giovedì 26 novembre 2020

ONDE DI PROBALITA'

Si sa quando si parla di onde e relative funzioni con tanto di collasso, io scatto dalla sedia e sono disposto a sentirle tutte perchè ho netta la sensazione che daje e daje , alla fin fine, si possa pervenire a qualche risultato di valore e non soltanto da un punto di vista teorico. I miei richiami sono molteplici e vanno dal vecchissimo calcolo infinitesimale di Leibniz con limiti e derivate, che allora erano dette flussioni, agli integrali con calcolo di nuove aree mentali, fino ad ispirarsi con D'annuzio che l'onda la faceva sciacquare, sciabordare e anche altro. Solo onde dunque???? l'equazione di Schrodinger in effetti mi sembra piu' elegante, salvo a far di conto a Heisenberg e al suo principio di indeterminatezza, e sopratutto all'assioma di cambiare opinione ad ogni punto di vista, per quanti calcoli tu faccia, ovviamente infinitesimali. Idealmente mi servo di un amico fisico quantistico e immaginiamo una vasca vuota. Una pallina lanciata in questa vasca seguirà un percorso, districandosi tra le curve, gli incavi, le eventuali scanalature anti-scivolo. Ora riempiamo la vasca con del liquido opaco, che non ci faccia più vedere le forme del fondo: che so, acqua e inchiostro. Se lanciamo un'altra pallina, questa affonderà creando piccole onde sulla superficie dell’acqua. Se prima, alla domanda “dov’è la pallina?” avremmo potuto rispondere con certezza in ogni istante, ora la domanda ci troverebbe un po’ spiazzati: “È sott’acqua, di preciso non saprei. Per quello che ne so, può essere ovunque”. Proprio in quel momento squilla il telefono. È il nostro amico fisico che, anche lui, aveva riempito la sua vasca di acqua e inchiostro. È una strana moda a quanto pare. Ci chiama per raccontarci una scoperta sensazionale. Le onde scaturitesi sulla superficie dell’acqua dal luogo di inabissamento della pallina non sono semplici onde d’acqua, hanno un significato più profondo: la loro ampiezza indica la probabilità di trovare la pallina in un punto se infiliamo proprio lì la mano in acqua.“Se immergi la mano in corrispondenza di una cresta dell’onda vedrai che è molto più probabile trovare la pallina, rispetto a pescare in un altro punto”, ci dice. Nonostante la teoria suoni bizzarra e poco plausibile, decidiamo di testarla. Dopo molte, molte, molte, molte, molte immersioni di mano, l’implausibile idea del nostro amico sembra in effetti spiegare la realtà. La probabilità di trovare la pallina in ogni punto è in perfetta corrispondenza con l’ampiezza dell’onda. Ma questo è nulla in confronto a quanto scopriamo effettuando l’esperimento. Ogni volta che la mano immersa trova ed afferra la palla, l’ondeggiare dell’acqua smette istantaneamente! La superficie torna tutta perfettamente piatta, eccetto in corrispondenza del nostro braccio immerso. L’amico fisico non sembra così sconvolto anzi. “Beh, è ovvio”,  dice, “quando la tua mano trova la pallina in un determinato punto, per esempio sopra al buco dello scarico, la probabilità che la pallina sia sopra il buco dello scarico diventa istantaneamente certezza, e la probabilità che la pallina sia in qualsiasi punto diverso da quello diventa istantaneamente zero. Quindi la superficie dell’acqua deve tornare piatta”, conclude spavaldo, come se non si rendesse conto che quanto affermato contraddice qualsivoglia intuizione e buonsenso. A livello di particelle elementari, ci dice la meccanica quantistica, non solo esistono onde di probabilità, non solo esse collassano improvvisamente non appena una particella elementare viene “afferrata” durante un esperimento come nel nostro assurdo esempio della vasca, ma dobbiamo anche dimenticarci del fondo della vasca e della pallina. Ci sono solo le onde di probabilità. Dobbiamo smettere di pensare il fotone, l’elettrone e le altre particelle elementari come palline che si muovono nello spazio, che possiamo seguire e delle quali possiamo prevedere il moto. Addio determinismo, addio fisica classica. I nostri oggetti e sistemi descrivibili in maniera deterministica che tanto ci sono cari sono solo l’approssimazione di un mondo microscopico dove non ci sono palline e particelle come siamo abituati a pensarle, ma — come vogliamo chiamarle, entità? cose? stati? — cose di cui possiamo descrivere solo la probabilità di essere in una determinata posizione, o di avere una determinata proprietà, come ad esempio la velocità.

