domenica 22 novembre 2020

MISCELLANEA FAMILIARE

 



Certo! altri antenati ci sono, ma sono sempre molto sfumati come pregnanza, ecco due foto che li riassumono : la prima dove dopo Mario e Lucio piccolo c'è Rita Siena, mia zia che era una persona squisita e divertentissima per le sue argute espressioni napoletane e quindi dopo Lucia, zia Anna altra sorella che era un tipetto pepatissimo, ma che aveva la sua classe nel suo ruolo di una delle prime signore di Palermo, in quanto moglie del potentissimo Bino Napoli, onorevole, assessore della Regione Sicilia nonchè Principe del foro, ritratto sdraiato sul colossale terrazzo della sua meravigliosa casa in via Dante (dove io oltre che nel terrazzo anche nei corridoi ci andavo in bicicletta) e quindi una foto dei primi anni del secolo molto antecedente alla Grande Guerra, Mario Nardulli sta nel centro della famiglia d'origine con alla sua destra il fratello minore Ugo (1890) , alla sinistra il padre Nicola Nardulli (1850) avvocato commendatore dell'Ordine dei SS.Maurizio e Lazzaro , Direttore Generale del Ministero del Lavoro, quindi il fratello maggiore Giovanni (zio Nino 1887) ufficiale di marina, qui però in borghese, che ebbe la nave che comandava affondata nel 1916 e fu ritrovato dopo 4 giorni su di un relitto, se ne ebbe la croce di Cavaliere dell'Ordine di Savoia, ma da quell'esperienza non si riprese più, lasciò la marina dopo la guerra col grado di Capitano di corvetta ,finendo i suoi giorni in una casa di cura per malattie mentali, quindi sedute: mia zia Olga (1892) da me ben conosciuta, maestra fino agli ottanta anni (è morta a 90 nel 1982) donna spigolosa, severa e... udite udite, religiosissima, zitella, ma alla quale devo parecchie notizie su mio nonno (la sua fuga da casa a 17 anni per essere stato frustato nottetempo dal padre severissimo, con i fratelli che aiutarono il padre a legarlo e che difatti non furono mai intimi con lui, le sue vittorie nel nuoto sul Tevere, quando veniva in licenza nella guerra con un enorme cane che portava sempre con sè, etc.) e buona parte della fotografie che sistematicamente le rubavo (lei solo raramente me ne dava qualcuna. ecco per esempio questa riprodotta qui che in originale è su cartoncino formato 13x18, ricordo che me la infilai sotto il maglione), quindi la madre di mio nonno, Marianna Fanizza (1855) che ricordava il passaggio di Garibaldi nel suo paese, e mannaggia che non si sia fermato a dormire nella casa dei suoi, sennò magari anche io avrei un paio dei suoi pantaloni che sistematicamente dimenticava dove passava la notte (almeno così viene riportato nella stragrande maggioranza delle locande dei Paesi di tutti Italia , e chissà magari anche del Sud America) e infine la sorella maggiore Caterina (1885) professoressa di lettere incaricata della cattedra al liceo di Avezzano, che il padre l'aveva costretta a rifiutare una prima designazione a Como nelle vicinanze di dove lavorava il fratello Mario, in quanto troppo lontano da casa, e assieme alla zia Carlotta Fanizza sorella della madre che si era trasferita con lei ,e il fidanzato che subito dopo le feste di natale e epifania, era andato a farle visita, morirono tutti nello spaventoso terremoto del 15 gennaio 1915.

A proposito di quei raggruppamenti di immagini e video che ti vengono spesso riproposti qui su FB, la faccio io ora una individuazione degli "antenati" secondo il grado di rilevanza, affetto, stima, riferimento e memoria : dalla somma, inarrivabile pregnanza di mio nonno Mario Nardulli (25 novembre 1888), che ha non solo una raffigurazione più grande, ma anche doppia, quindi mio padre Lucio Nardulli (14 giugno 1929) anche lui con doppia immagine, ma più piccole, e sotto mia nonna Concetta Galante (25 dicembre 1905) e mia nonna Lucia (5 gennaio 1913)

Non ce ne sono molti altri di antenati, degni di essere menzionati, e tra l'altro non ho al momento foto a portata di mano: cito così forse l'unico del lato materno oltre ovviamente a mia nonna Concetta che occupa il terzo posto nel gradiente empatico di affetto e pregnanza, ovvero suo fratello più giovane Giuseppe (Jo (n. 1 gennaio 1914) , perchè dall'eta' di 18 anni si era trasferito a Parigi per studiare il padre, mio bisnonno Emanuele (di cui non ho alcuna foto) era emigrato in Tunisia a 19 anni come muratore ma era diventato il più grosso costruttore dell'intero Paese, ricchissimo, girava in Isotta Fraschini e aveva appunto mandato il figlio maschio più grande, (uno precedente, maggiore persino di mia nonna Concetta Giorlando (credo cl.1903) era stato ucciso da un operaio nel 1933 dopo un diverbio di lavoro ) a studiare a Parigi , ma questi invece di studiare all'università, si intascava i soldi e si era messo a frequentare la gran vita che certamente la Parigi di quegli anni offriva, decisamente più allettante delle aule della Ecolè des Beaux Arts . Zio Jo era quel che si dice un "fico immane" alto 1,84, magro, personale atletico che i vestiti a doppio petto e il cappello a falde larghe alla Borsalino esaltavano al parossismo, collezionava , e questo fino a tarda età, una miriade di donne (per la verità tutte vistosissime, truccate, con tratti molto marcati, diciamolo su...da zoccola!) la sigaretta Gitanes sempre in bocca, le cui volute di fumo si sarebbero diffuse anche nella mia infanzia, quando fu ospite da noi a Via Nicolò V per qualche mese nel '52: il fumo della Gitanes, l'intercalare di "bon, bon" quella figura maestosa, che sovrastava di tutta la testa mio padre e che come altezza avrebbe potuto essere pareggiato solo da nonno Mario (1,83) e poi un motivetto che canticchiava continuamente e che ancora oggi quando lo risento mi provoca delle emozioni fortissime, ineffabili ! che faceva "douce France cher Pays de mon enfance...




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