e quindi con l'inconscio e per questo, solo per questo, sia indotto ad ogni piccolo risveglio e interruzione della funzione onirica, via regia per l'inconscio, a correre in bagno per fare pipi'
domenica 11 agosto 2024
DUE PAROLE PER LA PSICOANALISI
Due parole bastano due parole, o meglio basterebbero due sole parole per sintetizzare tutto il percorso della psicoanalisi, dagli esordi di fine ottocento e la ratifica del primo anno del secolo con "l'interpretazione dei sogni" fino al capovolgimento epocale della Grande Guerra o meglio della fine della Grande Guerra e il saggio "Al di la' del principio di piacere" … ovviamente siamo in accezione freudiana, ma non freudiana tutta, bensì quella degli ultimi 20 anni di vita del Maestro, antitetica a quella dei precedenti 20 anni fondata sul principio del piacere, e appunto iniziata con un saggetto de 1921 titolato Al di la' del principio di piacere". L’esortazione di Lacan “leggere e rileggersi Freud”, va non solo presa alla lettera, ma se possibile integrata con qualche appuntino, magari per tentare di dire qualcosa fuori dal coro o per puntualizzare qualche passaggio. “Freudiana-mente” dunque! ma quale Freud? Quello canonico, a volte caricaturale, che lo fa apparire come un fissato col sesso, uno che ogni obelisco, ogni guglia equipara all’organo sessuale maschile e ogni cavità, ogni rientranza, ogni fessura, a quello femminile? Per intenderci il Freud della teoria della Libido, il “panta-sesso”? Oppure quest’altro Freud di cui andiamo a fare la conoscenza tramite un breve ma intensissimo saggio e due paroline /chiave, come indicato nel titolo. Il cosidetto immaginario collettivo, e per immaginario collettivo si intende anche una certa opinione generalizzata, un qualcosa che spesso e volentieri si avvale di impressioni violente, ma che a buon bisogno non sono state mai più aggiornate, tipo ad esempio il Girolimoni del mostro di Roma, che forse proprio il film di Damiano Damiani con Manfredi ha avuto il grande merito di cambiare la diceria molto diffusa a Roma di indicare con tale nome tutti quelli che mostravano interesse
verso ragazzini o ragazzine: nel film citato difatti si rende finalmente e forse per la prima volta, che si trattava invece di un marchiano abbaglio fomentato dallo stesso Mussolini che su quel nome, su quel termine “giro” ci aveva intessuto un qualcosa di perverso e quindi era bastato per il canonico “sbatti il mostro in prima pagina” senza che poi, una volta appurato che il signor Gino Girolimoni era platealmente estraneo ad ogni implicazione con gli efferati delitti, si avesse il coraggio di ammettere l’errore. Si è citato un film, un semplice banale film, sufficiente per mutare una opinione sclerotizzata e inesatta, ma per quel che mi risulta, su Freud non c’è stato nessun film, nessuna precisazione di facile presa, e quindi di grande diffusione, che abbia avvertito l’opinione pubblica che quell’immaginario collettivo sulla figura e sul pensiero di Freud andava aggiornato, e aggiornato mica a ieri o l’altro ieri, macchè!!!! addirittura a subito dopo la fine della 1^ guerra mondiale, quando proprio sull’effetto dei traumi e dell’impatto di un simile evento, Freud aveva scritto quel saggio ove anche dal titolo si capisce che intendeva liquidare la teoria della Libido, fondata sul principio dl piacere. Va subito detto che le conclusioni sconvolgenti cui questo breve libello perviene sono di una portata così enorme, che nella stessa psicoanalisi ben pochi furono quelli che ne accettarono le conclusioni. Si ipotizzava infatti, proprio dalla esamina deicosidetti “shock da granata”, cui tutti i reduci in qualche modo soffrivano, un meccanismo psichico particolarissimo la cosidetta “coazione a ripetere” che portava detti reduci non a dimenticare ciò che aveva loro arrecato disagio e sofferenza, come il principio del piacere avrebbe imposto (“l’uomo fugge il dispiacere e cerca sempre il piacere”, aveva sentenziato lo stesso Freud), ma al contrario a ricordarlo ossessivamente, sia consciamente, raccontando mille, milioni di volte l’episodio traumatico, come tutti noi abbiamo avuto modo di verificare se abbiamo avuto modo di frequentare dei reduci di guerra, sia inconsciamente, nei sogni, nelle fantasie. Di tale coazione a ripetere, anche e soprattutto la sofferenza, Freud in quanto medico aveva avuto modo di appurare durante