E questa probabilità evolve nel tempo seguendo un’equazione (l’equazione di Schrodinger) molto simile all’equazione che descrive il moto di un’onda che scaturisce da una pallina che cade in acqua. Queste cose, queste entità, le vediamo solo quando si manifestano in uno dei nostri strumenti di misura (come l’occhio per i fotoni). Solo cioè quando interagiscono con qualcos'altro. Un pensiero consolante è che l’intrinseca aleatorietà della meccanica quantistica sia solo una conseguenza del fatto che i nostri strumenti, sia quelli di misura che quelli matematici, sono limitati. A livello fondamentale il mondo è in realtà deterministico, ma non abbiamo strumenti abbastanza potenti per accedervi. La pallina lanciata nella vasca con acqua e inchiostro segue una traiettoria precisa, deterministica. Sono i nostri occhi che non sono in grado di vedere attraverso il liquido opaco, e quindi la descrizione con le onde di probabilità con tutte le sue stranezze è solo un’approssimazione dovuta alla nostra ignoranza. Consolatorio, non c’è che dire: peccato non sia così! O meglio, molti fisici dai primi del ‘900 ad oggi hanno provato a reinterpretare la meccanica quantistica come approssimazione di una teoria deterministica più fondamentale, ma il costo è sempre quello di non passare alcune prove sperimentali che la meccanica quantistica supera a pieni voti, o di dover introdurre idee ancora più difficili da accettare come ad esempio infiniti universi paralleli. Forse dovremo rassegnarci ad accettare che il mondo microscopico sia molto più strano di quello che vorremmo, che i costituenti elementari della materia siano aleatori e non-deterministici.

mercoledì 25 novembre 2020

MARIO NARDULLI 1888

 

Oggi 25 novembre è l'anniversario della nascita di Mario Nardulli 25 novembre 1888: è di rigore la foto in cui v'è anche l'altro Mario Nardulli. Come si spiega questo immortale legame tra due persone? Mi viene di pensare alla limitatezza culturale e interpretativa di certe squallide persone, gentina miserella, che ebbe l'ardire di intervenire su questo mio legame fondamentale, magari prendendo a brodino col dado, a Bignamuccio di raccatto, proprio le idee di un grande, bhe! canonicamente il buon Sigmund Freud che tra l'altro non era scevro di abbagli e sbagli (il piccolo Hans", con quello scambio del padre e madre, pure l'Uomo dei lupi, e il suo elaboratissimo sogno e poi quella scempiaggine dell'Edipo e del Super Io.) Ma guarda senza andare a scomodare il massimo, ci si poteva documentare con un pensatore molto meno profondo: l'Erich Fromm di L'arte di amare, Avere o essere, Anatomia della distruttività, ed allora si sarebbe scoperto che l'asse paterno non può condizionare una affezione così dirompente e continuativa, proprio per quell'essere invece la "Legge del padre" condizionata e quindi al massimo innescare reazioni sociali, di memoria e speranza (le vele all'orizzonte di Telemaco) o comportamenti di reazione (l'arco e la strage dei Proci). Bisogna invece riferirsi a qualcosa di incondizionato, di ancestralmente profondo, quale l'apparire della vita stessa e il meccanismo scelto dalla natura biologica per replicarla, ovvero "coazione a ripetere" e teoria del pescetto primordiale di Sandor Ferenczi, ma anche, quella tutta mia, della ostrichetta primordiale e avremo entrambi gli assi di una retorica linguistica e quindi come codice di biologica/umana,ovvero metafora e metonimia, condensazione e spostamento, anzi trascinamento di significanti. Entrambi le foto con la figura di Mario Nardulli sono elaborazioni a colori che da sempre hanno fatto parte della mia percezione intessendone lo svolgimento con qualcosa che somiglia molto ad una identificazione proiettiva fondata su di un grande, grandissimo affetto, che niente e nessuno ha mai potuto appannare. La terza e quarta foto sono invece il vissuto che si pone oltre la vita quasi ad inverazione di quel narcisismo infinitesimale che contempla anche la morte come riverbero di attrazione sottesa al desiderio

martedì 24 novembre 2020

COME DON CHISCIOTTE

 

