martedì 24 novembre 2020

COME DON CHISCIOTTE

 

Mi rifaccio ad uno scritto dell’amica Enrica Perrucchetti nel Forum “ComeDonChisciotte.org”  per evidenziare uno Status che oramai si sta facendo generale in questo drammatico 2020.  Il riferimento a Don Chisciotte di Cervantes è quanto mai  informante. Mi pare fosse Erich Fromm che sosteneva che tale opera  potesse intendersi come un vero e proprio trattato di psicoanalisi o meglio un prontuario di psicoterapia, con tanto di sedute, spesso e volentieri arditissime (la famosa carica contro i mulini a vento, ma anche la continua seduzione impossibile di Dulcinea ) e soluzione finale di rientro di senno  Settant’anni fa   lo scrittore Aldous Huxley scriveva a George Orwell (ideali compagnucci di merenda  nell’ambito della narrativa di fanta politica a carattere ditopico ) che nel prossimo futuro il potere avrebbe presto attuato quello che oggi tendiamo a etichettare “Great Reset”, ovvero  “inducendo le persone ad amare il loro stato di schiavitù”. Huxley si mostrava convinto che i governanti avrebbero assunto la forma della dittatura sanitaria,  un’ipotesi che il romanziere inglese avrebbe confermato nel 1958 in un aggiornamento del suo romanzo del 1932 Il Mondo Nuovo, ovvero  Ritorno al mondo nuovo, dove in un mondo globale pacificato, in cui una droga di Stato il somacontrolla lo stato d’animo dei cittadini, non c’è posto per le emozioni, per l’amore, per l’odio o per il dissenso. Non c’è spazio per l’intuizione, l’arte, la poesia, la famiglia. Le persone sono arrivate ad amare le proprie catene perché  sono state manipolate prima ancora della nascita tramite l’eugenetica e da adulte sono totalmente spersonalizzate e manipolate nel profondo. In tale modo non è possibile alcuna forma di ribellione e il potere ha raggiunto il proprio scopo: fare in modo che i cittadini non diano fastidio ed eseguano pedissequamente ogni disposizione. Di fatto, per creare una società apparentemente perfetta e pacificata si devono controllare se non addirittura annientare, cancellare le emozioni, rendendo i cittadini degli zombie. Tale scopo è anche raggiunto  grazie alla creazione di una sorta di “terrore sanitario”che di fatto si configura come un grimaldello per scardinare le libertà individuali e stringere le maglie del controllo sociale. Il fine è quello  di portare ad una dittatura sanitaria, fondata sulla paura della stragrande maggioranza della popolazione e servendosi di appositi sgherri esecutori che la mentalità buonista e ipocrita del sinistrismo configura come volenterosi carnefici di quella Libertà che è il peggior nemico di tutta questa distopia  e quindi mettere in atto una patologizzazione del  dissenso per poter intervenire in maniera coatta e creare un pericoloso precedente: trattare e ospedalizzare i dissidenti. Nella società del politicamente corretto e del buonismo imperante con la ipocrita scusa del “lo stiamo facendo per te” coloro che non si allineano al pensiero unico vengono quindi denigrati, perseguitati e marchiati con etichette diverse e tuttavia sempre pseudo infamanti (negazionista, complottista, no vax, no maxk , etc), per incasellare appunto il dissenso e patologizzarlo con una opera capillare di discredito e seguita da un sollecito  tentativo di curare i dissidenti per riportarli  nel giusto binario della obbedienza e solo in tale accezione   riaccoglierli  nella società. Sembrano postille di due scrittori alla  loro sfrenata fantasia, che ha appunto prodotto delle opere di impressionante preveggenza,  ma che  qui e ora,  in tutta la massa della civiltà occidentale, quella di cui eravamo tanto fieri, con i suoi Omero, Eraclito, Saffo, Virgilio, Orazio, Dante, Leonardo, Michelangelo, Mozart, Kant, Freud, solo per citare alcuni campioni, nell’ultimo anno questo fatidico epocale 2020, abbiamo assistito a inquietanti esplicazioni di tali “fantasie.   Ultimo esempio in ordine di tempo di patologizzazione del dissenso sono state le dichiarazioni di Umberto Galimberti, un patetico diffusore di idee altrui (Heidegger, Jasper, Jung, etc.)  che, ospite della trasmissione Atlantide su La7,  ha equiparato i negazionisti del Covid ai pazzi: “I negazionisti hanno paura della paura” ha detto prendendo sconsideratamente a prestito una frase di Franklin Delano Roosveelt che pare avesse pronunciato anche Giulio Cesare “La paura più grande è quella di aver paura della paura”. Equiparando tale paura di aver paura all’angoscia, da classico ronzino della psicoterapia, il nostro pseudo filosofo ha provato a fare una associazione che risente del suo vero ispiratore, il solito mercimonio di idee, per stabilire che i negazionisti provano angoscia, in quanto vanno perdendo punti di riferimento. E arrivano a essere dei deliranti ergo il negazionismo altro non sarebbe che una forma di contenimento dell’angoscia. Parole allucinanti che presuppongono un pensiero unico allucinante e prevaricatorio, ed il bello è che  la sua esternazione non è isolata: negli ultimi mesi si sta cercando di indurre l’opinione pubblica a sostenere l’equiparazione tra negazionisti (ma anche complottisti e NO vax) ai pazzi, che andrebbero quindi sottoposti a cure psichiatriche per poter essere riaccettati in seno alla società. Il problema di fondo è che sotto l’etichetta denigratoria di “negazionista” ma anche “complottista” rientra chiunque critichi la versione ufficiale della narrativa mainstream o si permetta di dissentire dai provvedimenti governativi basati sul biopotere Ci troviamo di fronte a un atteggiamento paternalistico, autoritario e scientista del potere che mira a ottenere cieca obbedienza da parte dei cittadini e nel caso che questi si rifiutino di sottomettersi in modo acritico, di poter correggere il comportamento e il pensiero di costoro attraverso la psichiatria o la tecnologia. Il totalitarismo dei buoni sentimenti (l’ipocrita falsissimo buonismo) ) ha i suoi cani da guardia pronti a riportare all’ovile chiunque dissenta od osi manifestare pubblicamente dei dubbi.(abbiamo già fatto cenno dei volenterosi carnefici della mentalità di sinistra che si è fatta serva del peggior  iperconsumismo e che  trova anche nel comunismo di stampo cinese una inverazione metodologica e ideale di tale distopia)   Oggi questo aggiornamento dei volenterosi carnefici di Hitler, sembra pronto a elaborare nuovi strumenti degni di una psicodittatura; si vuole neutralizzare la coscienza critica e censurare qualunque forma di dissidenza, chi dissente va censurato, deve arrivare a vergognarsi non solo di quello che ha detto, ma di quello che ha “osato” pensare. Potrà pertanto essere riaccettato nella comunità solo a patto di umiliarsi, di chiedere pubblicamente perdono, di sottoporsi a cure psichiatriche per guarire da una malattia che il totalitarismo progressista spera di curare: pensare in modo libero e critico. Grosso modo è questo il pensiero dell’amica Enrica Perrucchetti che mi trova del tutto d’accordo e che con qualche piccola variazione riporto nel mio blog “PreservativoImperfetto.Blogspot.com” per tenere sempre a mente qual è il mio pensiero in tal senso

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