tutto il lungo periodo della guerra e questo lo aveva portato a cominciare a mettere in serio dubbio le sue certezze sul principio del piacere, fino ad essere spettatore, oramai a guerra finita, di un episodio di una banalità quasi disarmante : in visita ad un suo nipotino, aveva visto che questi si entusiasmava in maniera esaltante, gettando un rocchetto oltre la spalliera di un divano sicchè non fosse più visibile e a quel punto si produceva in lamenti accorati, che cessavano solo quando attraverso il filo dello stesso rocchetto lo ritraeva di nuovo a sé, producendo a stretta correlazione con le diverse fasi delle azioni, opportune vocalizzazioni precedute da un “Oooohhh”: la prima “Fort” che andava inteso come“ va via” e la seconda “Da” che invece significava “rieccolo”. Beh ! ragazzi… sono certo che nessuno di noi avrebbe cambiato lo stesso modo di intendere il mondo da una banalità simile, cui a buon bisogno avremo anche assistito tantissime volte, ma nessuno di noi si chiama Sigmund Freud! Solo Freud difatti, da quel giochetto apparentemente banale e da solo quelle due parole "Fort"e "Da" doveva arrivare a dedurre che il bimbo, lanciando il rocchetto lontano da sé, simboleggiava la perdita della madre e, ritraendolo poi attraverso il filo dello stesso rocchetto di nuovo a sé, ne rappresentava il ritorno. Piacere e dispiacere intessuti insieme, non contrastanti, ma un tutt’uno, quindi come logica conseguenza: profonda revisione di tutta la sua precedente teoria della libido fondata sul principio del piacere e individuazione proprio attraverso il meccanismo della coazione a ripetere, di un principio non solo contrastante con il piacere, ma addirittura composito e anzi più potente, che però a questo punto non poteva essere denominato tout court di dispiacere, ma di un qualcosa di molto più profondo e di arcaico, che Freud individuò in una “pulsione di morte” Ovvero proprio in virtù della coazione a ripetere, l’uomo come tutte le cose del creato, tende a voler tornare da dove è venuto, ovvero dal nulla. Per dare maggior corpo a tale teoria Freud trovò correlati col 2° principio della termodinamica (in un sistema chiuso tutte le forze tendono allo stato di quiete) e col fatto che ogni nascita comporta la rottura di uno stato di quiete, quiete che il sistema “turbato” tenderà a ristabilire; la famosa legge dell’entropia, ovvero l’aumento del disordine che potrebbe benissimo venir equiparato alla vita stessa e quindi alla forza che lo anima “Eros” mentre lo stato di quiete cui si tende a ritornare avrà il suo fine nella forza, non-forza, che solo apparentemente èantitetica “Thanatos” una eterna insopprimibile pulsione di morte. Come fatto cenno, questa teoria, sconvolgente fino alla vertigine non solo non è stata mai accreditata nell’immaginario collettivo e generale, ma gli stessi addetti ai lavori, e cioè gli psicoanalisti, fatte salve poche eccezioni (Ferenczi, Melanie Klein, Lacan, Fagioli) l’hanno profondamente avversata, questo soprattutto perché con l’introduzione di una pulsione di morte, per ammissione dello stesso Freud (Analisi terminabile e interminabile) viene meno ogni illusione terapeutica, proprio per l’individuazione nella psiche di un nucleo patogeno fisso, qualcosa che non è possibile mai scaricare per intero, che continua a ripetersi sempre identico a se stesso al di la’ di ogni teleologia vitalistica. Va notato che al di là dei luoghi comuni su Freud, che lo ritraggono ancora come un pantasessista, legato solo al piacere, dal 1920 anno della pubblicazione di Al di là del principio del piacere, fino alla sua morte nel 1939, e quindi per un periodo equivalente a quello in cui aveva diffuso la sua teoria della Libido, mai e poi mai Freud ha messo in discussione la sua teoria della pulsione di morte, sancendo in tal modo l’inguaribilità del disagio psichico e tutto sommato l’inutilità della terapia. Sarebbe pertanto il momento di confrontarci, anche a livello di opinione pubblica, così come tutto sommato vienecodificato in uno dei suoi ultimi saggi "Analisi terminabile e interminabile" con questi secondi vent’anni della sua vita, ricchi peraltro di saggi e teorie, non certo meno profondi di quelli dei primi, facendo leva su di un pensiero e su una teoria che sono l’esatto contrario di quelli del precedente periodo
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