Mi rifaccio ad uno scritto dell’amica Enrica Perrucchetti nel Forum “ComeDonChisciotte.org”  per evidenziare uno Status che oramai si sta facendo generale in questo drammatico 2020.  Il riferimento a Don Chisciotte di Cervantes è quanto mai  informante. Mi pare fosse Erich Fromm che sosteneva che tale opera  potesse intendersi come un vero e proprio trattato di psicoanalisi o meglio un prontuario di psicoterapia, con tanto di sedute, spesso e volentieri arditissime (la famosa carica contro i mulini a vento, ma anche la continua seduzione impossibile di Dulcinea ) e soluzione finale di rientro di senno  Settant’anni fa   lo scrittore Aldous Huxley scriveva a George Orwell (ideali compagnucci di merenda  nell’ambito della narrativa di fanta politica a carattere ditopico ) che nel prossimo futuro il potere avrebbe presto attuato quello che oggi tendiamo a etichettare “Great Reset”, ovvero  “inducendo le persone ad amare il loro stato di schiavitù”. Huxley si mostrava convinto che i governanti avrebbero assunto la forma della dittatura sanitaria,  un’ipotesi che il romanziere inglese avrebbe confermato nel 1958 in un aggiornamento del suo romanzo del 1932 Il Mondo Nuovo, ovvero  Ritorno al mondo nuovo, dove in un mondo globale pacificato, in cui una droga di Stato il somacontrolla lo stato d’animo dei cittadini, non c’è posto per le emozioni, per l’amore, per l’odio o per il dissenso. Non c’è spazio per l’intuizione, l’arte, la poesia, la famiglia. Le persone sono arrivate ad amare le proprie catene perché  sono state manipolate prima ancora della nascita tramite l’eugenetica e da adulte sono totalmente spersonalizzate e manipolate nel profondo. In tale modo non è possibile alcuna forma di ribellione e il potere ha raggiunto il proprio scopo: fare in modo che i cittadini non diano fastidio ed eseguano pedissequamente ogni disposizione. Di fatto, per creare una società apparentemente perfetta e pacificata si devono controllare se non addirittura annientare, cancellare le emozioni, rendendo i cittadini degli zombie. Tale scopo è anche raggiunto  grazie alla creazione di una sorta di “terrore sanitario”che di fatto si configura come un grimaldello per scardinare le libertà individuali e stringere le maglie del controllo sociale. Il fine è quello  di portare ad una dittatura sanitaria, fondata sulla paura della stragrande maggioranza della popolazione e servendosi di appositi sgherri esecutori che la mentalità buonista e ipocrita del sinistrismo configura come volenterosi carnefici di quella Libertà che è il peggior nemico di tutta questa distopia  e quindi mettere in atto una patologizzazione del  dissenso per poter intervenire in maniera coatta e creare un pericoloso precedente: trattare e ospedalizzare i dissidenti. Nella società del politicamente corretto e del buonismo imperante con la ipocrita scusa del “lo stiamo facendo per te” coloro che non si allineano al pensiero unico vengono quindi denigrati, perseguitati e marchiati con etichette diverse e tuttavia sempre pseudo infamanti (negazionista, complottista, no vax, no maxk , etc), per incasellare appunto il dissenso e patologizzarlo con una opera capillare di discredito e seguita da un sollecito  tentativo di curare i dissidenti per riportarli  nel giusto binario della obbedienza e solo in tale accezione   riaccoglierli  nella società. Sembrano postille di due scrittori alla  loro sfrenata fantasia, che ha appunto prodotto delle opere di impressionante preveggenza,  ma che  qui e ora,  in tutta la massa della civiltà occidentale, quella di cui eravamo tanto fieri, con i suoi Omero, Eraclito, Saffo, Virgilio, Orazio, Dante, Leonardo, Michelangelo, Mozart, Kant, Freud, solo per citare alcuni campioni, nell’ultimo anno questo fatidico epocale 2020, abbiamo assistito a inquietanti esplicazioni di tali “fantasie.   