Sono sempre io la Dottoressa Adelaide Rivelli n. Cittadella il 19 gennaio 1914 neurochirugo laureata all'Universita' di Medicina di Padova nel 1937 e ivi specializzata nel 1940 e in servizio presso l' Ospedale di Santo Spirito in Sassia in Roma dall'ottobre 1940, che aveva fatto quell'intervento congiunto la sera del 5 gennaio 1951 a due pazienti nonno e nipote con lo stesso nome separati da 60 anni di eta' (1888/1948), investiti da un'auto e entrambi sotto trauma cranico con lesioni all'emisfero cerebrale destro - intervento che aveva avuto un esito molto favorevole per entrambi i soggetti che la presente Adelaide Rivelli conosceva bene in quanto dirimpettai di casa e che quindi aveva e ha modo di vedere quotidianamente e quindi anche valutare se l'intervento abbia qualche effetto secondario, tipo una temuta mnifestazione di sintomi di epilessia oltre a eventuali ritardi psichici. Ebbene niente di tutto questo, anzi a rigore la sottoscritta andava rimarcando una eccezionale ripresa per il paziente anziano che non dimentichiamolo aveva nel 1943 riportato un episodio ischemico dovuto a conseguenza di trauma di lesioni di guerra riportate in zona di operazioni, come mi riferiva personalmente il sudetto soggetto durante una discussione lungo la via Nicolo' V e la grande scalinata che dava alla via Aurelia, riportandomi le notizie dell'accaduto di quel marzo 1943 nelle localita' della Slovenia e Croazia occupate dal Corpo d'Armata di Lubiana (XI Cd'A) di cui lo stesso era Comandante dell'Ufficio Comando alle dirette dipendenze del Ten.Gen. Gastone Gambara cte del C.d'A. e facendomi anche vedere una foto dove egli appariva con suoi ufficiali con il carattteristico cappello d'alpino con la penna bianca che ricordavo aver visto piu' volte personalmente. Era accaduto che un grosso convoglio di viveri e munizioni era stato intercettato e preso d'assalto da un grosso gruppo di partigiani jugoslavi, comandato dallo stesso Tito in persona: avuta tale notizia, continuava a raccontarmi il Colonnello, senza perdere un attimo di tempo con il suo autista e un tenente di artiglieria aveva inforcato una Jeep e si era indentrato nell'interno dei boschi a ridosso di Lubiana fino a raggiungere il convoglio cinto d'assedio e oramai in procinto di arrendersi in quanto difeso solo da una compagnia di territoriali: con una ardita manovra di simulazione lui aveva fatto credere ai partigiani di disporre di numerose truppe aprendo il fuoco e ordinando al tenente e al soldato di fare altrettanto muovendosi a circolo con la Jeep, per cui circa una decina di minuti dopo si era presentato un parlamentare dicendo che i partigiani avrebbero lasciato indisturbato il convoglio previo l'accaparramento di due camion che erano gia' stati conquistati, ma non dovevano seguirli. Nel corso della sparatoria pero' una granata aveva colpito la Jeep dove al momento si trovava lui ed era stato sbalzato a terra colpendo violentemente la testa proprio nella stessa zona dove 8 anni dopo lo avrei operato io. Mi riferi' quindi che tornato al Presidio di Lubiana dove aveva sede il Cdo Generale era stato colpito da forti dolori alla testa a sequito dei quali aveva perso conoscenza ed era stato ricoverato all'Ospedale di Lubiana, dove si era temuto per la sua vita. questo mentre il cte del Corpo d'Armata gen.gambara che detto per inciso era stato suo commilitone nei reparti d'assalto alpini durante la Grande Guerra, lo aveva proposto per la medaglia d'oro al v.m. che tutto lasciava pensare sarebbe stata alla memoria in quanto la
lesione cerebrale era molto diffusa. Affascinata da questi racconti apprendevo inoltre che, sia pure con difficolta' e una lunga convalescenza si era poi lentamente rimesso (in tal senso una dimostrazione di miglioria era stata il citato episodio del carro armato che doveva essere brillato dai tedeschi proprio sopra via Nicolo' V nel giugno del 1944) mentre i fatti successivi (caduta del fascismo, 8 settembre etc. avevano arenato la proposta di medaglia d'oro del Gen. Gambara che poi aderendo alla RSI di cui era stato nominato Capo di S.M. dell'Esercito, era stato addirittura dichiarato criminale di guerra ). Mi andavo affascinando del mio paziente, che in effetti non solo si era rimesso alla grande ma sembrava proprio essere divenuto piu' pronto e interessato a molteplici argomenti come un giovane, davvero una seconda vita che , a questo punto andavo facendomene convinta, il mio intervento al cervello aveva smosso qualcosa. Impressione che aveva una ulteriore conferma, esaminando il nipotino che dopo la fuga della madre era andato attaccandosi al nonno in una maniera fortissima e sembrava di