Ultimo esempio in ordine di tempo di patologizzazione del dissenso sono state le dichiarazioni di Umberto Galimberti, un patetico diffusore di idee altrui (Heidegger, Jasper, Jung, etc.)  che, ospite della trasmissione Atlantide su La7,  ha equiparato i negazionisti del Covid ai pazzi: “I negazionisti hanno paura della paura” ha detto prendendo sconsideratamente a prestito una frase di Franklin Delano Roosveelt che pare avesse pronunciato anche Giulio Cesare “La paura più grande è quella di aver paura della paura”. Equiparando tale paura di aver paura all’angoscia, da classico ronzino della psicoterapia, il nostro pseudo filosofo ha provato a fare una associazione che risente del suo vero ispiratore, il solito mercimonio di idee, per stabilire che i negazionisti provano angoscia, in quanto vanno perdendo punti di riferimento. E arrivano a essere dei deliranti ergo il negazionismo altro non sarebbe che una forma di contenimento dell’angoscia. Parole allucinanti che presuppongono un pensiero unico allucinante e prevaricatorio, ed il bello è che  la sua esternazione non è isolata: negli ultimi mesi si sta cercando di indurre l’opinione pubblica a sostenere l’equiparazione tra negazionisti (ma anche complottisti e NO vax) ai pazzi, che andrebbero quindi sottoposti a cure psichiatriche per poter essere riaccettati in seno alla società. Il problema di fondo è che sotto l’etichetta denigratoria di “negazionista” ma anche “complottista” rientra chiunque critichi la versione ufficiale della narrativa mainstream o si permetta di dissentire dai provvedimenti governativi basati sul biopotere Ci troviamo di fronte a un atteggiamento paternalistico, autoritario e scientista del potere che mira a ottenere cieca obbedienza da parte dei cittadini e nel caso che questi si rifiutino di sottomettersi in modo acritico, di poter correggere il comportamento e il pensiero di costoro attraverso la psichiatria o la tecnologia. Il totalitarismo dei buoni sentimenti (l’ipocrita falsissimo buonismo) ) ha i suoi cani da guardia pronti a riportare all’ovile chiunque dissenta od osi manifestare pubblicamente dei dubbi.(abbiamo già fatto cenno dei volenterosi carnefici della mentalità di sinistra che si è fatta serva del peggior  iperconsumismo e che  trova anche nel comunismo di stampo cinese una inverazione metodologica e ideale di tale distopia)   Oggi questo aggiornamento dei volenterosi carnefici di Hitler, sembra pronto a elaborare nuovi strumenti degni di una psicodittatura; si vuole neutralizzare la coscienza critica e censurare qualunque forma di dissidenza, chi dissente va censurato, deve arrivare a vergognarsi non solo di quello che ha detto, ma di quello che ha “osato” pensare. Potrà pertanto essere riaccettato nella comunità solo a patto di umiliarsi, di chiedere pubblicamente perdono, di sottoporsi a cure psichiatriche per guarire da una malattia che il totalitarismo progressista spera di curare: pensare in modo libero e critico. Grosso modo è questo il pensiero dell’amica Enrica Perrucchetti che mi trova del tutto d’accordo e che con qualche piccola variazione riporto nel mio blog “PreservativoImperfetto.Blogspot.com” per tenere sempre a mente qual è il mio pensiero in tal senso

lunedì 23 novembre 2020

SULLE EGGREGORE

 

Una eggregora è un soggetto energetico-informazionale, una forma-pensiero creato dagli uomini e collegato ad alcuni stati, idee, desideri, aspirazioni umane, essa si riferisce a un'entità incorporea emanata da una o più persone in grado di influenzare i loro stessi pensieri e attitudini; se creata attraverso particolari metodi di meditazione collettiva è appunto denominata eggregora (dal greco antico ἐγρήγορος, il cui significato originario, «guardiano», sembra essersi confuso con quello di «gregario»,

Un’eggregora è un qualcosa di specificamente e unicamente umana, in tale contesto le tradizioni, le usanze, i riti, le festività, i miracoli ed altre cose simili sarebbero anch'esse eggregore: più sono dettagliate e più sono osservate, maggiore è la loro influenza sulle persone, che assume un aspetto quasi magico. Ammalandosi, l’uomo si allaccia all’eggregora di una certa malattia. Partono gli scambi tra lui e questa formazione. L’uomo alimenta questo parassita ondulatorio con i suoi pensieri, con le emozioni e sofferenze, mentre l’eggregora alimenta la stessa malattia nell’uomo. I momenti negativi nell’attività delle eggregore si manifestano quando queste iniziano ad appianare le individualità umane facendole corrispondere a certe idee; allora anche l’uomo inizia ad essere l’esecutore delle volontà delle eggregore. Esistono delle eggregore naturali: del paese, della città, della famiglia. Andando a vivere in un altro paese l'uomo perde gradualmente il legame con un certo tipo di eggregore e ne acquisisce altre. Oggi le eggregore dei soldi, dei partiti, dei paesi e delle religioni hanno raggiunto delle dimensioni notevoli, forniscono ai loro adepti le informazioni/idee, ma li controllano anche, come si sta verificando in questo 2020 dove un eggregora di forte impatto di paura, utilizzando uno dei meccanismi di maggiore impatto negativo, quello della salute e malattia, è riuscita ad innescare un terrorismo mediatico impostato sul fattore sanitario. Ne risulta che la gente viene spinta in una specie di tunnel ove e' costretta a uniformarsi a delle azioni che vogliono il suo totale asservimento ai dettami di una classe dominante. Anche la coscienza umana è una struttura energetico-informazionale che vibra con una determinata frequenza. Questa frequenza è individuale e la può influenzare soltanto un oggetto con una frequenza simile ("il simile attira il simile").
Secondo René Guénon, l'Eggregora può effettivamente essere creata intenzionalmente, con lo scopo di dirigere determinate energie psichiche, scaturite durante particolari ed arcane operazioni rituali, ma egli considerava questi aspetti come assolutamente secondari rispetto allo scopo principale delle organizzazioni religiose, spirituali, e soprattutto iniziatiche, che mirano a conferire delle qualità superiori di ordine autenticamente sopraindividuale, trascendenti il livello meramente psichico e corporeo
Secondo la fisica quantistica la migliore definizione di energia è «il potenziale di fare qualcosa». Questo potenziale si misura appunto come movimento fra la possibilità e l’attualità lungo uno spettro di probabilità chiamato talvolta funzione d’onda o curva di distribuzione delle probabilità.  Una parte di questo flusso emergente di energia ha una valenza simbolica, ossia un significato che va oltre il pattern di energia in se stesso. Dal campo delle scienze cognitive questo significato simbolico può essere definito «informazione.  