una precocita' incredibile. il nonno infatti gli aveva gia' insegnato a leggere e scriveva il nome di entrambi, inoltre utilizzava le matite e i colori per dei disegni davvero favolosi, Ad un anno dall'intervento (7 gennaio 1952) li sottopongo ad una visita congiunta presso l'Ospedale e posso solo constatare che del trauma e dell'intervento gli unici postumi sono un eccezionale aumento delle capacita' di intuizione, riflessione, comprensione in entrambi. Sempre piu' incuriosita dal mio punto di osservazione di rimpettaia, mi metto non solo ad osservare, ma spesso a interloquire con entrambi; ovviamente di piu' il Colonnello, ma anche il bambino, rimarcando il sempre piu' la profondita' del primo da un punto di vista sopratutto mentale e la precocita' del secondo un po' in tutte le capacita' e attivita' di un bimbo di quattro anni. Dal balcone vedevo il ragazzino che giocava con un'amichetta che conoscevo bene in quanto abitava nel terrazzo del palazzo a fianco del mio e mi rendevo conto di quanto era precoce: dalla mia posizione potei rimarcare con tutta sicurezza che lui la baciava e le alzava la gonna infilandole la mano nelle mutandine e tirandoselo di fuori mettendoglielo spesso e volentieri in bocca. Porca vacca , davvero da record: in quanto al Colonnello lo incrociavo sempre con libri e di grosso spessore : romanzi di Thomas Mann, di Kafka, di Pavese, ma anche saggi di Freud, di Jung, di Mi ci fermavo volentieri a parlare e questi ben volentieri mi rivelava quanto piacere ricavava da queste nuove e inusitate letture: "lei ancora lavora Colonnello " gli chiedevo "si sono un funzionario dell'Opera
Nazionale per i Combattenti, ho lavorato nelle grandi bonifiche !" "e mi dica come ha fatto a diventare anche colonnello degli alpini " " be' sa le numerose guerre, i richiami, la Libia, la Grande Guerra, l'Etiopia e anche la seconda guerra mondiale , comunque per la verita' sono Tenente Colonnello e non Colonnello" "vedo anche che ha il distintivo di Grande Invalido di guerra ..." "no, no non Grande invalido, ma invalido di 1^ categoria cumulazione delle ferite riportate nelle due guerre mondiali" Oltre che sempre piu' colto era anche molto modesto e questo lo faceva oltremodo simpatico oltre a quell'aura di "gran signore" .Si era così arrivati a fine anno e quell'atmosfera un po' triste di vedere nonno e nipote soli soletti nelle feste di natale era stata un tantino ravvivata dall'arrivo di tutte e due le nonne Concetta e Lucia, mentre il giovane figlio e padre dei due rispettivi Mario se ne era andato per capodanno in una festa a casa di amici . Ultimo anno di lavoro per il colonnello li' all'ONC di via Ulpiano dove appena qualche mese prima veniva collocato in pensione (27 febbraio 1953) , ma proprio in quel periodo saltava alla ribalta una dichiarazione del M.llo Tito che in merito agli accordi per Trieste avrebbe gradito un interlocutore quale quel tenente colonnello che nel 1923 lo aveva trattato come un nemico combattente e non come un bandito. Avuto l'incarico da De gasperi , il sottosegretario alla Presidenza del consiglio Giulio Andreotti trova il suo nome e lo contatta anzitutto rispolverando quella proposta di decorazione del gen.Gambara e per l'intanto nominandolo Colonnello del ruolo d'Onore (18 marzo 1953) di poi ricevedue croci al merito di guerra per il periodo dal gennaio 1942 al marzo 1943 ( D.P.R del 31/3 1943 9 ed infine la sospirata medaglia d'oro al v.m. (D.P.R. 7 maggio 1953) con tali qualifiche e rivestita l'uniforme di Colonnello viene inviato in missione presso il governo della repubblica Jugoslava in Belgrado ed e' poi ospitato privatamente dal
Mllo Tito in Zagabria . Missione perfettamente riuscita che allegeriva i raoporti tra Italia e Jugoslavia per la cessione di Trieste e dei quali il mio paziente ne era tra gli artefici. La sua figura li' nella strada e nel circondario ora che era andato in pensione ne usciva rafforzata ed io ne ero ben lieta di aver contribuito alla sua rimessa in salute dopo che ero riuscita a strapparlo alla morte... lui e il suo giovane nipotino che continuava a frequentare la ragazzina che abitava a fianco del mio palazzo facendoci giochetti spinti, cosa che, giuro, così precoci non avevo ne'
visto ne' sentito mai (quattro anni e ora verso i cinque ) . Ma le cose via via via che passavano i mesi andavano facendosi sempre piu' interessanti e stavo cominciando seriamente a riconsiderare che cosa avessi fatto con quel mio intervento sull'emisfero destro dei due pazienti con sessan'anni di differenza d'eta' ma così congiunti (una sorta di entenglement alla Dirac)
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