L’eggregora è come una formazione di campo e rappresenta un solitone (un “pacchetto” ondulatorio), o un risonatore. Prendiamo un collettivo di lavoro: basta che soltanto il 4% dei colleghi sostenga intensamente un’idea: la loro coscienza collettiva inizierà a funzionare in qualità di risonatore, influenzando gli altri. L’energia contiene informazioni e le informazioni sono trasportate lungo onde di energia. Alcuni scienziati, come David Bohm, ritengono che l’universo sia composto essenzialmente di informazioni e che gli schemi energetici emergano da questa base della realtà fatta di informazioni.  Questa Informazione Significante in azione, potremmo anche  definirla Anima dell’insieme dei mondi, della quale le anime individuali sono frattali inducenti eventi, è Informazione Significante Energeticamente Morfogenetica.  Ipotizziamo una teoria neurologica : In tutto il cervello vi sarebbe un gruppo di sinapsi, separate tra loro da uno spazio vuoto chiamato spazio sinaptico. Ogni volta che si presenta  un pensiero, una sinapsi emette  una sostanza chimica attraverso una fessura ad un’altra sinapsi, creando così un ponte che un segnale elettrico può attraversare, portando con la sua carica le informazioni rilevanti a cui stai pensando in quel momento. Ogni volta che questa carica elettrica viene attivata le sinapsi crescono più vicine al fine di diminuire la distanza che la carica elettrica deve attraversare. Il cervello ricicla i propri circuiti, cambia fisicamente se stesso, per rendere più facile e probabile che le sinapsi condividano i legami chimici e quindi si associno per rendere più semplice l’innescamento dei pensieri. Conseguentemente, quando si ha un pensiero la prima volta, in seguito sarà più semplice averlo nuovamente anche altre volte. Vale per i pensieri positivi e vale anche per quelli negativi. Il circolo vizioso riguarda la neoplasticità, ossia il fatto che i neuroni si attivano insieme e si collegano insieme. Quando un circuito si attiva in modo ripetuto può diventare uno schema predefinito: la risposta che, con maggiore probabilità, verrà innescata Avere pensieri negativi contribuisce ad innescare pensieri ancora più negativi e porterà pian piano ad avere una personalità negativa. Frequentare persone negative produce lo stesso effetto dell’avere spesso pensieri negativi. Quando vediamo qualcuno esprimere un’emozione (che si tratti di rabbia, tristezza, felicità, ecc.)  il nostro cervello automaticamente prova ad immedesimarsi e immaginare l’emozione che quella data persona sta esternando. E lo fa tentando di emettere le stesse sinapsi in modo da potersi relazionare direttamente con l’emozione che si sta osservando. Questa è fondamentalmente l’empatia”. La lezione da imparare è che se vogliamo rafforzare la nostra positività ed indebolire il pessimismo, è opportuno “circondarsi di persone felici che facciano rigenerare le sinapsi del cervello verso sentimenti positivi come il coraggio, la lealtà,  l’amore. Quando il cervello accende sinapsi di rabbia, si  sta indebolendo anche il sistema immunitario”. Il colpevole è il cortisolo, l’ormone dello stress. Quando si pensa in modo negativo lo si rilascia in grandi quantità provocando interferenze con l’apprendimento e la memoria, una risposta immunitaria più bassa e una minor densità ossea, un aumento della pressione sanguigna, del peso corporeo, del colesterolo, della possibilità di contrarre malattie cardiache… e la lista continua. Nutrire il cervello con pensieri negativi equivale a rinforzare le stesse reti neurali che hanno provocato il disagio iniziale, innescando un circolo vizioso da cui poi è difficilissimo uscire. Al contrario è proprio lo sforzo di superare un momento di crisi che crea nuove prospettive e nuove reti neurali, ovvero quelle persone che scelgono consapevolmente di trasformare le cosiddette crisi in opportunità sono di fatto i benefattori della neuroplasticità del  cervello, veri e propri architetti di reti neurali positive.






domenica 22 novembre 2020

MISCELLANEA FAMILIARE

 



Certo! altri antenati ci sono, ma sono sempre molto sfumati come pregnanza, ecco due foto che li riassumono : la prima dove dopo Mario e Lucio piccolo c'è Rita Siena, mia zia che era una persona squisita e divertentissima per le sue argute espressioni napoletane e quindi dopo Lucia, zia Anna altra sorella che era un tipetto pepatissimo, ma che aveva la sua classe nel suo ruolo di una delle prime signore di Palermo, in quanto moglie del potentissimo Bino Napoli, onorevole, assessore della Regione Sicilia nonchè Principe del foro, ritratto sdraiato sul colossale terrazzo della sua meravigliosa casa in via Dante (dove io oltre che nel terrazzo anche nei corridoi ci andavo in bicicletta) e quindi una foto dei primi anni del secolo molto antecedente alla Grande Guerra, Mario Nardulli sta nel centro della famiglia d'origine con alla sua destra il fratello minore Ugo (1890) , alla sinistra il padre Nicola Nardulli (1850) avvocato commendatore dell'Ordine dei SS.Maurizio e Lazzaro , Direttore Generale del Ministero del Lavoro, quindi il fratello maggiore Giovanni (zio Nino 1887) ufficiale di marina, qui però in borghese, che ebbe la nave che comandava affondata nel 1916 e fu ritrovato dopo 4 giorni su di un relitto, se ne ebbe la croce di Cavaliere dell'Ordine di Savoia, ma da quell'esperienza non si riprese più, lasciò la marina dopo la guerra col grado di Capitano di corvetta ,finendo i suoi giorni in una casa di cura per malattie mentali, quindi sedute: mia zia Olga (1892) da me ben conosciuta, maestra fino agli ottanta anni (è morta a 90 nel 1982) donna spigolosa, severa e... udite udite, religiosissima, zitella, ma alla quale devo parecchie notizie su mio nonno (la sua fuga da casa a 17 anni per essere stato frustato nottetempo dal padre severissimo, con i fratelli che aiutarono il padre a legarlo e che difatti non furono mai intimi con lui, le sue vittorie nel nuoto sul Tevere, quando veniva in licenza nella guerra con un enorme cane che portava sempre con sè, etc.) e buona parte della fotografie che sistematicamente le rubavo (lei solo raramente me ne dava qualcuna. ecco per esempio questa riprodotta qui che in originale è su cartoncino formato 13x18, ricordo che me la infilai sotto il maglione), quindi la madre di mio nonno, Marianna Fanizza (1855) che ricordava il passaggio di Garibaldi nel suo paese, e mannaggia che non si sia fermato a dormire nella casa dei suoi, sennò magari anche io avrei un paio dei suoi pantaloni che sistematicamente dimenticava dove passava la notte (almeno così viene riportato nella stragrande maggioranza delle locande dei Paesi di tutti Italia , e chissà magari anche del Sud America) e infine la sorella maggiore Caterina (1885) professoressa di lettere incaricata della cattedra al liceo di Avezzano, che il padre l'aveva costretta a rifiutare una prima designazione a Como nelle vicinanze di dove lavorava il fratello Mario, in quanto troppo lontano da casa, e assieme alla zia Carlotta Fanizza sorella della madre che si era trasferita con lei ,e il fidanzato che subito dopo le feste di natale e epifania, era andato a farle visita, morirono tutti nello spaventoso terremoto del 15 gennaio 1915.

A proposito di quei raggruppamenti di immagini e video che ti vengono spesso riproposti qui su FB, la faccio io ora una individuazione degli "antenati" secondo il grado di rilevanza, affetto, stima, riferimento e memoria : dalla somma, inarrivabile pregnanza di mio nonno Mario Nardulli (25 novembre 1888), che ha non solo una raffigurazione più grande, ma anche doppia, quindi mio padre Lucio Nardulli (14 giugno 1929) anche lui con doppia immagine, ma più piccole, e sotto mia nonna Concetta Galante (25 dicembre 1905) e mia nonna Lucia (5 gennaio 1913)

Non ce ne sono molti altri di antenati, degni di essere menzionati, e tra l'altro non ho al momento foto a portata di mano: cito così forse l'unico del lato materno oltre ovviamente a mia nonna Concetta che occupa il terzo posto nel gradiente empatico di affetto e pregnanza, ovvero suo fratello più giovane Giuseppe (Jo (n. 1 gennaio 1914) , perchè dall'eta' di 18 anni si era trasferito a Parigi per studiare il padre, mio bisnonno Emanuele (di cui non ho alcuna foto) era emigrato in Tunisia a 19 anni come muratore ma era diventato il più grosso costruttore dell'intero Paese, ricchissimo, girava in Isotta Fraschini e aveva appunto mandato il figlio maschio più grande, (uno precedente, maggiore persino di mia nonna Concetta Giorlando (credo cl.1903) era stato ucciso da un operaio nel 1933 dopo un diverbio di lavoro ) a studiare a Parigi , ma questi invece di studiare all'università, si intascava i soldi e si era messo a frequentare la gran vita che certamente la Parigi di quegli anni offriva, decisamente più allettante delle aule della Ecolè des Beaux Arts . Zio Jo era quel che si dice un "fico immane" alto 1,84, magro, personale atletico che i vestiti a doppio petto e il cappello a falde larghe alla Borsalino esaltavano al parossismo, collezionava , e questo fino a tarda età, una miriade di donne (per la verità tutte vistosissime, truccate, con tratti molto marcati, diciamolo su...da zoccola!) la sigaretta Gitanes sempre in bocca, le cui volute di fumo si sarebbero diffuse anche nella mia infanzia, quando fu ospite da noi a Via Nicolò V per qualche mese nel '52: il fumo della Gitanes, l'intercalare di "bon, bon" quella figura maestosa, che sovrastava di tutta la testa mio padre e che come altezza avrebbe potuto essere pareggiato solo da nonno Mario (1,83) e poi un motivetto che canticchiava continuamente e che ancora oggi quando lo risento mi provoca delle emozioni fortissime, ineffabili ! che faceva "douce France cher Pays de mon enfance...




ANTENATI

 

Il termine "vecchio", non è che mi faccia impazzire, certo stante i tempi odierni, meglio di "giovane", ma insomma , non è che ci siamo! Meglio "antico" senza dubbio, però mi suona più riferito a oggetti, un mobile, un secretaire, ecco una "credenza",... biedermeier, Liberty, Secession, insomma Belle Epoque o giù di lì, con sotteso un pò di "demodè" che mi ispira assai più di "vintage" troppo da ripensamento consumistico di maniera. Lo sai che mi piace tanto? il termine ANTENATO ! si "antenato" che ha un significato letterale, che va un pò oltre la dizione corrente che lo affibbia generalmente a parenti e con pertinenza familiare: "ante -nato" significa nato prima e certo tale eventualità è stata sempre nelle corde più robuste della mia "desideranza"... dagli appena 6 mesi, nato il 19 gennaio 1948 ai 10 anni spaccati (1938) ai tre precedenti (1935 come Alain Delon, Elvis Presley, Giulio Brogi, Geerd Hamer) al sempre più indietro : il 1928 , e vai col secolo ideale l'Ottocento (XIX) ovvero Belle Epoque, Cafè Chantant, baffi all'Umberto, Donna Franca Florio e i ritratti di Boldini, Il Salone Margherita, i quadri degli Impressionisti, Toulouse Lutrec e le Moulin Rouge: per goderlo appieno non il 1898 ne' l'inversione della mia data di nascita (9-6-1948 - 6/9/1894) ma una nascita proprio nel clou, dall'appena un pò più indietro, ovvero dal familiare 1888 però ancora troppo recente, al, un pò meglio, 1880, l'anno di Funuculì Funiculà a Napoli, ai fantastici 1869 e 1860 , ma davvero il massimo al centenario (indietro ovviamente, sempre indietro) della mia nascita cioè 1848, che ha la colonna sonora del refrain della canzoncina dell'arrivo del Cavaliere per eccellenza l'Ancillotto" Una retorica del passato quindi con tanto di metafore e metonimie, condensazione e trascinamento, assi portanti di qualsiasi linguaggio e altre figure retoriche (non solo De Saussure, ma anche Lacan e Chomsky) quindi a proposito del termine "antenato" che ha innescato tutto questo "parlare al passato remoto e trapassato remoto". dopo il significante, dopo anche i ritornelli di colonna sonora "iamme iamme ià" "e tojete a' cammecella" "arriva l'Ancillotto succede un quarantotto e il "daghele avanti un passo" della Bella Gigogin, che però impallidisce a fronte delle note del "Bel Danubio blu" di Strauss, e della "marcia" per eccellenza che è quella "di Radetzsky"; non poteva mancare il riferimento letterario, che non a caso ha l'imprimatur proprio sul temine antenati, del più grande scrittore italiano e tra i più grandi del mondo: di chi sto parlando? bhe ! c'è bisogno di dirlo? LUI... ITALO CALVINO! ...e così, eccomi , di volta in volta, e proprio in relazione al multiforme "daffare" che ogni mattina mi si prospetta, con quel famoso brivido di entusiasmo , appena sceso dal letto, alle sei in punto, e messo piede sul pavimento : un Visconte dimezzato, un Barone rampante, un Cavaliere inesistente (59) , che vanno a riunirsi tutti insieme nel giusto intendere, con la dizione de "I NOSTRI ANTENATI"

IL CAPOVOLGIMENTO DEL FUTURO ANTERIORE

il Wall Street Journal ha riportato un rapporto del governo Usa dove si afferma che "GLI STATI UNITI STANNO CAPOVOLGENDO LA STORIA, ...